01.40. La seduta si chiude con la lettura dell’ordine del giorno proposto dal consigliere Salvatore Serra.
Lettera Emme chiude la lunga serata (quasi sette ore) con la previsione del catenometro.
[infogram id=”6761dcc1-8bcb-4f2e-b744-cc2e3ac0edd0″ prefix=”hcc” format=”interactive” title=””]
01.35. Replica De Luca, con tutti in piedi pronti a scappare a casa: “Può essere che io (con le modifiche che sottoporrà al regolamento del consiglio) acceleri i tempi delle bocciature degli atti che vi sottopongo, ma preferisco così che essere tenuto a bagnomaria. Questo quadro dobbiamo renderlo compatibile con le regole. Avremo modo di approfondire”.
01.30. Ma insomma, Cateno De Luca si dimette o non si dimette? Ci sbilanciamo: non si dimette. Sia perchè alla fine è stato raggiunto un invidiabile equilibrio, sia perchè la vittoria di oggi ha segnato un precedente importante. Però qualcuno ha voluto mettere i puntini sulle “i”.
“Il regolamento del consiglio comunale era in fase di modifica”, ha dichiarato Gaetano Gennaro, nell’ultimo degli interventi. “Possiamo ragionare insieme per vedere di coniugare le cose, ma lei non ha maggioranza: la potrà avere provvedimento su provvedimento, anche con ‘unanimità come oggi. Ma se vogliamo trovare soluzioni giuridiche a problemi politici abbiamo sbagliato. Questo non è un approccio corretto da nessun punto di vista”.
01.20. “Io spero che quest’aula colga la sfida che io ho la necessità di lanciare, proprio sui tempi, questo è l’elemento dirimente della mia decisione sulle dimissioni“, conclude Cateno De Luca, lanciando la sfida all’aula. “Diamoci dei tempi, una volta per tutte. Mi sembra paradossale che il sindaco abbia dei tempi nei vostri confronti e voi non li abbiate verso l’esecutivo. “Sento l’esigenza di avere garanzie sui tempi”, rimarca.
01.06. Con una delibera votata all’unanimità da pressochè tutto il consiglio comunale, De Luca potrà fare la voce grossa a Palermo ma anche a Roma, per la dichiarazione dello stato di emergenza. “Abbiamo il diritto di vedere ripristinato il fondo originario previsto per Messina”, rivendica.
Poi annuncia che la giunta regionale ha riassegnato 140 milioni di euro di Poc, i fondi complementari dei piani operativi. “Ed entrerà in ballo l’articolo 99, con i 40 milioni per lo sbaraccamento, oltre ai 20 milioni per l’emergenza idrica ed ai 25 milioni per la Sanderson. E vanno allertati i deputati, invito i consiglieri comunali a parlare coi propri parlamentari. Non è la mia vittoria, può essere la vittoria di tutti“.
01.01. De Luca, un aneddoto per chi non lo conosce da vicino, ha una caratteristica che è anche un vezzo: prende nota di tutto. Letteralmente. E infatti, risponde a tutti i consiglieri intervenuti. Rispondendo ad Antonella Russo cita Winston Churchill.
01.00. Nonostante il trionfo, De Luca non è soddisfatto: vuole stravincere. “Se guardiamo il contenuto di tanti emendamenti, che poi con grande saggezza (e di questo vi ringrazio) sono stati ritirati, tutto si poteva dire tranne che andavano nella direzione di supportare il provvedimento. So di essere antipatico, ma chiamo le cose col loro nome. Nei prossimi giorni invierò una proposta della giunta per le garanzie reciproche sull’elemento che stava portando al corto circuito il rapporto tra aula ed esecutivo. Non ho intenzione di svolgere il ruolo di sindaco, se continuerà, in modo timido“.
00.55. “Non posso accettare di essere paragonato ai miei predecessori, e nemmeno il consiglio dovrebbe farlo”, dice De Luca “Se facciamo riferimenti al passato, senza polemica alcuna, iniziamo male. Portatemi un sindaco che abbia fatto un’ordinanza come la mia, con cronoprogramma e attività concrete. Tra poche ore potrò fare l’altra ordinanza per la questione di ordine pubblico”, annuncia.
