MESSINA. Aveva fatto capolino tra le originarie 42 delibere da approvare prima del piano di riequilibrio (poi ridotte a trenta), la sua esistenza era stata “ammessa” dal sindaco Cateno De Luca, adesso è stata formalizzata in una delibera di giunta: il comune di Messina avrà una nuova partecipata, e si occuperà di valorizzazione del patrimonio immobiliare comunale, sarà interamente pubblica e si troverebbe a gestire un patrimonio stimato tra i 600 milioni ed il miliardo di euro.

Perchè unas nuova partecipata? Perchè, si legge nella delibera, “il Comune di Messina è titolare di un ingente patrimonio immobiliare che versa in gran parte in stato di abbandono, viene utilizzato con modalità difformi alle reali potenzialità, e il suo utilizzo si è rivelato fallimentare ed antieconomico. Oggi gli atti non risulta essere presente un inventario dei beni patrimoniali sia nella sua quantità numerica che nella sua quantificazione economico contabile. Sono in corso di espletamento presso il competente dipartimento Demanio e patrimonio, le ordinarie attività di allineamento dei beni relativi al censimento, concluso il quale si ritiene necessario effettuare tutte le operazioni di valutazione studio al fine di predisporre le conseguenti azioni di valorizzazione immobiliare: dismissione, riqualificazione, locazione, concessione in uso gratuito”.

La nuova partecipata, ancora senza nome, sarà a capitale interamente pubblico: non avrà quindi le sembianze e le modalità del piano di fondo immobiliare denominato FPIC (fondo patrimonio immobiliare Colapesce):

Perchè la partecipata è legata al piano di riequilibrio, visto che la sua costituzione rientra nelle delibere da approvare propedeuticamente al “salvaMessina”? “La celere valorizzazione del patrimonio immobiliare consentirebbe al comune di Messina di poter disporre di ulteriori risorse straordinarie per sostenere le azioni del piano di riequilibrio finanziario pluriennale per come previsto nel progetto salva Messina”, recita ancora la delibera.

Il voto favorevole alla costituzione toccherà al consiglio comunale, che sembra però intenzionato a posticiparla a dopo il piano di riequilibrio. La partecipata andrebbe ad affiancare le due già create da De Luca (l’agenzia per il risanamento Arisme e la prossima “istituzione dei servizi sociali” Messina Social City), il cui programma in campagna elettorale andava in direzione esattamente contraria: liquidazione e internalizzazione dei servizi

 

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