MESSINA. Sarà oggi, in tarda serata, che si decideranno le sorti amministrative di Messina: se, cioè, il sindaco Cateno De Luca terrà fede alla minaccia di dimissioni brandita come una clava tre settimane fa, o se tornerà sui suoi passi, prenderà atto della buona volontà del consiglio comunale, e continuerà a fare il sindaco. Perchè è dalle decisioni del consiglio comunale che dipende quella di De Luca.
Dal voto favorevole alla delibera che modifica radicalmente le abitudini ed i tempi di lavoro dell’aula, che per primo Cateno De Luca ha presentato (la delibera deve essere votata dal consiglio comunale, che sui regolamenti che ne riguardano il funzionamento è sovrano) e che poi ha ritirato perchè convinto dalla proposta, diventata anch’essa delibera, del gruppo consiliare di LiberaMe.
Senonchè, al tavolo della presidenza sono arrivati trentasette emendamenti. La grande maggioranza tratta di piccoli particolari procedurali, niente che modifichi lo spirito della delibera, ma ce ne sono alcuni che confliggono direttamente con quanto De Luca aveva “imposto” come condicio sine qua non per restare a fare il sindaco: Un comma dell’articolo 43, per esempio. All’originario “Non possono essere riproposti in seduta di Consiglio quegli emendamenti che siano stati ritenuti inammissibili dalle competenti commissioni consiliari”, l’emendamento aggiunge “perchè non abbiano pareri tecnici e di legittimità positivi”. Un’aggiunta tecnica, che non dovrebbe urtare la suscettibilità del sindaco: al quale, vengono comunque fatte generose concessioni, come i venti giorni dati per rispondere alle interrogazioni invece dei dieci previsti in origine nella delibera.
L’articolo 47, quello che tratta del gettone di presenza, potrebbe dare atto a una controversia: De Luca aveva immaginato di legare l’emolumento alla presenza ad almeno 3/4 della seduta, i consiglieri rilanciano con quaranta minuti anche non continuativi, e la permanenza di almeno il 50% della seduta, a prescindere dalla durata. Gli stessi criteri (articolo 53) sono estesi alle commissioni.
Poi, all’articolo 53, il “guanto di sfida”. Una modifica al comma 4 specifica che è la conferenza dei capigruppo “l’unico soggetto preposto a presentare modifiche ai regolamenti del consiglio comunale”. Questo impedirebbe al sindaco, come ha fatto un mese fa, di intervenire e presentare la sua proposta di delibera.
Anche l’articolo 57 sembra fatto apposta per mettere i puntini sulle “i”: in un comma nuovo, si spiega che dirigenti e funzionari invitati alle commissioni non possono sottrarsi alla convocazione: l’esatto contrario di ciò che De Luca, all’indomani della presentazione della sua delibera, aveva fatto, vietando espressamente (con tanto di coda polemica da parte del consiglio) a dirigenti e assessori di partecipare alle sedute se non prima si fosse risolto il nodo della produttività delle commissioni.
Ancora l’articolo 57 si mette “in mezzo” ai desiderata del sindaco, che aveva proposto che le commissioni si concludessero con una votazione: un comma nuovo di zecca spiega che invece possono concludersi, oltre che con la votazione, anche con “la semplice determinazione ad aggiornare i propri lavori o ad approfondire ulteriormente la discussione sui temi trattati”.
Altro braccio di ferro all’articolo 58. Per De Luca le commissioni devono esitare, e portare in aula, le proposte di delibera che vengono da sindaco e giunta entro cinque giorni. “Dieci”, raddoppiano invece i consiglieri. Che poi però danno dimostrazione di operatività riducendo a cinque (da dieci previsti in origine) i giorni entro cui la proposta deve essere iscritta all’ordine del giorno del consiglio.
Ultimo sgarbo al sindaco De Luca è la cancellazione integrale dell’articolo 63, che prevedeva la figura del “consigliere delegato”: una delle primissime idee che De Luca aveva espresso la volontà di mettere in atto appena messo piede a Palazzo Zanca, che il consiglio comunale brutalmente cancella.
Accetterà l’aula di votare la delibera, che benchè “ispirata” dall’aut aut di De Luca, è stata fatta propria e presentata dai quattro consiglieri di LiberaMe? E l’eventuale voto favorevole, e quindi le modifiche ai lavori d’aula, convinceranno De Luca e gli faranno ritirare le dimissioni? La risposta è, con certezza quasi matematica, si a entrambe le domande. Il consiglio aveva già intrapreso la strada di una maggiore serietà, complice anche la mortificante figura della scorsa legislatura e la devastante eredità di gettonopoli, quindi la delibera dovrebbe essere votata con ampissima maggioranza (ed i 37 emendamenti riuniti in un enorme maxiemendamento).
Dal suo canto, a De Luca serviva un segnale di “complicità” da parte del consiglio comunale. L’ha avuto, anche e soprattutto con le due clamorose votazioni, pressochè all’unanimità, sui due atti che ha portato in consiglio, l’Agenzia per il risanamento ed il bilancio. Ha forzato la mano, da provetto giocatore di poker, ed è bastato per blindare le sue volontà. L’esito di stasera dovrebbe accontentare tutti.