MESSINA. Madre, sessantenne e malata, e figlia, metà dei suoi anni, disoccupata. Senza più una casa, senza una prospettiva di averne una a breve termine, e schiacciate dalle maglie della burocrazia e della politica. E’ la storia di Giusy, costretta letteralmente a dormire all’addiaccio, e poi a piazzare una tenda al Comune per sollecitare l’intervento della politica. Che non solo non è arrivato, ma che si attende da mesi. Invano.

Da quando sono stata sfrattata, sono stata un po’ in spiaggia, un po’ alla Casa di Vincenzo, un po’ per strada, un po’ da amici, poi una notte due al don Orione, poi di nuovo a casa di un’amica, e infine un’altra notte alla Casa di Vincenzo, e adesso per fortuna alla Foscolo!“, racconta la ragazza, in un agghiacciante snocciolare situazioni al limite della dignità che solo per solidarietà e passaparola le hanno impedito di rimanere in strada, letteralmente, nei mesi più freddi dell’anno, con la madre, in condizioni di salute non ottimali al seguito.

Adesso Giusy è alla scuola Foscolo, una sistemazione che sarebbe dovuta essere provvisoria per una serie di famiglie in emergenza abitativa, e che nel tempo si è trasformata in definitiva: la scuola, tra l’altro, è inserita nei beni che il comune di Messina vorrebbe vendere. E quindi?

Quindi il comune, il 20 settembre 2019, aveva approvato e richiesto l’ammissione a finanziamento di un progetto, da finanziare con due milioni e 700mila euro di fondi Pon Metro, per contributi a sostegno dell’avvio di nuove locazioni per le 166 unità censite come a rischio di emergenza abitativa, ed i 206 in stato di sfratto per morosità incolpevole. Esattamente la tipologia di disastro sociale in cui si è trovata Giusy qualche tempo fa.  Il progetto si chiama “Spazia”, rientra tra i “Percorsi nuovi di accompagnamento all’abitare e risanamento urbano”, a valere sull’Asse 4 – ME3.1.1 del Pon, che impegna in totale nove milioni di euro.

Da allora non se ne è saputo più nulla. E non  è servito a nulla nemmeno il “tavolo di coordinamento cittadino permanente per il diritto all’abitare, all’accoglienza e alla residenzialità” convocato il 26 novembre dall’assessore ai Servizi sociali Alessandra Calafiore insieme alle associazioni di categoria e ai movimenti per la casa. In quell’occasione si era ipotizzato di coinvolgere le agenzie immobiliari per trovare alloggi in affitto per due anni: di proprietari di casa disposte ad affittarle, però, non se ne sono trovati, nonostante il Comune offrisse la formula 80:20 (80% dei costi d’ affitto a carico di Palazzo Zanca, 20% a carico delle famiglie residenti in emergenza abitativa). Nulla. E nulla, per Giusy e la madre, anche dal fronte dei fondi regionali per la morosità incolpevole.

La questione è diventata terreno di scontro politico: un post del consigliere Alessandro Russo, che segnalava la vergognosa situazione delle due donne, costrette ad accamparsi in maniera umiliante per poter dormire con un tetto sopra la testa, ha suscitato la risposta piuttosto personalistica dell’assessore Alessandra Calafiore, che ha raccontato sommariamente i fatti e ha puntato l’indice contro Russo e contro l’Unione inquilini, sostenendo che “c’è ancora chi non vuole vedere o non vuol sapere il percorso propedeutico che è stato fatto e sarà attuato”. Un percorso ad oggi non esattamente esemplare, stando ai fatti.

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