MESSINA. Come ampiamente prevedibile, l’ordinanza “coprifuoco” emanata ieri dal sindaco Cateno De luca contiene misure in contrasto col decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri firmato ieri sera dal premier Giuseppe Conte, e quindi è “affetta da inefficacia”. Lo ha stabilito il prefetto Maria Carmela Librizzi con una nota.
La prima risposta di De Luca, non proprio ficcantissima, è stata quella che la sua ordinanza è precedente al decreto, e quindi non poteva essere in contrasto col decreto non ancora emesso.
“Si è ritenuto di attuare il provvedimento per dare efficacia anche sanzionatoria al decreto, che secondo De Luca era “monco”, visto che invitava e non imponeva comportamenti da seguire.
In sostanza il decreto, secondo De Luca, non sarebbe abbastanza “duro”, visto che la sua ordinanza prevede un divieto di circolazione della popolazione, salvo i casi emergenziali (previsti dal decreto). “Il decreto invita, non ha valore di ordine”, ha specificato l’assessore Dafne Musolino. Cosa che non si riscontra nel decreto, che già il 9 marzo, quindi due giorni prima dell’ordinanza, all’articolo 1 parla espressamente di divieto.
“La mia ordinanza sindacale conta più del decreto sotto il profilo della precettività”, continua a sostenere De Luca.
“Il decreto di ieri ha incongruenze tra le finalità e i mezzi coi quali raggiungerle, e possiede evidenti illogicità”, continua ancora: la “acqua fresca” di cui parlava stamattina, in pratica.
Secondo l’interpretazione di Dafne Musolino, la specifica contenuta nel decreto sulle attività di ristorazione che potranno continuare ad esercitare significa che opereranno le grandi catene di ristorazione, e invece resteranno chiusi i piccoli bar e ristoranti. “Risulta iniquo e illogico”, spiega De Luca, “mera logica di tutela di forti poteri economici”, incalza.
In pratica, De Luca e Musolino contestano gli allegati al decreto che allargano le maglie (rispetto all’ordinanza) delle attività commerciali che possono continuare a operare. Quelli chiusi, secondo i due, “poco incidono” ai fini dell’assembramento di persone. “Non voglio intaccare le libertà fondamentali o mettere in difficoltà le attività commerciali, ma solo tentare di tutelare la salute in qualità di massima autorità locale in materia di sanità”, sottolinea.
In conclusione, la linea dell’amministrazione è chiara: tutto chiuso e tutti a casa, senza se e senza ma, come da costume.
Al Prefetto, De Luca, infine chiede una risposta “celere e esaustiva” per sapere se l’ordinanza (che è comunque inefficace, è già stato stabilito) la deve quindi ritirare o meno.
EVIDENTEMENTE NON HA CAPITO IL SUO RUOLO!