“Non è possibile che il sindaco non abbia garanzie sulle delibere che propone al consiglio e che discendono dall’ordinanza. Al prefetto ho detto che avrei proposto un lodo, al consiglio comunale, su questo principio, sui tempi. Il mio compito finisce lì, poi il consiglio deciderà cosa fare. E’ vero che la democrazia richiede i suoi tempi, ma la gente è stanca degli atteggiamenti delatori”: deflagranti rivelazioni da parte del sindaco Cateno De Luca.
00.50. Guerra di citazioni contro Piero La Tona: il sindaco ricorre a Cicerone per “partire nell’articolato ragionamento”. Mancamenti in platea e tra i banchi…
00.43. “Abbiamo posto una pietra miliare per un nuovo corso nelle politiche del risanamento e l’eliminazione delle baracche, un corso di grande discontinuità. Ne sono orgoglioso sia come proponente della norma che come sindaco della città di Messina, e sento ancora di più la responsabilità del nuovo corso – spiega De Luca, scandendo le parole una per una – la città si aspetta da parte del palazzo municipale altrettante decisioni importanti”. E’ l’inizio del discorso di De Luca.
00.41. Si va al voto: 31 presenti (su 32), 30 favorevoli, presidente astenuto, la delibera passa all’unanimità, l’Agenzia per il risanamento è realtà. Trionfo per Cateno De Luca, che adesso farà il suo discorso. Dal quale si capirà la faccenda delle dimissioni.
00.40. Ultimo intervento a cura di Andrea Argento (e giuriamo che la rima non è voluta): sospiri di sollievo da parte dell’aula (gremita) e del loggione (pieno). “Vorrei non sembrare stucchevole“, sostiene il consigliere del Movimento 5 stelle, subito dopo aver affermato che “noi le baracche non le vogliamo“.
Argento racconta un aneddoto (sempre per non essere stucchevole) della sua campagna elettorale, in cui, in visita alle baracche, sperava di poter fare qualcosa qualora fosse diventato consigliere comunale. “L’interesse della città, il suo interesse, è anche il nostro interesse”, dichiara.
Dichiarazione di voto a nome del gruppo: “Voteremo favorevoli, ma con i se e con i ma”
00.30. “La politica deve continuare ad albergare in quest’aula”, spiega Gaetano Gennaro, anch’egli del Pd. “Sebbene spesso la politica in quest’aula abbia significato affari, abbia significato piegare ai pochi la necessità di tanti. Forse per la prima volta dopo anni stiamo invertendo la tendenza“.
“Questo consiglio, eccettuata la seduta dell’insediamento, si è riunito per tre volte, e per tre volte ha votato all’unanimità“, sottolinea intelligentemente Gennaro, lanciando indirettamente una frecciata al sindaco Cateno De Luca, che invece lamenta ostruzionismo (sintetizzando molto le varie posizioni). “Chi si piglierà la responsabilità di rompere questo giocattolo, con l’equilibrio che oggi ha raggiunto“, accusa il sempre incisivo Gennaro, che conclude “io voto favorevole, ma conservo i miei dubbi”
Che poi si lancia nella metafora del mese: “Qui non possiamo drizzare le gambe ai cani e farli diventare un metro e novanta”
00:15. «Se lei fosse mio marito, visto il caratterino che ha, avrei chiesto il divorzio dopo una settimana», esordisce l’esponente del Pd, e De Luca ridacchia. Poi diventa seria: «Come primo cittadino però le faccio un plauso. Ha posto il problema in maniera seria e incisiva. Ma sarò accanto a lei solo se i suoi proclami su Facebook diventeranno fatti». Riassumendo, l’atteggiamento di De Luca sui social non suscita proprio la simpatia nei consiglieri. Per usare un eufemismo. Per il resto, grossi apprezzamenti per l’iniziativa.
00.00. Scena surreale a mezzanotte in punto quando il discorso di Alessandro De Leo viene interrotto dal rumore dei fuochi d’artificio. A commentare l’imprevisto anche De Luca, che ha fatto ridere con una battuta (che non si è sentita) gli assessori al suo fianco.
Riprende De Leo: «Abbiamo sempre apprezzato la determinazione del sindaco, ma la politica è democrazia e rispetto dei ruoli. Come noi rispettiamo lei, lei deve rispettare noi».
Penultimo intervento affidato ad Antonella Russo, mentre in sala stampa e in platea la gente inizia a vedere i draghi.
