MESSINA. Alla fine il giorno del “vero” battesimo è arrivato. Dopo la falsa partenza di sabato, con i ritardi accumulati nonostante la giornata (semi)festiva, il nuovo shuttle dell’Atm era atteso stamani per la vera “prova di fuoco” nel traffico cittadino. Come è andata? Male. Molto male. Fra ritardi che aumentano di ora in ora, inconsueti “raddoppi” di vetture (ma a volte pure tre, incolonnati a trenino), attese estenuanti e il malumore di lavoratori, studenti, pensionati e… dipendenti, costretti a dover rispettare orari proibitivi nel traffico congestionato delle ore di punta.
Che potessero esserci dei problemi, all’Atm lo avevano immaginato, e infatti si sono dati due mesi per correggere il tiro. E di tiro da correggere ce n’è parecchio: perché non si tratta solo di ritardi nelle ore di punta, quelli pressoché inevitabili, vista la promiscuità tra il tradizionalmente selvaggio e indisciplinatissimo traffico messinese ed il percorso dei bus, ma proprio di problemi negli automatismi che dovrebbero garantire il funzionamento del sistema. Un esempio? Alle 9.30, a Torre Faro, di Shuttle ce n’erano quattro, uno dietro l’altro. Per di più, a disorientare l’utenza ci si mette anche la tecnologia: l’applicazione che segnala in tempo reale la posizione dei bus è “in manutenzione” per via del cambio delle linee.
Cliccando invece sulle specifiche fermate, appaiono ancora le vecchie numerazioni, da sabato non più in uso.
Lillo D’Amico, segretario provinciale del settore trasporti di Cisl, ha voluto provare di persona il tragitto, partendo dall’Atm e andando verso Messina alle 8.30. “Ci sono dai venti minuti a mezz’ora di ritardo”, è il suo responso.
Più o meno gli stessi numeri riscontrati nel nostro test intorno alle 7:30 del mattino (e all’ora di pranzo poi), nel tragitto verso il centro a bordo della linea numero 1, che da Torre Faro arriva a Giampilieri, andata e ritorno, con una frequenza (teorica) di 20 minuti, nelle strade che fino allo scorso venerdì percorrevano il 79 (Cavallotti – Torre Faro) e il 2 (Cavallotti – Giampilieri).
“Jo avissi appigghiari n’autubussu, scinniri ca’, pigghiarimminni n’autru p innari a travagghiari e o ritonnu fari u stissu“, lamenta una signora di circa sessant’anni scesa dalla linea numero 18 (San Michele – Fiera) alla fermata sul Viale Giostra, fra il Viale della Libertà e la Via Garibaldi. Qualcun altro si lamenta di qualcosa di non ben definito.
“Non ci capisciu nenti cu stu ‘nchiana e scinni – è il parere di un’altra donna -, cunveni pigghiari chiddu di paisi, sunnu l’unici chi rivunu a stazioni“, continua, con tanto di improperi nei riguardi dell’Amministrazione a causa di un ritardo di 15 minuti. Il bus, infatti, passa alle 7:35, orario in cui, secondo la tabella di marcia, doveva già essere alla fermata dell’Atm, in Via la Farina. Puntuale invece il bus “opposto”, direzione Torre Faro (7:25).
A cosa è dovuto il ritardo? “Il mezzo – racconta il conducente – si è bloccato perché era pieno e la gente si è messa davanti alle porte, che non riuscivano a chiudersi, così sono dovuti arrivare dei coordinatori. È un problema di viabilità e la linea non funziona perché questo è un orario di punta”, prosegue l’autista, che segnala altri 20 minuti di ritardo dovuti al traffico stradale: al deposito, infatti, è arrivato alle 8:05, mentre era previsto per le 7:40.
Ma in ritardo è anche il mezzo che da Giampilieri va verso Torre Faro. O meglio, “i mezzi”: perché gli shuttle giunti contemporaneamente sono due, uno con mezz’ora e l’altro con 10 minuti di ritardo. “È la seconda volta che lo prendo – sbotta una studentessa, che farà tardi a scuola – Ieri ha portato 25 min di ritardo: doveva passare alle 16:40 ed è passato alle 17:05”.
Ma il peggio deve avere ancora arrivare. I ritardi continuano ad accumularsi fino a quando gli orari sballano del tutto. Dopo un’attesa di circa mezz’ora sul viale Garibaldi lo shuttle arriva alle 13:15, seguito incomprensibilmente da un altro mezzo.
