00.02. “Il dado è tratto: speso che la città sia messa in condizione, un domani, di ringraziarci. Questo dipenderà dalla consequenzialità dei nostri atti e dei nostri comportamenti. Questa sera è stato dato un forte segnale in questo senso. Evviva Messina, evviva le istituzioni”.
Termina così l’eterna seduta di consiglio comunale. Tredici ore. cateno De Luca resta sindasco di Messina, il dissesto si allontana. Una prece per i cronisti
24.00. Danilo Lo Giudice, sindaco di Santa Teresa di Riva e successore di De Luca all’Ars, in questo momento piangerà lacrime di gioia.
23.58. “Domani manderemo la lettera di revoca delle dimissioni”, annuncia de Luca allo scoccare della mezzanotte. Viene quasi da pensare che abbia tirato per le lunghe il suo intervento proprio per poterlo dichiarare alla fine del giorno. Le sue dimissioni, aveva specificato l’assessorato regionale alle Autonomie locali, sarebbero diventate effettive dalla mezzanotte di giovedi 18 ottobre.
Contestualmente annuncia anche le dimissioni da deputato regionale: “Stasera mi avete dato un segnale in questa direzione”, dice.
23.53. Premio stoicità per gli assessori, costretti a stare seduti e in silenzio per undici ore, e che ormai, in stato di morte apparente, si muovono solo a causa di contrazioni miocloniche.
23.49. Non contento di avere vinto, De Luca vuole maramaldeggiare. “Vorrei sapere quanti consiglieri erano assenti”, domanda, sempre per quella “quota 22”, i voti al di sotto dei quali aveva promesso si sarebbe dimesso.
Conteggio surreale in aula.
23.40. “Non dobbiamo neppure ipotizzarlo”, dice De Luca sul dissesto, che dopo la votazione di oggi pare molto più lontano. “Non è il documento del sindaco De Luca, èil documento del consiglio e delle parti sindacali”.
Ad un certo punto il panico: Claudio Cardile interrompe il sindaco: “Un attimo, si è interrotta la registrazione”. Prontamente De Luca, la cui vitalità è pari a quella di un quindicenne in piena tempesta ormonale, domanda “Devo ricominciare?”. Irriferibili i commenti in aula.
Dopo dodici ore e rotte anche il registratore ha gettato la spugna.
23.37. “Abbiamo fatto in venti giorni quello he lo scorso consiglio non ha fatto in cinque anni”, concede De Luca. Sono tutti più rilassati dopo il voto. “Oggi si mette un punto, i provvedimenti he arriveranno in aula devono rispettare il documento votato oggi”, spiega il sindaco, a garanzia sua e dell’aula. “C’è un lavoro immane da fare, e ho bisogno di avere dall’aula una definizione dei punti lungo cui muoversi“.
23.28. Una breve chiosa: la lunghezza della seduta è certificata dal numero di sigarette spente sul davanzale della saletta commissioni.
23:25. Si passa, finalmente, al voto. Venti favorevoli, sei contrari, due astenuti. La delibera è accolta.
Sembrava tutto finito, ma non è vero. Chiude il sindaco De Luca.
23:17. Dichiarazione di voto di Antonella Russo, che voterà favorevolmente: “Non esiste una terza via. O si è a favore del dissesto oppure no. Io sarei la prima probabilmente a votare per il dissesto ma questa sera non me la sono sentita. Ho voluto tenere l’ultima finestra aperta”. “Di fronte all’ultima possibilità io voto sì. Chi vota no vota a favore del dissesto”.
Poi la richiesta: “Le chiedo di ritirare adesso le dimissioni. Se non lo farà significa che le aveva minacciate per motivi suoi personali”.
Non è ancora finita. Tocca a Gioveni. Che dopo un battibecco con il 5 stelle dichiara il suo voto favorevole.
23:10. Interviene Cristina Cannistrà, che mette le carte in tavola: “Signor sindaco, noi non ci fidiamo di lei e lei non si fida di noi”. “Noi con il nostro no non precludiamo nulla. Lasciamo aperto il dialogo sulle singole delibere. Noi non vogliamo il dissesto. Saranno i numero a darci eventualmente risposta. Se lei aveva intenzione già dall’inizio di avere un confronto con noi per stilare il documento doveva chiedercelo prima”, spiega, riferendosi alla proposta precedente (di qualche ora prima) del Sindaco. Non mancano le frecciatine: “Oggi grazie al nostro presidente Claudio Cardile ha avuto la possibilità di fare l’ennesimo comizio”. E ancora: “Lei fra tre giorni forse non sarà più con noi. Sarebbe il caso che ci facesse sapere, quando ne ha voglia, cosa ha intenzione di fare”. “Siamo stati d’accorso sullo sbaraccamento, sulle modifiche al regolamento comunale. Tutto quello che noi riterremo giusto lo approveremo”.
