22.20. “Grazie per il calore che mi avete trasmesso, per aver riposto le speranze in noi, per la responsabilità che mi avete affidato e che ogni giorno mi andate affidando, grazie per averci dato la possibilità di far risorgere Messina”.
Con questa parole, iniziate con un’ottava e concluse as quella superiore, De Luca si congeda dai suoi supporter dopo tre ore e mezza di comizio.
Si dimette? Non si dimette? Non si sa. Forse domenica prossima se ne saprà di più. Forse, eh? Su questo dilemma apparentemente irrisolvibile, la diretta di Lettera Emme si conclude.
22.15. Momento plebiscito: “Devo restare o no?”. De Luca gigioneggia, il pubblico gli va dietro. Quindi resta o va via? Non si sa. “Domenica saremo qui a discutere le manovre del salvaMessina, e voi mi direte se vi piace oppure “De Luca vai a fare in culo”.
Poi, in un crescendo rossiniano, rilancia e contropropone al consiglio comunale un ritiro spirituale, domenica prossima. “Una decina di ore”. Ormai è senza freni.
“Abituatevi a questi incontri – dice alla piazza – la città deve sapere cosa succede nel palazzo, dovrete formarvi un’opinione strada facendo, per arrivare coscienti di quello che è successo, così in campagna elettorale non si dicono stronzate, ma cosa si può fare meglio”.
22.12. “Voglio accettare la richiesta del presidente del consiglio Claudio Cardile di fare due sedute per parlare della relazione di inizio mandato e delle manovre del “salvaMessina”. ma il consiglio comunale sappia che deve correre, abbiamo solo 57 giorni. Non voglio passare per quello che dice così o basta”, afferma, riuscendo incredibilmente a restare serio.
22.10. Il momento che tutti stanno aspettando. Si dimette o non si dimette?
22.08. Ci si avvia verso la conclusione, stavolta davvero. prima di congedarsi, De Luca tributa gli onori alla sua squadra, presentando uno per uno i membri della giunta e dei consigli d’amministrazione delle partecipate, che “sta portando avanti un’azione di risanamento nella legalità, l’unica che può salvare Messina”.
Il pubblico, ormai ridotto e provatissimo (mentre De Luca sembra arzillo e fresco come una rosa), applaude tipo presentazione di una squadra di calcio.
22.00. Un aneddoto: De Luca, in ottemperanza alla legge, ha chiesto i carichi pendenti dei dipendenti di MessinaServizi Bene Comune.
21.50. “Non governo la città con chi ha contribuito allo sfascio, cari sindacati. Io sono il sindaco e vado avanti”, conclude. Forse, chè con De Luca si sa quando si inizia ma non quando si finisce.
21.40. Ai sindacati De luca riserva gli attacchi più feroci. “Siamo usciti pazzi”, è la parola che De Luca alterna agli episodi che racconta, iniziando col sindacato della polizia municipale e finendo con i segretari di Cgil, Cisl e Uil: quello che hanno detto, e che ha fatto incazzare De luca, si può leggere qui, ma riguarda principalmente l’accusa, rivoltagli dai sindacati, di aver fatto perdere posti di lavoro.
“Noi non abbiamo paura di minacce e atteggiamenti mafiosi”, spiega duro De Luca.
21.25. “Io i bilanci li conosco: nei piccoli paesi il bilancio l’ho sempre fatto io“, ha concluso De Luca il capitolo sul piano di riequilibrio, non prima di avere spiegato, a “quelli che c’erano prima”, di essersi fatti prendere per il culo (cit.)
Adesso tocca ai sindacati. La previsione di aver terminato il comizio col bilancio si era rivelata troppo ottimistica.
21.20. Quello del piano di riequilibrio è l’argomento più ostico per i non conoscitori di finanza degli enti locali: pressochè tutti. In estrema sintesi secondo De luca, numeri alla mano, il piano di riequilibrio decennale non sta rispettando le previsioni di entrata (circa 45 milioni di euro all’anno) per poter ripagare i debito del Comune.
Qui, nel dettaglio, le previsioni. Gli scostamenti De Luca non li ha proiettati, e saranno inseriti nella relazione di inizio mandato.
21.15. Rispetto alle spiegazioni fornite da Guido Signorino, ex assessore al Bilancio, De Luca rilancia con i suoi, di calcoli. “Chi ha barato esca allo scoperto“, urla.
21.10. “Il piano di riequilibrio ancora deve essere approvato e già abbiamo 52 milioni di buco“, avverte il sindaco, con voce più grave e moderata rispetto a tutti gli altri argomenti.
Siccome la materia è complessa, e De Luca l’ha già trattata (e l’ora è tarda e i numeri, come dire? non sono il nostro forte), chi avesse questa curiosità può leggerla qui.
21.05. “O nni mittemu a travagghiari, o dichiaro l’esubero“, enuncia De Luca, al termine di una lunga dissertazione (con casi effettivamente surreali) su quanti sono i dipendenti del Comune e cosa fanno.
