MESSINA. Undici km tra la Zir e piazza Castronovo, con frequenza da dieci minuti e cinquanta minuti di tempo di percorrenza. Così era stato pensato “Aladino”, il sistema di bus elettrici che avrebbe dovuto raddoppiare il percorso dell’attuale tram (ma dalle parallele superiori, quindi dalle via Garibaldi e Cesare Battisti), quando è stato presentato dalla vecchia amministrazione ad aprile dello scorso anno. Una soluzione che molto probabilmente non troverà spazio nello schema “a pettine” che il nuovo consiglio d’amministrazione dell’Atm ha dato alle linee del servizio di trasporto pubblico.
Da qualche giorno, infatti, dopo essere arrivati in città mesi fa, sei dei 13 bus elettrici che stanno coprendo due percorsi, quello che conduce al villaggio Urra e il tragitto del numero 1 dello shuttle. Ma si tratta soltanto di una prova, per cominciare a familiarizzare con un mezzo che ha 200 km di autonomia (ma può superare il 15% di pendenza in salita).
Per rispettare il percorso parallelo, ma traslato a monte al tracciato del tram, secondo l’iniziale progetto di inclusione dei bus elettrici rispetto al gommato e alla tranvia, servirebbero più autisti e una “rivisitazione” del sistema presente. Gli shuttle, infatti, coprono il percorso via mare verso nord e verso sud, mentre il tram serve la zona centrale. Secondo i piani di integrazione del trasporto elettrico bisognerebbe potenziare servizio di trasporto della circonvallazione, in modo tale da poter coprire le tre arterie principali cittadine. Una scelta, questa, completamente diversa rispetto all’iniziale progetto di “mobilità interzonale” secondo cui gli utenti avrebbero dovuto lasciare l’auto nel parcheggio Gazzi sud, a quello di Villa Dante a Zaera Sud o all’ex Gasometro, per seguire un percorso parallelo a quello del tram.
Ma il problema è di ordine economico e finanziario. L’Atm, infatti, dovrebbe ampliare l’organico a disposizione reclutato nuovo personale secondo le modalità stabilite di concerto con il Centro per l’impiego. Entro due settimane dovrebbe essere pronta una graduatoria di nuovi autisti che potrebbero essere integrati anche sulle altre sedici vetture elettriche presenti ancora nel deposito di via La Farina. «Ma attualmente le risorse vanno razionalizzate evitando che si possano creare degli squilibri rispetto ai villaggi e alla periferia. Non abbiamo scartato l’ipotesi del Piano Aladino ma si sta valutando l’opzione di una integrazione ad anello o di potenziamento di altre zone centrali», ha spiegato il presidente dell’Atm Pippo Campagna.
Ancora, dunque, si è allo stadio della conoscenza di un mezzo la cui resistenza lungo il percorso dipende anche dal tipo di traffico e dal numero di utenti: più minuti in fila e più passeggeri, maggior consumo e, quindi, minore durata del veicolo. Problema, questa, che la “mobilità dolce” di cui Aladino doveva farsi portatore aveva scartato adibendo innanzitutto la linea elettrica a potenziamento del tram e non come sostituzione di vetture vetuste e ormai inadatte a compiere lunghi tragitti.