23.05. Passa pure l”emendamento di Gioveni. Clima ecumenico in aula che nemmeno il pepe di Gaetano Gennaro riesce a scalfire. Emendamento del gruppo dei Dr (tranne Alessandro De Leo). Emendamento procedurale che passa velocissimamente, nel timore che qualcuno possa prendere la parola.
22.50. Cateno De Luca è in fase di concessioni: dice sì alla richiesta di Gioveni. Poi interviene ancora Gaetano Gennaro. Un intervento politico, il suo: alle undici meno dieci di sera. Vaga sensazione di morte.
22.44. Altro emendamento accolto, ancora 21 favorevoli e 7 astenuti. Quindi tocca all’emendamento di Libero Gioveni, che batte a coppe sulla società di audit che certifichi i debiti dell’Atm.
22.39. Altro emendamento, illustra sempre Antonella Russo: privatizzare MessinaServizi solo se Messinambiente fallisce.
22.35. Si va al voto per l’emendamento. Che passa con 21 favorevoli e 7 astenuti. Soddisfazione da parte del presidente del consiglio comunale Claudio Cardile, che afferma contento che, dopo un’era geologica dall’inizio della seduta, ci sono ventotto consiglieri (su 32) ancora in aula.
22.34. Qualche nota di colore, così per distrarsi un attimo dalla triste situazione in cui ci troviamo. L’aula consiliare è piena di curiosi, che non si sa come mai assistono alla seduta con interesse quasi sospetto. E’ la declinazione messinese dell’agorà ellenica.
Noaltri, nel frattempo, riceviamo messaggi di sostegno e solidarietà. Vi vogliamo bene e lo facciamo per voi. Finchè dura.
22.30. “Qui nessuno punta a licenziare”, afferma Cateno De Luca. le posizioni sono più vicine di quanto non sembrava solo dodici ore fa, ad inizio seduta. Niente commenti, grazie.
22.25. Antonella Russo del Pd riassume l’emendamento presentato da lei e da Felice Calabrò: tutela dei dipendenti delle partecipate, Atm a capitale interamente pubblico, riduzione del 50% della spesa dei servizi sociali ma senza toccare i livelli occupazionali.
Gaetano Gennaro commette un errore irrimediabile: chiede il parere del sindaco Cateno De luca. Che ormai, è chiaro, è caricato a molla.
21:58. L’agonia si prolunga ancora. Nuova ricreazione in aula e nei paraggi. C’è chi fuma, chi mangia, chi chiacchiera e chi non si ricorda nemmeno che ci fa qui (soprattutto i giornalisti che domani dovranno alzarsi alle sette del mattino, dopo dodici ore di fila – se andrà bene – in aula). De Luca, nel frattempo, fresco come una rosa di campo, dopo aver arringato l’aula fa il bis in quella che è a tutti gli effetti la nuova sala fumatori.
21.40. Stiamo doppiando il giro d’orologio, e De Luca è ancora ai messaggi da coach dei film americani. “Aiutatemi a fare rinascere questa città, che se lo merita”. Un’energia da supereroe e una capacità di coinvolgere anche il più riottoso dei consiglieri che davvero merita un premio, anche se i concetti sono sempre quelli, declinati in tutte le salse possibili, ma evidentemente fanno presa.
Se c’è un vincitore indiscusso della serata è Cateno De Luca, punto. Provvidenziale arriva una sospensione, visto che nei banchi dei giornalisti già si affilavano le armi bianche
21.30. Sia Giovambattista Caruso che Nicoletta D’Angelo si dichiarano in breve favorevoli al “salvaMessina”. Massimo Rizzo dimostra una certa misericordia dichiarando di rinunciare al suo intervento per la salvaguardia della salute di tutti. Interviene chi? De Luca, che parla dell’assente Dino Bramanti e chiama in causa Cristina Cannistrà. Parla di ciò che ha fatto il M5S a livello nazionale sulle scuole. Il succo è che per De Luca non serve chiudersi in posizione ideologiche: «Mettiamo da parte le barricate». Siamo di nuovo sul fronte “motivazionale”.
21:15. Tocca alle dimissioni. Di nuovo. “La mia è una presa di posizione forte. Non pretendo che me ne diate atto ma me ne do atto da solo”, sostiene De Luca. “Credete che io non mi sia posto il problema della mia credibilità?”. E si risponde da solo.
Il monologo di De Luca è interrotto da Salvatere Serra (Lega), che a nome di tutto il suo gruppo (“Quale? Si sente in lontananza”) dichiara il suo amore incondizionato per il sindaco. Si alza in piedi Calabrò: “Abbiamo pure l’appoggio della Lega!“. E si crea un minimo di parapiglia verbale.