23:51. A dieci minuti dalla mezzanotte, dopo di cinque ore di seduta, tocca a Cristina Cannistrà (M5S): «Non siamo mai stati contro il Risanamento. Ci siamo solo attenuti al nostro ruolo. Una cosa che mi ha piacevolmente colpita è la disponibilità al dialogo dei miei colleghi. Al contrario, la cosa che mi ha maggiormente amareggiato, signor Sindaco, è stato il suo atteggiamento pregiudizievole nei nostri confronti. Le chiedo di dire la verità su ciò che accade in quest’aula. Ci guardi in faccia, tutti e 32, e ci dia la possibilità di lavorare serenamente».
23:39. «L’accusa di voler perdere tempo e di fare ostruzionismo non la accettiamo. Per quello che abbiamo fatto in 14 giorni tutti i miei colleghi meritano un applauso». Esordisce sulla stessa falsariga di La Tona il collega Alessandro Russo, che punzecchia ancora il Sindaco sulle tempistiche («Spero davvero sia possibile») invitandolo ad occuparsi dell’emergenza abitativa in toto. Malgrado il discorso un po’ prolisso, anche a lui spetta l’applauso.
23:25. Tocca a Pietro La Tona, che fra una citazione e l’altra (Mussolini, Mazzini), rivendica l’impegno dei consiglieri. «Non può dire che non abbiamo lavorato, tutti quanti. Vorrei che al di fuori dei social ce lo riconosca. Essere d’accordo con il Risanamento non significa non discutere la delibera». Poi l’affondo: «Non ci piace il Sindaco di Facebook. Ce l’ha con qualcuno e se la prende con tutto il consiglio. Non può passare l’idea che con una mano chiede collaborazione al consiglio e con l’altra “ni pigghia a tumpulati”». Quindi l’invito ai colleghi (“vi invito a votare all’unanimità la delibera”) e una sferzata al Sindaco: «Spero che arrivi a fare tutto nei tempi che si è stabilito, ma noi le staremo con il fiato sul collo».
Dura e ironica al contempo la riflessione sulla democrazia e sulle paventate dimissioni di De Luca: «Noi consiglieri non siamo stati eletti per fare azioni, ma per indirizzare e controllare l’operato dell’Amministrazione. Si chiama democrazia», prosegue, invitando il sindaco ad impegnarsi in caso ad eliminare del tutto il suo ruolo del Consiglio comunale da deputato regionale.
Scoppia l’applauso persino dalla platea, che ha ascoltato il discorso in religioso silenzio. Breve applauso anche per Giuseppe Schepis del M5S, che ha letto una nota.
23.20. “In questi quattro giorni sono stato attaccato da tutti”, tuona Benedetto Vaccarino contro gli applausi sarcastici che arrivano dal loggione quando dice “noi siamo per l’agenzia senza se e senza ma”, involontariamente citando Cateno De Luca. “Pensi anche gli abusivi, dopo i baraccati”, dichiara, prima di lanciare una proposta. “Villette prefabbricate in legno, dal costo irrisorio e antisismiche”.
Pure Salvatore Sorbello, del gruppo misto, esprime soddisfazione, e rievoca i suoi natali da “ragazzio di quartiere”. Quartiere Ritiro, sottolinea.
Non è un momento molto dinamico, diciamo. Il sindaco Cateno De Luca, dal suo posto di fronte ai consiglieri, tradisce una certa irrequietezza e non troppa voglia di sentire giri di parole. La sua faccia è tutta un perché (ma anche quella di Gaetano Sciacca è tutta un programma).
23.10. Salvatore Serra della Lega propone un ordine del giorno, da leggere dopo la votazione, non prima di aver dichiarato il supporto, suo e del suo gruppo, alla delibera.
Anche Libero Gioveni, che la prende larghissima e racconta “un passaggio della mia vita”, si dichiara ovviamente a favore, e introduce il fattore “project financing”: unpartenariato pubblico/privato, ma soprattutto invita De Luca ad insistere sulla dichiarazione dello stato di emergenza. “Credo in questa soluzione anche più dell’agenzia”.
23.05. Altro emendamento tecnico, sempre a firma Nino Interdonato. Altro en plein. Cateno De Luca, dal suo banco, osserva con attenzione, senza tradire emozione. Se è soddisfatto non lo dà a vedere.
22.56. Altro emendamento tecnico proposto da Nino Interdonato dei Dr. sulla regolamentazione dei rapporti tra Comune ed azienda. Dissipa ogni dubbio Federico Basile, presidente del collegio dei revisori dei conti, e poi pure Antonio Le Donne. Si continua come treni, tutti favorevoli, tranne Cardile che come da etichetta si astiene.