Il mezzo avanza con qualche difficoltà nel traffico, fra macchine in doppia fila e posteggi creativi nello spazio che in teoria dovrebbe essere riservato alla sosta del bus, per giungere dopo un po’ sulla Tommaso Cannizzaro bassa, all’incrocio con la via la Farina.
Ad un certo punto, una scena surreale: una signora, alla guida della sua utilitaria, comincia a strombazzare inviperita all’autobus che, davanti a lei, era normalmente in sosta alla fermata. La scena è andata avanti per tutti i 45 secondi in cui dal mezzo sono sbarcati e si sono imbarcati gli utenti. “Ma a signura voli cuntu e ragiuni ill’autobus chi si femma nto so postu, spatti?”
Il test prosegue lungo la via fino alla sede dell’Atm. Nel tragitto passa solo un mezzo, direzione nord. Da allora il nulla. Quello che passa è costretto a camminare a metà carreggiata a causa delle deliranti abitudini di parcheggio dei messinesi, per i quali la doppia fila è la norma, e la terza è un’abitudine tollerata e incoraggiata.
L’attesa si fa interminabile. Sono le 13:50 e il primo shuttle è atteso alle 14, dieci minuti dopo. Di minuti ne passano però 55, quasi un’ora. Per fortuna non pioveva. Alle fermate, e sulle vetture, non si parla d’altro: ritardi, congetture, malanove e calcoli per cercare di capire come prendere le coincidenze e tornare a casa prima di essere dichiarati dispersi dai familiari. Meglio non va nella direzione opposta, dove una scolaresca attende invano il mezzo per circa trenta minuti, finché la vettura arriva, stracolma. Ne arrivano due, in verità, a distanza di pochi secondi, e appena un minuto dopo giunge il terzo bus, che ovviamente è vuoto.
Poco dopo l’ennesimo intoppo, questa volta a Cavallotti. Sono le 15: arriva uno Shuttle, ne arriva un altro dopo meno di un minuto, e si fermano entrambi, Passa ancora qualche minuto e ne arriva un terzo: rapido conciliabolo tra gli autisti, e ne ripartono solo due. “Ho già accumulato un’ora di ritardo, prima di arrivare a Faro ne accumulerei altra mezz’ora se va bene”, spiega un autista, che mette fuori servizio il mezzo: i passeggeri, soprattutto studenti, vengono fatti scendere dalla vettura per salire sull’altra. «Io non mi fermo dalle 9, nemmeno per poter andare in bagno», aggiunge l’autista, il cui mezzo arriverà all’Annunziata e poi tornerà indietro: una corsa saltata. Meglio non andrà domani: le ore di straordinario previste saranno infatti 27.
Dal momento della partenza da via Garibaldi sono passate due ore e un quarto, al punto che è scaduto pure il biglietto da 1 euro e 50, con una validità di 100 minuti.
Le reazioni non tardano ad arrivare: violentissima quella di Michele Barresi, segretario provinciale di Uiltrasporti. «Di fronte al fallimento plateale e ampiamente annunciato del progetto shuttle alla base del piano esercizio Atm reputiamo siano dovute le dimissioni del consiglio d’amministrazione di Atm che con arroganza e superficialità ha partorito un obbrobrio che ha paralizzato la città».
Non sono tanto l’arroganza o l’impreparazione (quelle si possono perdonare e, se in buona fede, superare) quanto l’evidente obiettivo di portare l’azienda al fallimento a preoccupare. Questo CDA e l'”esperto” del piano shuttle devono dimettersi per una questione morale. È immorale giocarsi il trasporto pubblico di una città per calcolo politico, fregandosene delle ricadute sociali e ambientali.
Salve, ma il video dove si sentiva quell’essere alla fermata dell’autobus, che si rivolgeva al Sindaco in modo sgradevole lo avete rimosso?
Il video non è mai stato pubblicato sul sito. E’ stato invece pubblicato sulla pagina Facebook, e poi rimosso. Trovi la spiegazione sulla stessa pagina. (l'”essere” era uno studente delle scuole medie)
Non dovrebbe dimettersi il cda ma le forze dell’ordine devono cominciare a far rispettare il codice stradale.
Mentre ovunque in Europa la rintroduzione del tram ha apportato con successo sostanziali benefici sul trasporto pubblico. A Messina i “geni nostrani” anzichè acquistare nuovi tram, potenziare rendere efficiente la linea tranviaria, gestita per anni malissimo, pensano di smantellare il tutto per introdurre un ulteriore servizio su gomma…. ed i risultati fallimentari si vedono subito.