21.00. “Le mie accuse non sono più generiche, sono circostanziate“, afferma De Luca rispetto a quanto ricostruito sull’Atm. Poi, sui tagli: “E’ un piano scientifico, non posso togliere niente”. In tutto, da quando è iniziata la seduta, avrà parlato per minimo sette ore, complice anche il presidente Claudio Cardile, che non mette becco. Nel dietro le quinte c’è chi rimpiange la risolutezza di Emilia Barrile. Ed è tutto dire. De Luca dal canto suo parlerebbe fino ad aprile inoltrato senza colpo ferire. Ora riprende la versione 15.0 del suo discorso. Adesso parla con Gioveni e Vaccarino. C’è – sul serio – chi si è addormentato in piedi come i cavalli. De Luca nel frattempo cita la stella cometa e replica pure a Sorbello: “La ringrazio della sua onestà intellettuale”, lo adula con un abile ghirigoro retorico. Non è finita. De Luca, che risponde a tutti, adesso replica pure a Interdonato.
21.00. “In quest’aula abbiamo sviscerato tutti gli argomenti”. Intervento fortemente aggregativo da parte di Cateno De Luca.
20.50. Tocca di nuovo a Cateno De Luca che inizia malissimo con la maieutica ed i concetti di ricerca della verità socratici e platonici. Il sindaco possiede evidentemente dei superpoteri, non c’è dubbio su questo.
20.43. Brevissimo intervento di Nino Interdonato a favore del piano di riequilibrio e contro il dissesto.
20.40. Benedetto Vaccarino (Forza Italia), nel suo intervento riassume quanto detto nelle sei ore precedenti.
20.35. “Picca, maliditti e subito”. Sorbello sintetizza in maniera a metà tra l’ermetico e la poetica di Trilussa il concetto di tassa di soggiorno.
Nel frattempo, un minuto di silenzio per gli assessori della giunta di Cateno De Luca, costretti a seguire una seduta in cui non hanno avuto modo di intervenire nemmeno una volta (tranne Carlotta Previti, eroicamente seduta da mezzogiorno).
20.30. Con Salvatore Sorbello la situazione degenera in maniera quasi irreversibile. Per prima cosa supera a destra Pietro la Tona sulla strada delle citazioni, poi si lancia in ardite ricostruzioni di notizie criminis (formula per sviluppare la quale si è procurato un enfisema). Ad un certo punto Andrea Argento s’incazza, breve battibecco comprensibile solo dai due, poi si torna alla pace. Tutto molto bello. Chiosa con “il dissesto è la morte della città”.
20.20. E’ il turno di Libero Gioveni, che parla di sè in terza persona tipo Giulio Cesare, ed ha una verve sospetta, vista l’orab e la stanchezza da lui stesso denunciata. Gioveni rende merito al sindaco Cateno De Luca, ma solleva dubbi sui numeri dell’Atm. (e infatti aveva chiesto una verifica ad una società di audit) “Attenzione, è un passaggio importante”, esclama, tentando di richiamare l’attenzione dei colleghi, la maggior parte dei quali vegeta in stato di come quasi irreversibile. Però lo zelo di Gioveni è davvero ammirevole: è uno che le carte le legge con attenzione.
20.15. Nota dei redattori: ci sono pene detentive alternative più leggere.
20.12. Attenzione: Alessandro Russo veste i panni di La Tona e cita Pierpaolo Pasolini: “Noi sapevamo ma non avevamo le prove”, dichiara, con riferimento al sistema delle cooperative sociali.
20.10. “La politica ci impone delle responsabilità: noi non siamo maggioranza politica, ma maggioranza di responsabilità sì”. L’intervento di Alessandro Russo è di cuore, ma poi diventa “di testa”. Il 31% delle piccole imprese di Taranto, che ha dichiarato fallimento nel 2006, ha chiuso. E’ questa la strada che vogliamo?”.
20.04. Tocca ad Alessandro Russo, uno dei più attivi consiglieri dell’attuale consesso.
Tutto questo mentre noialtri di Lettera Emme cerchiamo conforto in distillati ad alta gradazione di quelli che andavano forte nella ex Unione sovietica.
20.00. “Condividiamo il sindaco la lotta ai fannulloni e agli sprechi, non condividiamo i toni sopra le righe e la macelleria sociale”. La Tona chiude il suo intervento senza citazioni. Non era mai successo prima.
19.57. La satira corre sul filo. E’ l’unica maniera che abbiamo per non perdere i sensi.
19.53. Simpatico siparietto tra Pietro La Tona (Dr) e Gaetano Sciacca (M5s) sul fatto che il comune di Messina possa contrarre o meno mutui in presenza di procedura di dissesto. Pare abbia vinto La Tona, che ha soggiogato il collega con la forza della sue argomentazioni
19.50. Dopo sette ore e mezza di seduta pressochè ininterrotta, corre l’obbligo di mettervi al corrente che qui stiamo vedendo i draghi.
19:44. Nuova pausa, finalmente, ma finisce poco dopo. Il timore di tutti è che si vada ad oltranza. Ad allungare in maniera sconsiderata i tempi contribuisce soprattutto la decisione di far replicare il sindaco, che di certo non ha fra le sue qualità il dono della sintesi, ad ogni singolo intervento dei consiglieri. Riprendono i lavori: tocca a Pietro La Tona.
