MESSINA. Ventisei milioni, pronti per essere spesi per l’acquisto di alloggi ai fini di risanamento, da due canali: il comune di Messina fa il punto della situazione, e riannoda i fili del discorso che era stato lasciato in sospeso per qualche mese.
Lo sbaraccamento riparte quindi dai tredici milioni di provenienza regionale, resti dell’ormai mitologica legge 10 del 1990, che destinava 500 miliardi di lire per lo sbaraccamento di Messina. Tredici milioni, spiega il vicesindaco Salvatore Mondello, “con decreto già firmato e in attesa del visto della ragioneria” che saranno presentati in consiglio comunale nelle prossime settimane dall’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone, faranno partire le operazioni di acquisto delle prime case che il comune, attraverso il primo bando ed un secondo in partenza cercherà di reperire sul mercato. “Servono almeno 2400 alloggi, non reperibili tutti sul mercato, quindi si sta pianificando una serie di progetti che non prevedono nuovo consumo di suolo”, puntualizza Mondello.
E gli altri tredici? Arrivano dal Pon metro, dalla “riprogrammazione assi 3 e 4, che prevedono 13 milioni di euro per acquisto di immobili destinati a edilizia residenziale pubblica”, spiega l’assessore all’Innovazione Carlotta Previti. Due i criteri imposti dall’agenzia di Coesione per l’acquisto delle case: requisiti e certificazioni da parte dei periti, poi non solo l’assegnazione dell’alloggio ai baraccati, un percorso di inclusione sociale obbligatorio per il beneficiario: in pratica chi ha le case va “accompagnato” con un programma di integrazione e avviamento al lavoro.
Un effetto “secondario” dei 13 milioni di provenienza Pon Metro è la possibilità di derogare alle graduatorie. “Ne abbiamo bisogno per determinate situazioni speciali”, spiega Mondello: come gli abitanti delle case D’Arrigo di via Don Blasco: parte di loro non avrebbe diritto all’assegnazione, perchè non rientra nel censimento del 2002 (quello che stabiliva la residenza in baracca al 1995 per avere diritto alla casa, ndr), ma sono case che dobbiamo buttare giù per permettere all’impresa di lavorare sulla strada, e per far sì che nessuno le occupi di nuovo, e i fondi della legge 10 non possono essere impegnati per chi è fuori dalle graduatorie.
Una stratificazione di leggi, norme, e decenni che sono passati, dalla quale non si esce vivi. “Puntiamo all’acquisto di 500 alloggi entro il 2019, pensiamo di arrivare a 700 case entro giugno e a mille entro il 2020“, spiega con ottimismo il presidente dell’agenzia per lo sbaraccamento Arisme, Marcello Scurria. “Il nuovo bando prevede non perizia ma autocertificazione, poi sarà il comune a mandare un suo tecnico con doppio controllo”, aggiunge, scendendo nel tecnico degli alloggi che il Comune certa sul mercato.
Sui tempi, più realistici rispetto a quelli fantascientifici dettati dal sindaco Cateno De Luca, tocca a Mondello spezzare una lancia. “I tempi erano dettati dalla necessità di innescare un processo, è stato un merito e non un demerito. Laddove apparentemente poteva sembrare che non stesse succedendo nulla, in realtà si lavorava sottotraccia“.