MESSINA. “Dimissioni? Se il consiglio comunale non mi rende sereno, non è un percorso che posso intraprendere. Non lo voglio dalla mia parte, lo voglio semplicemente in sintonia con i principi che ho posto: certezza nei tempi e sui procedimenti, perchè ci saranno almeno una ventina di delibere da affrontare subito e tutte concatenate”.
E’ un Cateno De Luca col volto tirato e che tradisce una certa stanchezza quello che, alle 22.30 di ieri sera, commenta con una certa amarezza il “nulla di fatto” del consiglio sulla delibera di modifica ai regolamenti d’aula, che aveva decisamente “caldeggiato”, al punto di minacciare le dimissioni nel caso in cui la delibera non fosse passata.
Ieri, in aula, De Luca ha ammorbidito decisamente la sua posizione, spiegando che “un giorno in più o in meno non è un problema”, e dimostrando di aver apprezzato la buona volontà del consiglio. Che ieri, quando De Luca è andato via dall’aula per continuare con gli accertamenti finanziari che saranno inseriti nella relazione di inizio mandato, si è impantanato in una discussione tra chi voleva restare in aula e votare gli emendamenti (dei 50 presentati) che avevano ricevuto parere favorevole, e chi invece voleva rinviare la trattazione della delibera dopo un ulteriore passaggio, rimandandola a mercoledi prossimo: ha vinto questa posizione, con un’aula spaccata e senza che della delibera ne sia stato discusso un solo minuto.
Nel video, Cateno De Luca spiega il suo rapporto col consiglio comunale. “Il consiglio può legittimamente, sotto il profilo regolamentare, paralizzare l’attività di un’amministrazione. Ma io questo non me lo posso permettere: nè io nè la città. Quindi, sulle nostre iniziative regole chiare. Quelli che voglio siano intrapresi, sono profili che responsabilizzano il consiglio su un fattore che in questo palazzo non è mai stato preso nella giusta considerazione: il tempo. Che è fondamentale per quello che vogliamo fare nella città”.
Oltre a questo, il sindaco parla di dimissioni, della relazione di inizio mandato, dei conti del Comune (che sostiene a chiare lettere, e fogli alla mano, essere in rosso) e del futuro prossimo della città, “in cui non basta denunziarle, le cose, bisogna risolverle”.