22.55. Un altro emendamento, a firma Gaetano Sciacca e Paolo Mangano del Movimento 5 stelle, che in sostanza chiede di cassare la parte dello statuto in cui si dice che il consiglio d’amministrazione è nominato dal sindaco, e sostituirlo con la potestà del consiglio comunale. Dopo la spiegazione da parte del segretario generale, che aveva apposto parere negativo, Paolo Mangano lo ritira.
22.50. Si riprende con un altro emendamento proposto dal 5 stelle: lo illustra Cristina Cannistrà: “L’emendamento è superato dal fatto che il sindaco ha assimilato il parere dei revisori”. Emendamento procedurale, che passa senza discussioni. Tutti favorevoli
22.41. Il sindaco Cateno De Luca chiede qualche minuto di sospensione. Dato il clima in aula, quasi ecumenico, azzardiamo ad aggiornare il catenometro.
[infogram id=”6761dcc1-8bcb-4f2e-b744-cc2e3ac0edd0″ prefix=”hcc” format=”interactive” title=””]
22.40. “Colleghi, vi informo che in aula siamo 31 presenti su 32 consiglieri, e l’unico assente è Giovanni Scavello, giustificato perchè in viaggio di nozze“, annuncia un orgogliosissimo Claudio Cardile. Passano senza colpo ferire sia l’emendamento che il subemendamento. Tutti favorevoli tranne un’astensione, quella rituale del presidente.
22.35. Salvatore Sorbello, preso da sindrome competitiva, propone di allungare a 25 anni la vita dell’Agenzia. Irriferibili i commenti dal loggione, proposta nemmeno presa in considerazione
22.30. Riprende la seduta con Cardile che annuncia il voto per l’emendamento ed il subemendamento. L’emendamento (ed il sub) porta al 2038 la fine naturale dell’agenzia, e cassa la parte in cui si nominano i commissari liquidatori.
22.15. Rilancia Felice Calabrò: “Facciamo quindici anni”. Alessandro De Leo (Dr) accoglie: “Stiamo preparando un subemendamento”.
Ad interrompere il clima idilliaco il funereo messaggio di Pierluigi Parisi di Forza Italia: “Sono amareggiato dall’astio che si è creato”, proprio nel momento di massima comunanza di intenti tra De Luca ed il consiglio comunale. “Stiamo collaborando tutti per un obiettivo comune”, spiega Parisi con snervante calma serafica, interrotto di continuo dai commenti sarcastici del loggione. Il presidente Claudio Cardile taglia corto, richiama all’ordine e concede un minuto per la discussione dell’emendamento.
22.10. Perplessità da parte dei consiglieri Salvatore Serra, Antonella Russo e Massimo Rizzo. Tocca di nuovo al segretario generale: “Un termine deve essere sempre posto, a mio parere è migliorativo dello statuto”, spiega Le Donne
22.01. Secondo emendamento, a firma Movimento 5 stelle, che vogliono che l’agenzia, invece che a tempo indeterminato, abbia scadenza a dieci anni, seppure rinnovabile con altra delibera di consiglio (che può anche scioglierla anticipatamente.
Tocca ad Andrea Argento spiegare l’emendamento. “Qualora l’agenzia dovesse raggiungere gli obiettivi, non avrebbe più motivo di esistere”.
Secondo De Luca però “Potrebbe creare qualche problema operativo. Se ci fosse la possibilità di contrarre un mutuo, il problema si porrebbe”.
22.00. Trenta consiglieri presenti su trentadue: passano sia il subemendamento che l’emendamento. La seduta scorre veloce.
21.50. Felice Calabrò vuole essere rassicurato sul fatto che l’errore sarà corretto anche nella delibera di giunta dalla quale discende quella arrivata in consiglio e adesso in discussione. Antonio Le Donne, segretario generale, lo rassicura. “La delibera che voterete oggi sana l’incongruenza”.
Libero Gioveni, anch’egli del Pd, vuole sapere se per l’atto in questione è necessario il parere delle circoscrizioni. Le Donne rassicura anche lui: “Non è necessario”. Si vota.
21.45. Antonella Russo, che il suo emendamento l’ha ritirato e trasformato in subemendamento, spiega i vantaggi dell’ente non economico: “Contratto degli enti locali per i dipendenti, si tratta pubblica amministrazione e non impresa commerciale”.