19:26. Riprende la parola per l’ennesima volta De Luca, che per l’ennesima volta ritira in ballo i sindacati. “Non mi interessa avere la paternità di questo provvedimento, sono pronto a strapparlo se ci sono alternative valide. Con il dissesto rischiamo di perdere anche il prestito ponte. Dobbiamo recuperare 10 milioni. Decidete voi da dove recuperarli, ma la coperta è corta”, prosegue poi parlando dei buoni pasto per i dipendenti comunali. Quindi c’è spazio per una parentesi filosofica: “Io le cose desidero saperle. Se devo morire voglio saperle prima. Non bisogna trasformare le speranze in illusioni”.
19:08. Felice Calabrò chiede di aggiornare a domani il consiglio, per fare le necessarie verifiche sugli elementi emersi. Il suo interlocutore sono poi i 5 Stelle: “In campagna elettorale avete detto che eravate per il dissesto? Vi invito a verificare le cose che avete detto”. Ribadisce poi la necessità di esaminare il tutto punto per tutto, con i dovuti approfondimenti: “Il Salva Messina è solo una dichiarazione d’intenti”. Dopo si rivolge al Sindaco: “Smorzi i toni, sia meno iperattivo”.
19:01. Precisazione dell’assessore Previti su Pon Metro e Masterplan: “Entrambi i programmi sono destinati a Messina in quanto città metropolitana, citare Bagheria ha poco senso. In caso di dissesto le ipotesi ventilate dal ministero sono chiare”.
18:53. “Il suo è un intervento scollegato e sconnesso”, De Luca la tocca piano e replica al capogruppo pentastellato: “La hanno informata male sui finanziamenti. Voi non avete proposto niente. Fatelo voi il Salva Messina”.
Quindi lancia la proposta provocatoria: “Vi invito a non votare contro. Vi concedo quindici giorni di tempo e mi presentate le vostre proposte. Se sono valide strappo davanti a voi il Salva Messina. Considerato che siete il governo nazionale, mi attendo proposte costruttive per salvare questa città. Se arriva poi qualche aiuto straordinario la città ve ne sarà grata”.
18:47. Spazio ad Andrea Argento del M5S, che si rivolge alla Russo: “Hai già detto tu molto cose che avrei voluto dire io”. Poi cambia tono e punta il sindaco: “Il dissesto non è una scelta politica. Noi oggi voteremo contrari al Salva Messina”. Applausi dal loggione. “Malgrado sostenga di non aver ricevuto proposte, non siamo stati con le mani in mano. Siamo andati persino a Palermo e a Bagheria”. Quindi smentisce il sindaco sulla possibile perdita dei finanziamenti: “Quelli già erogati restano!”, citando ad esempio altri comuni siciliani.
“I carnefici non sono i lavoratori, ma i rappresentanti di una politica schifosa”, sbotta subito dopo, e si becca il secondo applauso.
18:39. Alla Russo risponde De Luca: “Ha dimenticato due conseguenze del dissesto, e questo mi stupisce”. Quindi il suo discorso si incentrata sui creditori, ma divaga e la risposta non è chiarissima. Riprende con il discorso “motivazionale”: “Ho cercato di fare di tutto affinché nessuno rimanga in una posizione ambigua. Se poi bisognerà alzare bandiera bianca se ne occuperà il commissario, che evidentemente per qualcuno può essere la panacea di tutti i mali rispetto al ‘carnefice’ De Luca”.
18:19. Dopo cinque ore filate di intervento del sindaco interviene Antonella Russo, che esordisce con una battuta: “Il comizio che non ha potuto fare ieri l’ha fatto oggi”. Lungo e articolato il suo intervento, “che so che le piacerà poco”, spiega, dopo aver espresso punto per punto tutte le sue perplessità. Non mancano le stilettate a De Luca: “Il primo che non deve alimentare tensioni è lei”.
Nel frattempo noi siamo rimasti senza Internet, ma abbiamo risolto. Forse.
18:09. Il discorso si fa accorato: “Dobbiamo lottare fino all’ultimo per evitare il dissesto. Perché non dobbiamo provarci?”, ripete rivolgendosi con lo sguardo ai grillini (e con le parole alle sigle sindacali che non hanno sottoscritto l’accordo). “Qua c’è in gioco il futuro della città”, ribadisce ancora prima di mettere i puntini sulle i:
“Non posso accontentarmi di una votazione debole, le mie dimissioni diventeranno irrevocabili fra 48 ore, quindi il tempo di fare i bagagli ce l’ho”. Scoppia un applauso ironico nel loggione.
“Vi ho chiesto l’unanimità. Se passerà con un margine debole non vado avanti”. A quanto ammonta questo margine? A 22 voti favorevoli, secondo quanto specificato prima dallo stesso sindaco. “Se non ci sono le condizioni vuol dire che la mia esperienza finisce qui. Non è un problema. Dormiremo tranquilli con la nostra coscienza”.