E’ la parte del comizio in cui la folla, benchè provata da due ore e mezza di permanenza in piedi, si scatena. Grasse risate ogni volta che De Luca spiega perchè il dipendente con una mansione (spesso assurda) fa qualcos’altro, o non si sa cosa faccia effettivamente. “Farò un’indagine ufficio per ufficio, quando avrò tempo”, annuncia De Luca.
Poi tocca al piano di riequilibrio. E forse è l’ultimo argomento. Forse.
20.55. Altro aneddoto, pure questo bello gustoso: sui 328 dipendenti di categoria b si cercava un messo notificatore. Solo uno ha risposto, ma è stato bocciato all’esame del corso per diventarlo, pagato dal Comune.
20.50. De Luca cita due episodi. Quello ormai celebre dei trecento dipendenti di categoria A e B tra i quali ha cercato (senza successo) gli attacchini per il Comune, e una specie di supercazzola che gli ha mandato un dirigente in risposta alla sua richiesta di installare una macchinetta del caffè. Richiesta di luglio, risposta di agosto, macchinetta prevista per settembre.
In questo episodio, raccontandolo e commentandolo, De Luca dimostra un notevole talento comico, raggiungendo vette davvero invidiabili. Lui sorride amaro, la piazza ride sguaiata. E inveisce.
20.40. Fortunatamente, De Luca salta a piè pari Amam e MessinaServizi Bene Comune. E passa alla “malaburocrazia”. E affila la Katana.
20.35. Termina la lunghissima parentesi Atm, con il dato finale: “trentatre milioni di euro di debiti in più in cinque anni”, conclude De Luca. “Ha i piani industriali fasulli e fa spese non autorizzate dal socio unico e dentro vige l’illegalità. Questo, per quanto mi riguarda è l’Atm, carte alla mano”
20.27. “Noi non siamo mafiosi e non abbiamo mai minacciato il sindaco. Vogliamo solo un incontro con lui per chiarire alcuni punti, non ci ha mai dato questa opportunità“, spiegano i lavoratori interinali che da una serata battibeccano con il sindaco Cateno De Luca.
20.25. Ancora Atm. De Luca entra spesso nello specifico, disorientando la piazza, poi riassume tutto con una battuta, spesso in dialetto. Lì scatta l’applauso. L’analisi e le ricostruzioni delle vicende, da parte del sindaco, arrivano direttamente dalle carte, rigorosamente proiettate sugli schermi.
Su Atm De Luca si è espresso già in termini mezzi catastrofici, oggi rincara la dose. La vicenda va approfondita, però, quando il sindaco metterà a disposizione tutti i documenti che sta presentando stasera.
20.15. La lunghissima parentesi Atm porta di nuovo battibecchi tra gli interinali e De Luca, che ribadisce, per la ventesima volta da inizio comizio, che “nella pubblica amministrazione si entra per concorso, non per calci in culo“. Gli autisti interinali rispondono spiegando di essere stati selezionati, a norma di legge, da un’agenzia di somministrazione di lavoro temporaneo.
A un certo punto De Luca invoca l’intervento della Digos e della Polizia: “venite e prendeteli, circoscrivete chi disturba il comizio. Individuiamoli perchè voglio sapere chi sono e procediamo alle denunce del caso”. La folla, ormai totalmente succube del magnetismo di De luca, applaude forte e inveisce contro gli interinali.
20.00. Un buon quarto d’ora, De Luca lo riserva a fare le pulci a Giovanni Foti, sostenendo che la sua nomina fosse illegittima, in violazione dello statuto ed in spregio della legge, e facendo furore presso la folla quando gli fa i conti in tasca.
Ovviamente, per “la folla” Foti è l’ultimo scappato di casa e non meritava una lira…
19.46. “Semu babbi e ‘nni calaru u paccu“, spiega De Luca sull’accordo di collaborazione dell’epoca tra la Gtt di Torino e l’Atm di Messina. Una ricostruzione molto personale, diciamo.
19.45. Particolare attenzione il sindaco la riserva a lanciare siluri sui Servizi sociali, prima di passare al bersaglio grosso, l’Atm, con la quale De luca sembra avercela in particolare.
Fino ad oggi, i risultati della sua amministrazione sul tema trasporti sono stati non brillantissimi. De Luca spiega il perchè, come aveva già fatto venerdi, in occasione della presentazione del piano di trasporto invernale.
Particolare attenzione De Luca la riserva alla nomina dell’ex direttore generale Giovanni Foti, nel 2014
19.35. Le spese del Comune, riassumendo quello che sta illustrando il sindaco, sono queste
19.33. Un momento di tensione: i dipendenti interinali dell’Atm rumoreggiano, De Luca sbotta “questi atteggiamenti intimidatori non attaccano, con me dovete stare al vostro posto“. La folla inizia a fare casino, applaude, inveisce contro gli interinali.
Potrebbe succedere qualsiasi cosa, non succede niente, per fortuna. De Luca continua, spiegando, dopo le entrate, le spese del Comune.
19.30. “I bilanci sono falsi”, urla a centodieci decibel De luca, dopo aver fatto un rapido excursus sui documenti finanziari. Poi annuncia che domenica prossima distribuirà la relazione di inizio mandato: altro bagno di folla.
