MESSINA. Ormai tra il sindaco Cateno De Luca e l’ex assessore al Bilancio Guido Signorino è un botta e risposta continuo e costante. Uno attacca, l’altro contrattacca. L’argomento, conosciuto, è la stabilità economica e finanziaria del comune di Messina, con il nuovo sindaco che attacca la passata amministrazione, e l’ex assessore che si difende e contrattacca, accusando l’attuale primo cittadino di mistificare i numeri.
Tutto è iniziato domenica, quando Cateno De Luca, durante le quattro ore di comizio, aveva silurato le politiche finanziarie dell’amministrazione guidata da Renato Accorinti. La risposta di Guido Signorino si è fatta attendere due giorni, ma è arrivata precisa, puntuale e argomentata, costringendo Cateno De Luca a rompere il silenzio che continuava da domenica a causa di un malore dopo il comizio, tirando in ballo una delibera di ottobre 2017 della corte dei conti, oggi pomeriggio. Qualche minuto fa, la controreplica di Signorino (molto lunga).
“De Luca mi definisce “mentitore”, ma “sul piano politico”. Infatti “sul piano pratico” non smentisce (ora come prima) una sola delle mie affermazioni. Avrebbe ogni diritto di farlo, possibilmente con argomentazioni e toni di civiltà e correttezza; semplicemente, non lo fa.
De Luca usa come post il referto della Corte dei Conti al consuntivo 2015. Le questioni poste sono un po’ tecniche e complesse, vediamo di offrire elementi.
– Premessa: i referti della Corte “ereditati” dall’Amministrazione Accorinti sui bilanci pre-2013, avevano toni identici. Accorinti non ne fece occasione di dileggio contro i suoi predecessori, ma di attento esame per intervenire nelle più serie criticità dell’Ente. Con questo approccio serio e costruttivo l’Amministrazione Accorinti ha superato la violazione del patto di stabilità, la deficitarietà strutturale, i vincoli assunzionali, ha assorbito i deficit dei bilanci precedenti (2011-2013), ha recuperato il ritardo nella corresponsione dei contributi alle partecipate, restituito l’anticipazione straordinaria del Governo di 14 milioni del maggio 2013 (senza cui il Comune sarebbe caduto in una irrimediabile crisi di liquidità), recuperato la tempistica dei pagamenti entro quanto concesso per legge. Risultati non scontati.
– Le criticità segnalate dalla Corte nel post di De Luca sono in gran parte state affrontate. I disallineamenti contabili con le partecipate sono stati approfonditi con le aziende, con atti di “parificazione” con ATM, e AMAM, e atti transattivi con Messinambiente e ATO Messina 3; ciò ha sanato squilibri contabili ricevuti, e non generati, dall’Amministrazione Accorinti.
– Sul parametro 6 il Collegio dei Revisori assunse una posizione non condivisa dall’Amministrazione. La questione è molto tecnica (l’Amministrazione, in linea con l’esperienza di altri Comuni, ritenne che il costo del personale delle partecipate dovesse essere escluso nel calcolo del parametro) ed è stata oggetto di relazioni e approfondimenti inviati al Ministero e alla Corte dei Conti ancora nel maggio 2015. Il Ministero, nelle interlocuzioni di questi anni con il Comune, non ha mai dichiarato irricevibile il piano di riequilibrio per violazione del parametro 6. Certo non è motivo di falsità dei bilanci. Non a caso il Collegio dei Revisori, mantenendo la propria riserva, certificò il rispetto dei parametri già nel consuntivo 2013.
– Quanto ai debiti fuori bilancio, la loro indicazione compiuta negli atti contabili è avvenuta proprio con Accorinti (Cassa Depositi e Prestiti ne fece oggetto di personale apprezzamento). Il loro riconoscimento necessita il finanziamento e il mancato compimento dell’iter del piano di riequilibrio crea problemi in merito. Ma i bilanci riportano adesso in esplicito la loro consistenza.
– Il piano di razionalizzazione delle società partecipate è stato rivisto per la non coincidenza di obiettivi con il Consiglio Comunale (la legge aveva creato una incoerenza sanata dalla legge-Madia), mentre il sistema informativo è stato adeguato nel 2016, passando da un “pallottoliere elettronico” a un sistema informatico vero e proprio la cui implementazione consentirà il pieno dialogo con la contabilità delle partecipate.
– Il personale di Feluca era assunto a tempo indeterminato in una società che risultò “controllata” dal Comune e la legge D’Alia (ripresa anche dalla Madia) consentì la mobilità di personale inter-partecipate; dopo lungo esame l’Amministrazione applicò le disposizioni di legge, in presenza di esigenze di personale non altrimenti risolvibili da altre partecipate.
– Sulle risultanze del piano di riequilibrio, la stessa Corte dei Conti riconobbe che alcune valutazioni dei Revisori (“Minori trasferimenti ATM”) erano sbagliate, mentre l’esame complessivo delle misure effettuato sui riscontri di consuntivo mostra che nel 2014-17 il totale delle risorse realizzate ha superato di una decina di milioni le previsioni perchè alcune misure (lotta all’evasione, vendita patrimonio, riduzione di spese per il personale, …) hanno sovracompensato le minori risorse prodotte da altri.
– Si aggiunga che, nel solo 2017, il debito del Comune si è sgonfiato di circa 80 milioni grazie al lavoro di governo della massa passiva posto in essere dall’Amministrazione.
Il fatto è che Roma non fu fatta in un giorno. Quando si ereditano condizioni di particolare complessità bisogna avere consapevolezza che si tratta di un lavoro lungo, faticoso e per molti aspetti nascosto: poco comprensibile e poco visibile. Ci fa piacere che De Luca voglia svolgerlo in pace; ci piace meno che pretenda di tacitare in malo modo chi interviene per chiarire e rettificare informazioni che appaiono false o fuorvianti, dette da chi, magari avendo esaurito le parole proprie, ricorre a quelle della Corte dei Conti, i cui interventi rispondono a ben altre finalità che scaricare sui predecessori la responsabilità dell’incapacità ad agire”.