MESSINA. GIOSTRA (“a GIUSRA”): Area urbana ai piedi del colle ove sorge l’attuale Seminario Arcivescovile, si può individuare in buona parte nell’aera posta a destra percorrendo in salita il viale omonimo.
La Messina medievale a partire dal IX secolo, acquisì gli usi e i costumi del feudalesimo europeo. Prima i Normanni e poi gli Svevi operarono una radicale trasformazione delle strutture sociali e della proprietà in tutta l’isola. La struttura sociale araba venne totalmente rivoluzionata. Nacque un nuovo sistema sociale: la Gentes novae che prevedeva solo tre classi: Nobili, Clero e Popolo. Tra i nobili: duchi, conti, marchesi, baroni, si formavano i Cavalieri, che erano il braccio armato dei feudatari e costituivano la milizia con la quale ogni nobile contribuiva alla formazione dell’esercito del Re o del Papa.
Con i Cavalieri nacque il “mestiere delle armi” e si sviluppò l’epopea cavalleresca delle conquiste in terra santa e delle guerre contro gli infedeli saraceni che ovunque in Europa minacciavano la cristianità.
Un’epica che venne narrata attraverso molti sistemi di “propaganda”. Tra i più efficaci quello dei Tornei Cavallereschi: giochi dove si celebrava la guerra sotto forma di esercizio sportivo e di spettacolo.
I Tornei erano chiamati anche Giostre: feste delle armi. Una vera e propria rappresentazione della guerra e delle tecniche militari che presto diventò festa e fece breccia nelle tradizioni popolari radicandosi fortemente.
Anche Messina per secoli ebbe il suo campo per i Tornei Cavallereschi dove si organizzavano le Giostre. Una radura attraversata dalle acque di un fiume indicato nelle mappe storiche come “Fiumara di Santa Maria del Gesù “: l’attuale Torrente Giostra ora tombinato. La sua posizione era strategica. Sorgeva lungo la via che da Palermo, scollinando lo spartiacque dei Peloritani giungeva all’ingresso della città.
Ogni città aveva i suoi Tornei, le sue Giostra, che solitamente si tenevano durante le feste patronali e durante tutti i momenti celebrativi della vita comunitaria. Ancora oggi le Giostre restano vive nelle tradizioni di molte città italiane, marcandone l’identità. Basti pensare alla Giostra del Saracino di Arezzo, alla Giostra dell’Anello di Monterubbiano, alla Giostra del Monaco di Ferrara, a quella dell’Orso di Pistoia, alla Giostra della Quintana di Foligno.
Questi spettacoli avvenivano fuori dalle mura, in campo aperto dove poter lanciare i cavalli al galoppo. Dove poter organizzare ampi spalti per il popolo e tribune per la nobiltà. Erano l’equivalente degli attuali stadi di calcio.
Quella spianata dopo il terremoto del 1908 divenne la prima espansione convulsa, senza alcun tipo di programmazione, della nuova città. Fu indicata dall’ing. Borzì come area di riserva dove far espandere l’abitato, per adempiere alle condizioni del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici che gli contestò il sottodimensionamento del suo Piano di ricostruzione rispetto alle esigenze demografiche, imponendogli di prevedere altre aree da costruire.
Fu così che nacquero i quartieri ultra popolari di Fondo De Pasquale e Fondo Basile e a seguire tutti i più negletti assembramenti di case popolari (come mettere benzina sul fuoco). Aggregati urbani inadeguati che hanno condannato i superstiti del terremoto e le loro generazioni future ad un degrado perenne, prima fisico, poi civile ed in ultimo morale.
Il Quartiere di Giostra è la metafora di uno svantaggio socio-culturale, nel quale attecchisce ogni sorta di devianza.
Il Quartiere di Giostra è oggi sinonimo di quartiere malfamato alla stregua di Corviale a Roma, Scampia a Napoli, lo Zen a Palermo, Librino a Catania, con la differenza che questi sono il frutto delle speculazioni palazzinare del boom economico degli anni sessanta del secolo scorso mentre il quartiere messinese è figlio di una feroce asimmetria di trattamento sociale che viene da molto più lontano. Scellerate scelte urbanistiche e politiche che a partire dal 1908 si sono perpetuate fino ad oggi, trasformando un luogo destinato per secoli ai giochi e alla festa, e che oggi sarebbe potuto essere il luna park della città, nel suo opposto: un triste serbatoio di disperato consenso politico.
Giostra è un toponimo che ha subito uno svuotamento semantico e suona come un tragico eufemismo.
Contributo di Carmelo Celona.
Ancora oggi si. Svolgono gare di cavalli con calesse lungo tutto il viale che si presta bene x questo tipo di gare anche se vietate
E’ facile associare Giostra a qualcosa di negativo ma bisogna aggiungere che di recente si è ampliata con complessi residenziali e ville, svincoli autostradali e aree commerciali che stanno modificando struttura e natura del quartiere. Alcune aree, es. P.za Paino, sono state oggetto di recupero urbano e ville liberty sono in corso di restauro. Giostra non è solo quello che abbiamo in mente.