MESSINA. Hanno ospitato per decenni migliaia di vacanzieri italiani e stranieri che decidevano di trascorrere le vacanze estive in riva allo Stretto, attratti dal fascino di una costa tanto bella quando poco valorizzata, segnando al contempo le estati di intere generazioni di messinesi, che dai primi giorni di giugno facevano a gara per accaparrarsi le cabine e gli ombrelloni più ambiti.
Da Paradiso a Mortelle, passando per il borgo di Torre Faro, gli alberghi e gli stabilimenti balneari che per anni sono stati il simbolo del turismo e dell’imprenditoria messinese sono adesso solo degli scheletri fatiscenti, inaccessibili da tempo oppure devastati dai vandali e dal degrado.
Un destino, quello degli storici alberghi cittadini della riviera, ma anche dei lidi, che testimonia la fine di un’epoca e al contempo la nascita di un nuovo tipo di turismo, caratterizzato dal boom delle vacanze low cost e dei tantissimi bed&breakfast spuntati come funghi in tutta la città (ben 49), che grazie una formula più immediata ed economica, e ai minori costi di gestione, hanno soppiantato senza colpo ferire le grandi strutture alberghiere (adesso 22 in tutto il comune), come si evince dall’aumento del 60% dei posti letto destinati ai turisti e dall’incasso della tassa di soggiorno, pari a 255mila euro.
Ciò nonostante, c’è ancora chi è intenzionato a investire sui vecchi “colossi” del turismo, cercando di riportare a nuova vita alcuni degli emblemi vacanzieri in riva allo Stretto.
Lido “Aragosta”
Concepita secondo una struttura ad “aragosta”, come il patio che copre l’ingresso del grande lido composto da oltre cento cabine, l’ex impianto balneare (per anni accorpato all’hotel “Giardino delle Palme”) è stato progettato dall’architetto Filippo Rovigo, affiancato per i calcoli da Domenico Cannata, con una serie di vele quasi sovrapposte, di grandezza decrescente, rette da pilastri a forcella. Alla base della scelta architettonica, anche “lo spirito di competizione” con il vicino Lido del Tirreno, caratterizzato da un serbatoio idrico che ricorda per certi versi una coppa di champagne.
Realizzato tra il 1955 ed il 1958, e chiuso definitivamente nel 2015, dopo alterne fortune, il lido è da anni in stato di abbandono, con porte divelte o mancanti e sedie e residui di ombrelloni disseminati sull’arenile e all’interno delle cabine.
Grand Hotel Lido (ex Hotel Giardino delle Palme)
L’Hotel “Giardino delle Palme”, con il suo lido e le sue piscine (una per i bambini e una costeggiata anche da mini appartamenti a bordo vasca), è stato acquistato di recente dalla società Eluele srl, il cui amministratore unico è la reggina Monica Maria Margherita Fedele, classe 1970, che per un milione e mezzo si è aggiudicata a novembre 2017 la storica struttura balneare di Mortelle, costituita da beni immobili e mobili – compreso un locale adibito a bar-gelateria, lo stesso lido “Aragosta” e una porzione di terreno di 450 metri quadri.
La struttura balneare è stata oggetto di un’ampia inchiesta giudiziaria del 2016, denominata “Totem”, in cui si indagò sull’infiltrazione dei clan di Giostra nella gestione del lido durante il 2014. La procedura giudiziaria era stata bandita il 27 ottobre del 2017 da Laura Bellia, commissario liquidatore della “Garibaldi società cooperativa di navigazione a.r.l.”, che il complesso lo aveva acquistato a marzo del 1999 e che oggi è in liquidazione coatta amministrativa.
Al milione e mezzo speso per l’acquisto, per la Eluele si aggiungono i 750mila euro di costi di manutenzione straordinaria necessari per riportare in buone condizioni il complesso, che adesso, come si evince dal video, si trova in condizioni di totale degrado, sia all’esterno che soprattutto all’interno, fra muri imbrattati, detriti e cataste di mobili e immondizia che invadono per interno gli spazi dell’albergo, dalla terrazza all’ampia e suggestiva sala ristorante.
Motel “Faro”
Ha chiuso invece i battenti nel 2013 il “Motel Faro” di via Circuito: un ostello incastrato fra i laghi e lo Stretto che si estende su un terreno di circa 4300 mq e si sviluppa su due elevazioni fuori terra. Un tempo affiancato da un frequentatissimo camping, negli ultimi anni di vita prima del fermo definitivo, è sopravvissuto come hotel a ore e sala ristorante. Fra le particolarità della struttura, oltre alla magnifica posizione geografica, anche la caratteristica planimetria, con le camere disposte in modo tale da garantire la vista mare in qualsiasi punto dell’hotel, e la presenza all’interno di bagni comuni. A voler riportare la struttura ai vecchi fasti è il costruttore Vincenzo Vinciullo, che sarebbe in procinto di acquistare il motel per creare una nuova realtà alberghiera o per riconvertirlo, forse, come nel caso dell’ex ristorante “La Macina”, in complesso residenziale.
Hotel “Paradise”
Chiusa circa 4 anni fa, la struttura alberghiera nell’omonimo borgo della litoranea si caratterizza come il precedente per la particolare conformazione dell’edificio, con le stanze che si susseguono “a gradini” per garantire l’affaccio sul mare da qualsiasi punto. Posizionato nel mezzo della movida estiva, a 10 metri di distanza dall’arenile, potrebbe presto tornare ai vecchi fasti grazie all’interessamento del gruppo Franza, già proprietari dell’hotel Royal e dell’hotel Liberty sulla via I settembre, divenuto per brevissimo tempo una casa di riposo e poi destinato all’accoglienza dei migranti minori non accompagnati.
Un lido mai ultimato
Fra tanti ex alberghi e strutture balneari dal glorioso passato, sull’ampio lungomare messinese, c’è posto anche per un lido che invece non è mai stato ultimato e che da circa vent’anni aspetta qualcuno che ne riscatti la sorte. Raggiungibile soltanto via spiaggia, si tratta di una struttura fatiscente a pochi metri dalla trattoria “Del lago” realizzata alla fine degli anni Ottanta ma mai messa in funzione. Porte, cavi e tutto quanto era servito per metterlo in funzione non esistono più. Quel che resta è soltanto la tipica conformazione di un lido, con le cabine poste a ferro di cavallo davanti a uno dei tratti di costa in assoluto più belli (e irraggiungibili, o quasi) di tutto lo Stretto.
E se il volto della litoranea nord è segnato da numerosi edifici abbandonati, meglio non va alle strutture alberghiere del centro cittadino, come ad esempio l’hotel Excelsior di via Maddalena, chiuso da decenni, il Cairoli, che si affacciava sull’omonima piazza, e il Jolly hotel di via Garibaldi, che dal 2014 è in procinto di divenire un condominio e che adesso ospita al pian terreno un ristorante giapponese.
Viene da piangere a vedere come è stata ridotta la nostra città.