17:58. Senza una pausa De Luca prosegue a spron battuto passando dai rischi del dissesto, che metterebbe a rischio i fondi Pon, fino al porto di Tremestieri. Nel frattempo i consiglieri parlano fra loro o fissano il vuoto: solo in pochi guardano De Luca con espressioni catatoniche, mentre il sindaco senza colpo ferire chiude la parte terza e passa alla parte quarta. Poi si interrompe e si rivolge ai 5 Stelle in merito al dissesto: “Non posso condannare la città a una crisi irreversibile per almeno 10 anni”, ribadendo il rischio di perdere i fondi per gli investimenti. “Io non sarò il sindaco del dissesto, che è una scorciatoia. Se dissesto sarà mi dimetterò un minuto prima”.
17:43. Il lungo discorso si chiude al punto 13: rimodulazione degli orari dei dipendenti e buoni pasto. Poi punta il dito contro i consiglieri: “Non mi è arrivata una sola proposta utile. Solo critiche”. Quindi torna sulla prospettiva dissesto, “da evitare ad ogni costo”, prima di riprendere i vari punti della “parte terza” del Salva Messina.
17:29. Dopo l’interruzione forzata e l’intervento dei vigili, De Luca riprende il suo discorso ed entra nel vivo del Salva Messina. “Non ho mai parlato di privatizzazione dell’Atm. Chi ha sostenuto questo è un delinquente”. Poi riepiloga punto per punto tutti i provvedimenti già presentati (e tira in ballo nuovamente i dipendenti comunali che non vogliono fare gli attacchini), alzando i toni quando parla dei fitti passivi pagati dal Comune. Poi un vecchio cavallo di battaglia: i 50 programmi gestionali che non “comunicano fra di loro”. Riecco l’Atm e quindi gli impianti sportivi… è il momento che in tanti aspettavano: quello dell’Acr Messina. E qui De Luca diventa una furia, scagliandosi contro la società: “Non ci sto a farmi massacrare da chi non sa la verità e si fa strumentalizzare da un tale Manfredi”, sbotta. “Con un post ha dichiarato il falso. Lo stadio non è il pisciatoio di nessuno. Stacco tutte le utenze, tutte. La città non si merita di avere dei magnacci“.
17.16. “Uno dei primi sfascisti è proprio lei”: battibecco parecchio sostenuto tra il sindaco Cateno De Luca e gli spettatori nel loggione. Vola qualche parola grossa, il presidente del consiglio Claudio Cardile sospende i lavori per qualche minuto, intimando ai vigili di “identificare i contestatori“. Energica la reazione del Sindaco, che li manda letteralmente affanculo
17.15. Un elemento che serve per contestualizzare la situazione. C’è una delegazione della coop che attualmente svolge le pulizie a Palazzo Zanca, il cui appalto sarebbe cancellato dai tagli previsti nel “salvaMessina”, che vorrebbe parlare con De Luca. Il sindaco ha spiegato che il loro problema sarà affrontato nel corso della discussione.
17.10. “Ci sono dirigenti che andrebbero presi a calci in culo: tanto, il cerino in mano ce l’abbiamo noi”. De Luca riprende a parlare, e per primi impallina i dirigenti, alcuni dei quali non hanno ancora asseverato la situazione economica dei rispettivi dipartimenti.
17:02. Riprende la seduta e si entra nel vivo del “Salva Messina”.
16:29. De Luca prosegue in suon comizio senza fine e alza ulteriormente i toni. Dopo 5 minuti di affondo contro i sindacati chiama in causa il consiglio: “Tutti noi qui dentro abbiamo subito pressioni”, urla, citando fra le righe, ma non tanto, mafia e lupare. Passa qualche minuto e dopo aver riproposto più o meno tutto quello che aveva ribadito una decina di volte fra aula e comizi, si entra finalmente nel cuore della questione: “E ancora dobbiamo parlare del Salva Messina…”, dice, mentre la sala rumoreggia all’unisono e qualcuno, data la situazione, si chiede che fine abbiano fatto i defibrillatori promessi da Accorinti.
Per fortuna si va in pausa. I consiglieri, i giornalisti e tutti gli astanti reagiscono più o meno come un teenager al suono della campanella nella ricreazione.
16.25. Altra stilettata nel pancreas dei sindacati: “mentre loro si salvaguardavano i posti di lavoro, qui saltava il banco”
16.20. Demolita l’Amam si passa a MessinaServizi, definita “una serie di scatole cinesi” per un disegno criminoso. In continuità con Messinambiente.
Anche questo, già ampiamente illustrato precedentemente.
