MESSINA. “Un nuovo Pd che vada verso il sociale”. Con queste parole, Pietro Bartolo, il candidato del Partito Democratico alle europee di fine maggio, si congeda dalla platea di Santa Maria Alemanna, che per oltre quaranta minuti lo ha ascoltato, senza un sussurro, raccontare la sua esperienza di medico a Lampedusa per trent’anni.

“Ho visto con i miei occhi gente da ogni parte dell’Africa e dal Medio Oriente. Io nei numeri posso dimostrare che non esiste nessuna invasione, mi occupo di loro dal 1991 e ne ho visti 350mila in 28 anni, fate voi i conti”, spiega, prima di raccontare nei dettagli cosa si prova ad essere un medico “di frontiera”. “Quello che mi fa paura e di cui mi vergogno, e di cui dovrebbe vergognarsi l’Europa è quel record che mi appartiene: sono probabilmente il medico che ha fatto più ispezioni cadaveriche nel mondo. Nel 2013 davanti al porto di Lampedusa sono morte 168 persone, e molti erano bambini, quello che non dimenticherò mai più sono i loro vestitini colorati a festa. Succedono cose inimmaginabili nel “mare nostrum”, nel nostro mare che dovrebbe essere di vita e invece è diventato un cimitero per più di quarantamila persone“, spiega, con la voce che ogni tanto si incrina dalla commozione.

“Altra bugia sono “i porti chiusi” – continua –I porti sono apertissimi, anche se c’è stata una riduzione del 90% degli arrivi, ma noi sappiamo che fine fanno, rinchiusi in lager e campi di concentramento. Non è umano, l’Italia, la grande Italia non è quella che fa accordi con gli aguzzini. Jean Claude Juncker (presidente della Commissione europea , ndr) ha detto che l’Italia, la Sicilia e Lampedusa hanno fatto del bene all’umanità intera: non possiamo permettere che pochi distruggano questo, distruggono l’Europa. Noi Lampedusani abbiamo una malattia, è la solidarietà, e spero possa contaminare tutto il mondo: non abbiamo mai messo un muro o un filo spinato, il nostro porto non lo chiuderà mai nessuno

Li abbiamo colonizzati, depredati, derubati, costretti ad andare via, e quando arrivano da noi li cacciamo e chiudiamo i porti. Non è possibile che ciò possa avvenire. Questo lo abbiamo raccontato nel film “Fuoco a mare”, che ho fortemente voluto perchè si sappia cosa succede. Mi sono improvvisato scrittore, e ne ho un altro che vorrei pubblicare ma che mi è stato censurato. Tutti devono sapere di questa nuova mattanza, di questo nuovo olocausto. Abbiamo la responsabilità di accoglierli, per restituirgli almeno un po’ di quello che gli abbiamo tolto, così come ai nostri giovani dobbiamo assicurare un lavoro perchè non siano costretti a partire. Il reddito di cittadinanza potrebbe servire, ma è il lavoro che si deve creare”, prosegue, senza soluzione di continuità, prima di concludere con “Noi vogliamo un’Europa di tutti, non di pochi“.

A prendere la parola, giusto poche frasi per non togliere un attimo al candidato, sono stati il deputato regionale Franco De Domenico (“la nostra è candidatura per e non candidatura contro”), il segretario provinciale Paolo Starvaggi (“Non saranno delle elezioni normali, c’è in gioco la tenuta dell’Europa e del nostro paese, e il Pd è l’unica salvezza per l’Italia”), e il deputato nazionale Pietro Navarra (“Oggi si fronteggiano due schieramenti, uno della chiusura e uno dell’apertura: apertura nei confronti della scienza, del commercio, dell’accoglienza. Ho paura, ma spero che si possa vincere sull’egoismo e sull’odio”).

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