Il “passo indietro” di Antonella Russo (sottoscritto anche dal collega di partito Felice Calabrò) è un segnale di distensione.
21.40. Dopo la pausa di dieci minuti (in realtà durata un’ora, come da prassi), riprende la seduta. Primo emendamento quello presentato da Cateno De Luca, con subemendamento da parte di Antonella Russo (Pd).
Si tratta di correzione di un errore materiale: nel corpo della delibera si parla di ente economico, nello statuto si parla di ente non economico. De Luca ha corretto, sottolineando che l’Agenzia è un ente non economico, strumentale del comune di Messina. “Qualunque riferimento e refuso è da intendersi come tale”.
21.15. Tornando seri, al tavolo della presidenza sono arrivati otto emendamenti, tutti completi di parere favorevole da parte del segretario generale. Due sono stai presentati dall’amministrazione. Uno, che riguarda la forma statutaria dell’Agenzia, era stato proposto ieri da Antonella Russo e “inglobato” oggi da uno uguale proposto dal sindaco Cateno De luca, che prevede, per il nuovo organismo, lo status di ente pubblico non economico.
Ce n’è anche uno sottoscritto dal Movimento 5 stelle, che invece è diametralmente opposto: per l’Agenzia prevede lo status di ente pubblico economico. Quali sono le differenze? Lo abbiamo spiegato ieri in questo articolo.
21.10. Nel frattempo, per l’angolo del capo cosparso di cenere, grazie al nostro rapporto conflittuale con l’autocorrettore stavamo trasformando una seduta di consiglio comunale ed una decisione politica in un porno soft-core…ci scusiamo con i lettori, abbiamo provveduto a correggere.
21.00. La presidenza del consiglio ha sospeso i lavori per permettere al Segretario generale di apporre il visto di regolarità sugli emendamenti presentati in questi minuti.
All’annuncio, la sala consiliare si è svuotata a velocità prossima a quella del suono, e il bar è stato preso d’assalto come le locuste di biblica memoria. Arancini e pidoni sono stati sterminati senza pietà, e il risultato è questo…
20.35. Iniziano gli interventi. Per primo tocca a Massimo Rizzo (LiberaMe), che spiega i dissidi nati con De Luca da presidente della commissione al Bilancio. “Non abbiamo invitato sindaco e dirigenti perchè coi colleghi volevamo approfondire i termini della delibera“.
20.31. Cateno De Luca ha parlato per un’ora, ma non del contenuto della delibera, oggetto della seduta di oggi. “Ne parlerò quando l’aula avrà intenzione di prenderla in considerazione“.
Si entrerà nel merito tecnico della “autorizzazione alla costituzione dell’Agenzia per il risanamento” alla fine della presentazione degli emendamenti. Undici più un subemendamento. “Ma molti sono stati ritirati”, spiega Claudio cardile
20.30. “Il 30 presenterò le mie dimissioni irrevocabili: Non posso prendermi certe responsabilità, sbattere la faccia, e intrattenere certi rapporti, e poi trovarmi il consiglio che non va ai miei tempi”, dichiara il sindaco. ”
“O modificate il regolamento consiliare e mi date garanzie sui tempi di discussione delle delibere che arriveranno dall’esecutivo, o non possiamo continuare“, conclude.
Il catenometro oscilla pericolosamente verso le dimissioni…
[infogram id=”6761dcc1-8bcb-4f2e-b744-cc2e3ac0edd0″ prefix=”hcc” format=”interactive” title=””]
20.20. “Me ne vado perchè non posso accettare che si faccia politica su un tema come questo“, racconta De Luca sull’epilogo della seduta del consiglio di giovedi.
Altri applausi e altri cori (stavolta tipo gol di Schillaci), tanto che il presidente del consiglio Claudio Cardile è costretto a sottolineare come, alla prossima intemperanza, farà svolgere la seduta a porte chiuse.
“Me ne sono andato provato, ed ho avuto il dubbio se fossi o meno adeguato a fare il sindaco di Messina”, ammicca De Luca.
20.18. Cateno De Luca ha qualche sassolino nella scarpa, e non sta perdendo occasione per levarseli tutti. Adesso tocca al presidente del consiglio comunale Claudio Cardile, col quale giovedi scorso, nella seduta di consiglio straordinario dedicata ad un ordine del giorno sull’Agenzia, c’erano state scintille piuttosto grosse.