16.10. Dai meandri del passato tornano i fantasmi di “ex Cea” ed “ex Agrinova”: lavoratori di oscure coop incaricate di svolgere servizi in nome e per conti di Amam, che negli anni, uscite dalla porta, sono tornate dalla finestra
16.02. Veloce rassegna di disastri sulle guardie venatorie, poi si passa all’Amam. Brusio di esasperazione in sala: De Luca, fedele al motto repetita iuvant, sta ribadendo (carte alla mano) concetti che ai consiglieri ha già illustrato.
De Luca inizia parlando di cinquanta milioni di debiti per forniture di energia elettrica
15.55. Mentre De Luca parla di Atm (nello specifico sull’assunzione degli interinali), arriva la notizia dello sciopero indetto dai sindacati proprio all’Atm.
C’è un che di surreale nell’aria, mentre De Luca continua a parlare apparentemenrte imperturbato dalla fame, dalla sete e dalla stanchezza, e i consiglieri seduti ai banchi sull’orlo della morte
15.44. Per correttezza d’informazione, sulla questione debiti giova riportare la spiegazione fornita dall’ex assessore al Bilancio Guido Signorino (prendete fiato, ché è lunga).
“I bilanci di ATM, asseverati da un Collegio di Revisori presieduto dallo stesso professionista confermato dall’attuale sindaco, presentano dal 2013 al 2016 (ultimo consegnato all’amministrazione Accorinti) pareggi, con leggeri utili. Dunque non risultano maturati “debiti” o “buchi”, ma semmai “crediti” (ritenuti certi dai revisori) non corrisposti da debitori istituzionali. A fronte di questi mancati pagamenti ATM ha maturato ritardo in versamenti erariali. Non sono “buchi”, ma carenza di liquidità per pagamenti non ricevuti da Stato e Regione. Da qui la rottamazione delle cartelle. Nel 2013 non si sapeva quali fossero i rapporti debito/credito tra Comune e ATM (“disallineamento”). Dopo aver valutato il capitale negativo netto dell’azienda, questo è stato inserito nel piano di riequilibrio. Poi è stato definito un accordo transattivo, approvato in giunta in agosto 2017, che ha risolto le controversie contabili, annullato i contenziosi che opponevano ATM e Comune, e conseguenzialmente dato incarico per l’allineamento delle partite contabili. La realtà, dunque, è opposta a quanto esposto: all’1 gennaio 2017 l’amministrazione Accorinti aveva, per la prima volta da almeno 15 anni, riallineato le contabilità di Comune e ATM. L’estratto dall’atto approvato dalla Giunta e qui allegato evidenzia infatti che: “la presente transazione chiude tutti i giudizi e le reciproche pendenze economiche in essere”, demandando agli uffici (sulla base degli accordi convenuti) la realizzazione dei conseguenti atti contabili”.
15.40. “Trentadue milioni di euro di nuovi debiti”, urla De Luca, con voce più altra di due ottave e un preoccupante colorito rosso tiziano. L’argomento lo scalda parecchio, quando spiega che “i debiti previdenziali sono saliti del 600% in cinque anni“.
15.35. Il succo del discorso di Cateno De Luca è che all’Atm si disponeva e il Comune eseguiva: per questo, sostiene, si assicuravano servizi sovradimensionati, che infatti sarebbero stati ridimensionati a partire dal primo di luglio.
15.30. “Serviva gonfiare la spesa perchè c’erano le elezioni“, tuona De Luca, spiegando una nota in cui la governance dell’Atm annunciava riduzioni del servizio se non fossero stati allineate le richieste dell’azienda coi trasferimenti da parte del Comune. De Luca ricorre alla circostanza per dire che “le riduzioni erano già previste“, rispondendo implicitamente alle critiche feroci che stanno piovendo sul servizio di trasporto pubblico da qualche mese.
“Il ricatto”, grida De Luca, collegando il tutto agli scioperi ventilati dalle organizzazioni sindacali di questi giorni, e denunciando che “qualcuno fa andare i bus a rilento”. Accuse molto gravi, quelle illustrate dal sindaco.
15.25. De Luca parla della questione delle cartelle esattoriali “rottamate” e dell’impegno da prendere con le banche. Ne abbiamo parlato qui.
15.20. Momento di scoramento in aula: De Luca illustra scostamenti tra il piano industriale e le previsioni di spesa del Comune, poi si rivolge all’aula. “Quando stanotte uscirete da qui dovrete avere tutto ben chiaro.
Accenni di svenimenti da parte dei consiglieri.
15.20. De Luca si rivolge all’ex assessore al Bilancio Guido Signorino, pure non nominandolo: “Prendi appunti, tu che mi chiami Mistikid e non hai mai smentito i numeri che ti ho portato”.
15.15. “Vi abbiamo sviscerato in modo palese uno spaccato di come sistema un certo sistema”. Esaurito il tema servizi sociali si passa all’Atm. Altro dossier, anzi due: anche più corposi. “Falsità del piano industriale”, annuncia il sindaco. Scintille in vista.
