MESSINA. Oltre tre ore consecutive di discorso senza interruzioni e senza freni, incentrato sulla sua relazione di fine mandato e sul “Salva Messina”. Malgrado il precario stato di salute, Cateno De Luca è un fiume in piena: prende parola poco dopo le nove e termina quasi all’una, tirando in ballo i conti del Comune, le partecipate, i dipendenti, l’incontro/scontro con i consiglieri, l’abolizione del tram, le sue dimissioni e chi più ne ha più ne metta, riproponendo quasi integralmente “dal vivo” le 350 pagine di dossier presentato giusto ieri.

Fossi stato in voi, io il sindaco, dopo le prevaricazioni che ho fatto, lo avrei mandato affanculo”. Il momento clou, come in ogni grande orazione che si rispetti, è alla fine. Dopo ore di attacchi e affondi, carezze e ceffoni, cifre e riferimenti, De Luca conclude il suo intervento in un crescendo di epicità e retorica. La sua richiesta, in estrema sintesi, in parole semplici, è questa.

De Luca chiede che il consiglio accetti l’impostazione che sta dando: sforbiciata decisa alle spese del Comune, contrazione dei servizi inefficaci (molti, moltissimi, quasi tutti), misure di austerità impopolari. Se il consiglio sarà d’accordo sull’impostazione, si potrà discutere delle misure nel dettaglio. L’esempio del tram è lampante: si devono tagliare cinque milioni di euro all’anno: secondo l’amministrazione vanno tagliati dal tram, se qualcuno ha un’idea altrettanto efficace la ponga all’attenzione, l’importante è che siano “cinque milioni”.

Non fidatevi di me, non vi chiedo di farlo – esclama riferendosi ai consiglieri – Però una questione ve la devo porre. Ci sono dei tempi, e su questo dobbiamo metterci d’accordo. Sta parlando un sindaco dimissionario, che avendo già acquisito un grande risultato, di cui vi dò atto (il regolamento di consiglio comunale, ndr), avendo dato un grande segno di discontinuità, ci vuole ora un altro grande segno. Non ve la prendete per quello che vi sto dicendo: nemmeno io mi fido di voi. Io lo so che questo documento trattato assieme rischia di urtare la suscettibilità di ognuno di voi. Ci sarà chi dirà no per un motivo, e uno che dirà no per un altro perché non vanno toccati dirigenti, dipendenti, Atm, rapporti con l’università”.

“Ognuno di voi, in questo momento – prosegue- ha più motivi per dirmi no di quanti ne abbia per dirmi sì. E allora dobbiamo stabilire qual è la cornice complessiva, i pilastri su cui si costruisce il “salva Messina”. Ho bisogno che questo consiglio mi dica immediatamente cosa vuole fare, e individui con me delle scelte dietro le quali ci saranno drammi, ma devo decidere: o ragiono da sindaco o ragiono di altro, e da sindaco devo salvare e rilanciare la città. Ma lo dobbiamo fare assieme. Però abbiamo dei tempi imposti, io oltre domenica (14 ottobre, ndr) non posso andare, siamo già in ritardo”, conclude dopo aver lanciato l’ipotesi di una seduta di consiglio comunale permanente “ogni giorno”, ad libitum.

Nel lungo discorso del Sindaco c’è spazio anche per parlare delle sue dimissioni, annunciate più volte, messe nere su bianco il 28 settembre e quindi rimandate oggi al 16 ottobre, quando diverranno esecutive. Forse. 

 

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