MESSINA. È uno dei argomenti più “caldi” delle ultime settimane, nonché un problema annoso che da tempo fa discutere la cittadinanza e l’opinione pubblica. A dire la sua sulla questione “raccolta differenziata” a Torre Faro, ma in generale in tutta la città, è l’ex consigliere della VI Circoscrizione Giuseppe Sanò, che da anni si batte per un corretta applicazione delle norme e per sensibilizzare la cittadinanza sul rispetto dell’ambiente.  Al centro della riflessione di Sanò, l’applicazione fino ad adesso (piuttosto fallimentare) e gli scenari futuri, per capire cosa potrebbe succedere con il piano dell’amministrazione che entro luglio mira al raggiungimento del 65% (quota stabilita per legge che Messina, ma in generale tutta la Sicilia è ancora ben lontana dal raggiungere), e che intende togliere completamente i cassonetti dalle strade.

Di seguito il suo intervento:

«Ho sempre contestato la gestione della raccolta differenziata porta a porta nei villaggi della VI circoscrizione, definendola fallimentare ed oggi 17 gennaio 2019 la situazione non è mutata.

In passato, mi sono ritrovato a proporre un modello di gestione più rigido, che contemplasse come estrema ratio anche la repressione delle cattive condotte. La grande falla del sistema è sempre stata la cattiva comunicazione, con l’aggravante del libero arbitrio. Per farla breve ognuno faceva un po’ come gli pareva e nessuno si opponeva.

Oggi, se da un lato mi trovo d’accordo con l’uso del pugno duro, dall’altro devo riscontrare che non è stato fatto assolutamente nulla per la formazione dei cittadini: le ultime riunioni informative con la distribuzione dei kit e la descrizione di tempi e modi di conferimento, risalgono a gennaio 2017, 2 anni fa.

La raccolta differenziata può essere vista come un obiettivo da raggiungere, come una percentuale da ottenere per rispettare quanto imposto dagli organi di governo, ma per molti, me compreso, vuol dire rispettare l’ambiente, significa equipararsi alle città civili e consegnare ai propri figli un mondo migliore. Non importa il motivo per cui si differenzi, l’importante è farlo.

Nel corso degli ultimi anni ho cercato di trasferire l’amore per l’ambiente mettendoci la faccia, girando imbarazzanti video tutorial, che mi riprendevano intento nell’atto della separazione dei rifiuti. Ho persino trascorso giorni di ferie con gli operatori ecologici per capire quali fossero le falle del sistema, ma soprattutto per sfatare i falsi miti sulla differenziata.

Il primo ostacolo al corretto funzionamento dell’attuale modello di raccolta porta a porta risiede nella parziale fornitura dei kit per la differenziata, sappiamo chi n’è in possesso ma non chi ha evitato in tutti i modi di ritirarlo. Ammesso che tutti i contribuenti delle zone designate per il porta a porta domestico abbiano il kit, come si verifica l’effettivo utilizzo?

Il secondo inghippo, non da meno, è impedire che ognuno possa conferire i propri rifiuti in un bidoncino appartenente ad un altro contribuente, come realmente accaduto anche al sottoscritto. Come si dimostra che il sacchetto non sia il proprio, ma del vicino “disordinato”?

Cos’è cambiato a distanza di 2 anni? Purtroppo nulla, i risultati sono sotto gli occhi di tutti, siamo rimasti fermi al palo e non mi riferisco alle percentuali da raggiungere, ma al cambio culturale che non è mai avvenuto.

Ci sono tanti cittadini che ancora credono in un futuro diverso e che continuano a sperare in una città più green, adottando tutti i comportamenti indispensabili allo scopo. Sono certo che molti, grazie alle azioni repressive cambieranno abitudini, e ben vengano se questo dovesse significare vivere in una città migliore, ma nel frattempo mi aspetto che l’Amministrazione faccia di tutto per accompagnare i cittadini in questo percorso virtuoso, a cui ormai non possiamo sottrarci più».

Giuseppe Sanò ha pubblicato la riflessione sul suo blog.
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