15.07. “E’ un sistema delinquenziale, “chi tocca i servizi sociali muore”, mi è stato sempre detto”, urla De Luca, che per la prima volta, dopo un’ora e mezza di discorso, perde la pazienza.
15.00. “Siate voi organizzazioni sindacali a darci una mano”, è l’annuncio di De Luca a Cisl, Cisal e Orsa, le sigle sindacali che hanno sottoscritto il “salvaMessina”, dopo lo stralcio del passo che prevedeva i licenziamenti dei dipendenti di Casa Serena.
14.55. Una delle pagine del dossier sui Servizi sociali.
14.50. Dopo il preambolo (un’ora), De Luca passa alla trattazione degli aspetti contenuti nei dossier. Si inizia coi Servizi sociali, in cui il sindaco sostiene di aver trovato evidenti conflitti d’interesse tra funzionari e dirigenti comunali, e figli o parenti che lavorano nel sistema delle cooperative.
“Finito il consiglio comunale firmerò i trasferimenti, ci sono collegamenti finalizzati al malaffare“, annuncia il sindaco.
14.47. Un merito indiscusso a Cateno De Luca, comunque la si pensi, va riconosciuto. Aver riesumato il temine “guarentigie”, che in consiglio comunale non si ascoltava dai tempi di Giuseppe Natoli (1863/67)
14.41. “Ci siamo riuniti più volte, anche in via informale, per guardarci negli occhi, per discutere e dibattere su ogni singolo rigo, con molta lealtà. Onori tributati dal sindaco al consiglio comunale.
14.30. La vaga sensazione di deja-vù che da una decina di minuti ci stava assalendo è stata spiegata da un’illuminazione: De luca sta leggendo il preambolo al “salvaMessina”. Dodici pagine, dalla citazione dell’ex assessore Mario Centorrino ai quindici “forse…” che si concludono con “Forse… ma noi ci siamo eretti a paladini della svolta“.
14:17. De Luca torna sugli argomenti espressi più volte in aula e nel corso dei comizi in piazza, fra cui la questione dei dipendenti comunali e delle partecipate: “Basta con il pizzo legalizzato che siamo costretti a pagare”. Poi passa ai conti: “Le casse sono vuote e siamo a un passo, se non oltre, dal dissesto, che andava dichiarato 5 anni fa”. “Nel Salva Messina – prosegue – non c’è nulla che appartenga alla vecchia politica o alle logiche clientelari”
14.10. Un cavallo di battaglia di Cateno De Luca, rivolto principalmente ai sindacalisti: I dipendenti di partecipate e comunali che sono entrati senza concorso. Molti, moltissimi.
Lettera Emme ne ha ampiamente parlato qui (per le partecipate) e qui (per il Comune)
14.00. Ad un certo punto succede una cosa da legal thriller americano: Cateno De luca legge passaggi in cui sono contenute una mezza dozzina di notizie di reato, omettendo i nomi, e utilizzando mister x, mister Y, la signora Z, (aggiungendo un tocco alla John Grisham).
Nessuno dei consiglieri ritiene opportuno sapere a cosa si riferisse, come ne fosse entrato in possesso, cosa riguardasse, di cosa stessero parlando i protagonisti. De Luca, in risposta al rumore di mascelle infrante a terra da parte dei giornalisti, specifica che trattasi di “un messaggio whattsapp che mi è arrivato da persone qualificate a pubblico ufficiale”. L’aula è evidentemente soddisfatta così.
13.55. Con l’intervento in punta di diritto da parte del segretario generale Antonio Le Donne, la discussione sulla pregiudiziale di incompatibilità sembrava conclusa, ma De Luca ha deciso che oggi i sassolini nelle scarpe deve toglierseli tutti, nessuno escluso.
“Ho posto la questione ora per non porla dopo, quando l’aula dovrà votare i singoli provvedimenti e non si sa come sarà messa in condizione di farlo. E’ scattato il conto alla rovescia, mancano quaranta giorni alla ripresentazione del piano di riequilibrio”.
13.50. La seduta riprende con un intervento, teatrale come suo costume, di Felice Calabrò (PD): un intervento che strappa un applauso dagli spettatori del loggione, a forte maggioranza Cgil, quando in sostanza dice che non gli interessa se io sindaco si dimette o meno. Però “lei è stato eletto dalla città, e ha il dovere di amministrare”.
Anche Cristina Cannistrà mette i puntini sulle “i”. “Nemmeno io, come il collega Calabrò, abbandonerò il mio posto”. Altro applauso, subito stigmatizzato dal presidente del consiglio comunale Claudio Cardile.
13.42. A De Luca è arrivato un messaggio da parte dell’assessorato regionale agli Enti locali: le sue dimissioni saranno esecutive a partire dalla mezzanotte di giovedi 18 ottobre. L’assessorato ha optato per una interpretazione restrittiva della norma: il caso è unico in Italia.
E a proposito di dimissioni, il sindaco auspica una maggioranza, sul provvedimento, di almeno 22 consiglieri. Altrimenti si dimetterà. “Non ci sarebbero i numeri per continuare con serenità”, ha spiegato.
