MESSINA.  Gli atti dell’ex Commissario straordinario del Teatro di Messina e del Sovrintendente? Sono da sanare. Diversamente, il Collegio dei Revisori dei Conti dell’Ente autonomo regionale ritirerà il parere favorevole al Bilancio di previsione 2017/2019 rilasciato lo scorso 2 ottobre. Questo, insieme a una serie di rilievi e raccomandazioni, è uno dei nodi del verbale 14 del 2017 dell’Organo presieduto da Giuseppe Cacciola, chiamato a dare un parere sulla delibera del Consiglio di amministrazione per il ripianamento triennale del disavanzo determinato al 31 dicembre 2016 e, appunto, sul bilancio di previsione.

O COSÌ O POMÌ. Se per il primo punto non si sono incontrati problemi, sul bilancio il Collegio non lesina bacchettate, a cominciare dalla tempistica. Infatti, a fronte di una relazione chiesta all’organo contabile il 29 settembre dal Sovrintendente Egidio Bernava Morante, il bilancio è giunto sul tavolo dei Revisori il giorno stesso della loro riunione: “Si premette che il bilancio di previsione 2017/2019 è stato predisposto con rilevante ritardo rispetto alla data normalmente prevista. Infatti l’Ente, nel 2017, ha amministrato le entrate e le spese in regime di gestione provvisoria fino al 30 settembre 2017… Conseguentemente – si legge ne verbale  – viene presentato al Collegio in data odierna per l’espressione del relativo parere rappresentando il carattere d’urgenza in quanto oggi stesso scadono i termini per la presentazione del documento contabile all’Assessorato regionale al Turismo per la richiesta del Furs 2017 (Fondo unico regionale per lo Spettacolo)”. Da qui, l’affondo: “Tale modalità di procedere nella gestione dell’Ente è fortemente stigmatizzata dal Collegio dei Revisori poiché non mette in condizioni l’organo di controllo di potere effettuare le verifiche legislalmente previste. Peraltro rimane oscuro al Collegio il motivo del ritardo accumulato nella predisposizione del documento contabile previsionale, tra l’altro più volte sollecitato nella sua stesura”.

PROVVEDIMENTI SENZA FIRMA. Tralasciando il ritardo nell’invio, che ha messo l’organo di controllo con le spalle al muro, la vera grana riguarda la gestione commissariale di Salvatore Jervolino e quella del Sovrintentente in relazione a una serie di atti approvati fino al 27 aprile del 2017, ovvero fino alle dimissioni del presidente dell’Ente, Maurizio Puglisi. Il Collegio, infatti, sottolinea come proprio il presidente, ai sensi dello statuto del Teatro, sia l’unico organo “avente la rappresentanza legale”, “l’unico soggetto abilitato a sottoscrivere le deliberazioni adottate dal Consiglio di amministrazione per essere opposte ai terzi e per avere, quindi, rilevanza giuridica esterna”. Nonostante ciò. “tutte le delibere adottate in regime commissariale sono state assunte senza la sottoscrizione da parte del presidente”. Stesso discorso vale per i “provvedimenti di variazione di bilancio assunti dal Sovrintendente con determinazioni 6, 7 e 8/2017”, rispetto alle quali, “occorre evidenziare che l’organo competente ad assumere qualsiasi provvedimento che modifica il bilancio è individuato nel Cda e nel suo presidente”. In entrambi i casi, il Collegio dei revisori passa la palla al Consiglio di amministrazione, che dovrà decidere o meno “di prendere atto senza rilievi e/o criticità o ratificare le delibere” del Commissario e del Sovrintendente. Se non dovesse farlo (nel Cda, tra l’altro, siede lo stesso ex Commissario Jervolino), verrà meno il parere favorevole dei Revisori.

DICHIARAZIONE SULLA FIDUCIA. Il Cda, inoltre, dovrà dichiarare che la gestione provvisoria si è svolta secondo quanto previsto dall’Allegato 4/2 al decreto legislativo 118/2011, tenendo conto “dei rilievi e delle raccomandazioni formulate”. Cosa chiede l’allegato 2? Che l’operato, in gestione provvisoria, si limiti all’assolvimento delle obbligazioni già assunte o derivate da provvedimenti di legge e alle sole operazioni necessarie per evitare che siano arrecati danni patrimoniali certi e gravi per l’Ente”.

ALTRI RILIEVI. Esaminando la struttura del Bilancio, il Collegio punta il dito su un aspetto: “Si deve evidenziare che il centro di responsabilità non può coincidere con la figura del Sovrintendente poiché lo stesso è un organo dell’Ente e non la figura di vertice burocratico”. Inoltre, dall’esame viene fuori che il contributo regionale previsto in entrata è di 4.923.324 euro, a fronte di reali 3.797.000 (diventerà 2.904.000 nel 2018 e 3.684.000 nel 2019), che anche aggiungendo i fondi Furs del 2016 (non ancora erogati) resta al di sotto della previsione di entrata: 4.302.807. Per quanto riguarda i proventi, sono stimati incassi per 770.000 per il 2017 (820.000 per il 2018 e 2019), ma, sul punto, il Collegio sottolinea: “Si ritiene necessario che l’Ente provveda con immediatezza all’adozione di strumenti idonei che consentano di attivare una adeguata struttura e un connesso monitoraggio delle entrate con cadenza giornaliera”. Bacchettate anche per le somme derivanti da sponsorizzazioni, 110.000 per il 2017 (200 mila per 2018 e 2019): “Si deve rilevare che non risulta adeguatamente supportato dai documenti contabili”.

IL NODO DEL PERSONALE. Un ultimo passaggio si lega agli impiegati del “Vittorio Emanuele” (la pianta organica era uno dei mandati del commissario Jervolino): “Si deve ribadire ancora una volta che la situazione di diritto indicata negli allegati non corrisponde con la situazione economica di fatto in quanto non risulta ultimato il processo di equiparazione del personale a quello dell’amministrazione regionale”.

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