19.25. Si passa al bilancio. De Luca ripete quello che aveva già illustrato al consiglio comunale in altra occasione. Il riassunto della questione è che il comune di Messina si basa su entrate “esterne” (quindi trasferimenti statali e regionali) in misura molto maggiore rispetto a quanto dovrebbe incassare dai tributi. In pratica non accerta e non riscuote.
Inoltre il 95% del bilancio è destinato alle spese correnti, questo vuol dire che il Comune non è in grado di fare investimenti.
19.20. “Io non voglio prendere in giro nessuno“, alza la voce De luca, al termine dell’assalto senza quartiere al consiglio comunale. Poi recita una nota da parte del presidente del consiglio Claudio Cardile, per il quale ha parole di grossa stima e a favore del quale chiede alla folla: questa è la nota, con la quale si chiude il capitolo consiglio comunale.
19.10. Per spiegare perchè il consiglio è fondamentalmente composto di fancazzisti, De Luca cita un episodio dello scorso consiglio, in cui una modifica del regolamento è stato discusso una ventina di volte in commissione senza mai arrivare in aula, ed il fatto che “si fanno commissioni ogni giorno”.
“Tra cinquantasette giorni si dovrà votare il piano di riequilibrio”, ricorda, al consiglio ma soprattutto alla folla che pende dalle sue labbra. Poi “fa ammuina” sugli oneri riflessi, il rimborso che il Comune dà al datore di lavoro dei consiglieri per “ricompensarlo” delle assenze per motivi politici. De Luca spiega il meccanismo per truffare il comune, ma dice pure “pare che sia così”.
Tutta la discussione è “pro domo sua”, per far si che la proposta di delibera per la modifica del regolamento dei lavori d’aula passi. Vero è che nessumno la vuole bocciare, tanto è vero che la delibera l’ha presentata il gruppo consiliare di Libera Me. Il problema, diciamo, è sui tempi (e sui 50 emendamenti presentati dai consiglieri, che De Luca interpreta come ostruzionisti)
19.05. Il massacro sistematico del consiglio comunale è interrotto da uno striscione, che mette nero su bianco quel grido che già un paio di volte si è alzato dalla folla. De Luca si ferma un attimo, per raccogliere l’applauso.
19.00. “Ci dobbiamo distinguere per tempi e qualità. Se ci volete stare andiamo avanti, se no ci volete stare ce ne andiamo a casa”. La prima sfida De Luca la lancia al consiglio comunale, come prevedibile.
La carota, spiegando che il consesso è comunque migliore di quello precedente (per distacco, aggiunge il cronista), e subito dopo il bastone: “non basta, devono essere migliori, tendere ancora più verso l’alto“.
I consiglieri del 5 stelle, di Libera Me e Libero Gioveni, fino ad oggi, non la pensano così.
18.53. I pilastri del governo di De Luca: “L’esecutivo, che detta la politica, i dirigenti (“Che non hanno capito che la musica è cambiata”, spiega), le partecipate (chiamate “Il bancomat della poplicica fino ad oggi”) e il consiglio comunale, che, concede De Luca, “è organo di controllo e indirizzo, può suggerire ma non può condizionare i tempi di giunta e sindaco. Ognuno deve stare al proprio posto, questo è il concetto di base. Il mandato di governare lo abbiamo avuto noi, il consiglio deve controllare senza travalicare le competenze dell’esecutivo”, li mette a posto De Luca.
18.50. Tre minuti e Cateno De Luca è già in iperventilazione. Parlando (gridando) di social, privacy, dirigenti e dipendenti di Messinambiente, viene interrotto dallo striscione sollevato dai lavoratori interinali dell’Atm. Li zittisce. “Non interrompetemi più, con me ognuno deve stare al suo posto”. Applauso da parte della folla.
Cinque minuti ed è già uno spettacolo.
18.47. “Essere o non essere, questo è il dilemma“. Cateno De Luca sale sul palco, tra un minuto e mezzo di applausi e un capannello di folla, e inizia toccandola piano: cita l’Amleto di William Shakespeare.
Sarà una lunga serata.
18.50. Cento giorni di Cateno De Luca: i cento giorni più lunghi, densi e discussi della città, in cui il sindaco ha fatto, disfatto, contato, cazziato, fatto blitz, seguito cerimonie religiose, emanato ordinanze rivoluzionarie, mettere mano alle partecipate con risultati perlomeno alterni. Ah, e rassegnato dimissioni “irrevocabili”, ma forse no.
Di tutto questo, e di molto altro, Cateno De Luca parlerà a piazza Municipio, presentando alla piazza gremita la sua relazione di inizio mandato, che se dovesse tenere fede alle dimissioni che ha rassegnato tre giorni fa potrebbe essere anche messaggio di commiato.
Prima di De Luca, un intervallo comico da parte degli animatori della pagina Facebook che “doppia” i messaggi video che Cateno De luca posta sulla sua, di pagina Facebook, che il sindaco, insieme alla moglie Giusy Gregorio ha seguito con interesse: uno dei due personaggi faceva la sua parodia.
Semu cunsumati