13.30. Tira per le lunghe la sospensione, chiesta dal Pd per decidere la posizione da tenere rispetto alle rivelazioni del sindaco Cateno De Luca. Che è rimasto in aula a leggere documenti. De Luca è visibilmente teso e stanco, consapevole del fatto che la seduta di oggi segnerà il destino della città.
13.00. I documenti di cui parlava il sindaco Cateno De Luca che, ha puntualizzato, “sono già stati mandati in procura
12.40. Altra sospensione. Sarà una lunga giornata...
12.35. Antonio Le Donne, segretario (a scavalco, è già titolare a Palermo, a Messina surroga il prossimo, che sarà nominato a fine mese), non aggiunge molto, ma precisa i termini di legge. De Luca risponde a Cristina Cannistrà: “Proprio sui Servizi sociali vi illustrerò un’indagine portata avanti dalla Polizia municipale su alcuni utenti. Non so se alcuni sono stati seguiti dalla consigliera. Ho posto la domanda senza alcuno spirito polemico”, precisa.
12.30. La sensazione è che il sindaco Cateno De Luca voglia “il sangue”. Lo accontenta Cristina Cannistrà (M5s). “Io lavoro nei servizi sociali, ma da operatrice, non da gestore. Si riferiva a me?”, domanda pressappoco. Quindi Gaetano Gennaro: “Il segretario generale specifichi di quali casi stiamo parlando a norma di legge, grazie”. Sia i 5 Stelle che Gaetano Gennaro (che hanno deciso di nno votare favorevole) già a muso duro.
12.25. Pregiudiziale di De Luca: “Pongo ai consiglieri la domanda se ci siano conflitti di interessi (propri o di parenti e affini) verso Atm, MessinaServizi, Amam, Servizi sociali, perchè sono stanco di subire pressioni. Chi li ha lo dichiari, ma la città sappia quali sono certi collegamenti col consiglio comunale.
12.20. Riprende la seduta. E Cateno De Luca, arrivato in aula, inizia col botto. “Alla luce di quello che è successo ieri ho ritenuto di dover preparare documenti che sottoporrò all’aula.
“Oggi si uscirà da qui o senza un sindaco o con un’aula che è convinta ad andare avanti non sulla base delle mie parole, ma sui documenti“. ne vedremo delle belle.
12.15. Scene da un consiglio in attesa. Se non esistessero i cellulari arginare l’ondata di suicidi sarebbe un’impresa titanica.
12.00. Stamattina, il sindaco Cateno De Luca aveva mandato un messaggio criptico, che suonava pressappoco come “Chiedo scusa per gli errori che ho commesso, ma ho agito sempre nell’interesse della città”, con tanto di video.
I più lo hanno interpretato come una “fiducia” posta sul provvedimento che si discuterà. Se passa resta, se non passa si dimette. Però è venuta meno la condicio sine qua non dell’unanimità. Pare che si possa accontentare del voto favorevole.
11.50. Qualche rumore d’aula: al momento, i favorevoli sarebbero una ventina (su 31 consiglieri, Giuseppe Schepis dei 5 Stelle è assente giustificato). Il documento quindi passerebbe senza i voti del Movimento 5 stelle e con l’astensione dei consiglieri dei Dr.
Il Pd dovrebbe proporre un emendamento, al quale subordinerebbe il voto favorevole. In bilico ci sono, oltre a Gaetano Gennaro, anche Felice Calabrò e Antonella Russo. Libero Gioveni sarebbe invece per il sì.
11.40. …e subito viene sospesa. Il sindaco Cateno De Luca ha chiesto una decina di minuti di tempo per terminare alcuni documenti che intende portare all’attenzione dell’aula.
L’atmosfera che si respira è quella delle occasioni importanti.
11.36. Inizia la seduta probabilmente più importante per Messina da anni: in aula arriva il “salvaMessina”, il pacchetto di misure proposto da Cateno De Luca per evitare il dissesto, e tentare di riproporre il piano di riequilibrio, allungandone i tempi a vent’anni (qui quello che comporterebbero le due ipotesi)
Il piano ha avuto un iter lungo e travagliato, e arriva in consiglio comunale al termine di una settimana di fuoco per Cateno De Luca. Il Movimento 5 stelle ha già annunciato che voterà contro, Gaetano Gennaro ha preso posizione fortemente negativa, e parte del Pd è sulla stesa linea, i sindacati, Cgil in testa, sono appostati sul loggione per una seduta che si preannuncia caldissima. Al termine della quale potrebbero )o forse no) arrivare le dimissioni del sindaco.
liberiamo i redattori di letteraemme
Grazie Caspanello, grazie davvero
e tutta la redazione, ovviamente
E che Dio ce la mandi buona
[…] Il “salvaMessina” arriva in aula, la diretta minuto per minuto Lettera Emme […]