MESSINA.I creditori, non tutti ma con il prinicpale di essi in testa, hanno votato negativamente all’ipotesi di concordato proposto da Messinambiente per evitare il fallimento. Per la (ormai ex) partecipata di via Dogali, potrebbe quindi essere dichiarato il crac. E’ l’esito dell’udienza di stamattina davanti al giudice fallimentare.

Il principale dei creditori era l’Agenzia delle entrate (voto negativo alla proposta, non motivato: su quelle Messinambiente proporrà eventualmente appello), che tre anni fa ha proposto il fallimento per la partecipate che fino a un anno fa si occupava di raccolta e spazzamento rifiuti per conto del comune di Messina, e oggi è stata sostituita da Messina Servizi Bene Comune. Messinambiente aveva un debito da trenta milioni per il quale l’agenzia delle entrate nel 2014 ha chiesto il pignoramento: Messinambiente si oppose, ma l’opposizione venne rigettata e il pignoramento divenne esecutivo nel 2015.

Secondo il concordato, al fisco sarebbero andati quindici milioni, sui quali le parti avevano raggiunto un accordo transattivo, che avrebbero dovuto estinguere il debito con l’Agenzia delle entrate, il resto sarebbe stato diviso in partite da cinque milioni ciascuno per il Tfr dei dipendenti, per i debiti previdenziali con l’Inpdap e per altri debiti, soprattutto coi fornitori. Il Comune avrebbe quindi assicurare il pagamento di sei milioni di euro all’anno per cinque anni.

Lo scorso primo agosto dello scorso anno, il tribunale aveva dato l’ok per la proposta di concordato presentata dal Comune con il deposito della delibera con cui il consiglio comunale autorizzava la spesa di trenta milioni in cinque anni per il rientro dai debiti.

Nella prossima udienza l’Agenzia delle Entrate dovrà motivare il suo voto negativo, quindi il giudice si esprimerà dopo aver sentito Messinambiente.

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