MESSINA. Di certo non sarà “volante”, con molta probabilità non avrà sembianze e struttura da un filobus, con una certa sicurezza non correrà più interamente in carreggiata protetta: inizia a prendere forma il nuovo tram di Messina immaginato dall’amministrazione di Cateno De Luca, il cui piano di massima sarà svelato mercoledi, giorno in cui “ci sarà un sopralluogo con degli specialisti per la redazione del progetto”, come spiega il sindaco.
Cosa sarà il nuovo tram lo ha spiegato De Luca ieri sera, durante il primo dei tavoli tecnici per la definizione delle singole manovre da inserire nel piano di riequilibrio: “Dal confronto avuto al ministero dei Trasporti, il comune di Messina parteciperà ad un bando, in scadenza al 31 dicembre, con un monte finanziamenti di due miliardi”, ha spiegato il sindaco, ribadendo che “questo tram è una soluzione che non ci è mai piaciuta, e quindi vogliamo che se ne crei una alternativa e compatibile con lo sviluppo della città”. Quale? Se le specifiche tecniche sono ancora top secret, quello che è trapelato è che la nuova linea, il cui percorso non è stato ancora definito, non correrà più interamente su corsia protetta, per evitare la “cesura” che nell’opinione comune è responsabile di nuocere alle iniziative commerciali: quindi dovrebbero essere abbattute le barriere nel viale della Libertà zona Fiera, nella cortina del porto ed a Provinciale.
Il nuovo tram è solo la punta dell’Iceberg delle strategie in materia di trasporti da parte dell’amministrazione: tra giovedi e venerdi arriverà al tavolo la bozza di proposta di delibera per la messa in liquidazione, con un excursus che partirà dal 2002, anno a partire dal quale non si approvano i bilanci. Sembrava mancassero i dati finanziari del 2017 per poter completare la delibera, ma il presidente Pippo Campagna ha rassicurato tutti: “ci sono”. Come si allineano sedici bilanci? Con il bilancio unico di liquidazione: “L’Atm, allo stato in cui è, non si salva”, ha spiegato De Luca, ribadendo e motivando la necessità di costituire una nuova società.
Poi lo statuto della nuova società: azienda pubblica, si propende per una società per azioni in house providing. Da questo discenderà il nuovo contratto di servizio 2019/2021, che andrà reimpostato, ed il nuovo piano industriale che prevederà servizi aggiuntivi quali il trasporto scolastico ed il sistema ganasce che dovrebbe fungere da deterrente al parcheggio selvaggio. Quindi c’è la valorizzazione immobiliare dello stabile Atm, attualmente di proprietà del Comune, e la volontà di creare l’officina unica del “gruppo pubblico locale”, che servirebbe tutte le partecipate e il parco automezzi di Palazzo Zanca. Questo comporterebbe una mobilità tra partecipate.
Proprio sulla privatizzazione De Luca ci ha tenuto a precisare: “Non abbiamo mai posto il tema se non sul settore dei rifiuti, che faceva parte del nostro programma. Il consiglio comunale ha emendato la questione (con un emendamento per cui la maggioranza della società che si occupa di rifiuti deve essere pubblica, ndr), io ho dato il parere favorevole e lì si è chiusa la partita. L’Atm è e rimarrà interamente pubblica“.
Purtroppo non è così chiara la questione. L’emendamento al “Salva Messina” prevede “l’individuazione prevalentemente in partenariato
pubblico/privato, per la gestione settennale del servizio di raccolta e smaltimento dei
rifiuti solidi urbani”. In pratica non si definisce quali debbano essere i rapporti tra partner nel partenariato. Tutto resta nebuloso, contrattabile e ritrattabile.
Questo ammesso che il “Salva Messina” abbia un minimo di valore, non essendo esso una delibera ed essendo già stato modificato a piacimento dopo il passaggio in Aula.