“Non possiamo fare politica sulle baracche“, tuona. “Mi sono state fatte le stesse domande che mi erano state fatte il giorno prima in commissione“. Poi parla della delicatezza dei rapporti istituzionali, con riferimento alla “censura” da parte del consiglio per l’assenza di Falcone.
“Siete arrivati a quel consiglio comunale con l’intenzione di fare il tagliafaccia al sindaco De Luca“: il loggione partono cori e applausi tipo Celeste quando segnava Romolo Rossi.
20.10. “Non c’era motivo per il quale l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone dovesse venire a Messina a relazionare”: un altro dei momenti di frizione tra amministrazione e consesso, viene spiegato da De Luca così: “Il presidente della regione Nello Musumeci, con grande garbo e sobrietà istituzionale ha detto che non verrà nessun esponente della sua giunta finchè non saranno presi provvedimenti concreti”
20.08. Inizia la cronistoria del rapporto conflittuale tra il sindaco ed il consiglio comunale. De Luca lamenta di non essere stato invitato in una determinata commissione, e di aver letto attacchi da parte dei consiglieri su stampa e social.
20.05. Cateno De Luca continua a parlare, i giornalisti ascoltano, e prendono nota, “sulla fiducia”: questo è quello che si vede dai banchi riservati alla stampa, che si trovano davanti un muro di cameramen, fotografi e imboscati a vario titolo.
20.00. “C’è tanto amianto quanto in cinque campi da calcio“, ha spiegato De Luca, parlando del censimento baracca per baracca portato avanti in questi giorni
19.55. “Duecentotrenta milioni di euro”: è la dotazione finanziaria che l’agenzia porterebbe con sè, spiega De Luca. Poi c’è la richiesta di stato d’emergenza rivolta al Governo: “E’ necessario che lo stato segua Comune e Regione”. Sono i passaggi che De Luca elenca.
Ancora non si è entrati nello specifico del documento da votare. Il sindaco parla da venti minuti.
19:48 Tocca adesso alla prima scadenza, ovvero la costituzione dell’Agenzia per il Risanamento, “lo strumento sul quale si incardina tutta la strategia”. Si entra nel vivo della questione che tanto ha fatto discutere nelle scorse settimane: “Il Consiglio comunale deve decidere se accettare quanto deciso dalla Regione o lasciare. Chiedo scusa se il mio è sembrato un aut-aut, ma la scelta politica è a monte. Se bisogna andare a certe velocità bisogna assumersi i rischi e prendersi le proprie responsabilità”
19.45 Il sindaco ricostruisce adesso le prime tappe della sua battaglia sul Risanamento, ricordando il servizio della Rai dello scorso 4 agosto: «A sentire parlare di Messina come la città delle baracche mi sono vergognato». Quindi tocca ai punti cardine dell’ordinanza (“entro il 31 ottobre chi sta nelle baracche se ne deve andare e trovare un alloggio dignitoso. Entro il 31 dicembre lo sbaraccamento e la bonifica delle aree”). Tocca poi al resoconto dell’incontro con l’assessore regionale Falcone, che si è tenuta il 7 agosto. “All’Ars mi hanno riso in faccia: in 28 anni sono stati fatti 600 alloggi e tu vuoi risolvere tutto in quattro mesi?”, ha raccontato, non senza una certa autoironia
19.35. De Luca inizia a parlare di sè in terza persona, tipo Giulio Cesare, mentre racconta dell’emendamento da lui inserito nella legge di stabilità “che elimina il conflitto di competenze tra Comune e Iacp (istituto autonomo case popolari” e modificare la legge 10, accorpando le competenze, e che finanzia l’avvio dell’Agenzia per il risanamento” con 500mila euro: E’ l’articolo 62. Che è riuscito a passare indenne alla mannaia del Ragioniere dello stato, che ha cassato numerosi articoli e commi (alcuni proposti dallo stesso De Luca) della legge di stabilità.
Applausi dal loggione. Sarà una serata rumorosa, da questo punto di vista.
19.33. “Dal 2007 ad oggi ci sono state timide attività di risanamento“, spiega De Luca al termine della relazione del prefetto dell’epoca. La legge 10 del 1990, prevista per il risanamento, è stata il bancomat della politica: su 250 milioni assegnati per Messina, sono stati prelevati, per altre finalità, 81 milioni di euro”, spiega De Luca. Parole pesanti come macigni.
19.30. Prende la parola, per illustrare la delibera, il sindaco Cateno De Luca. Prima di entrare nello specifico e nei dettagli amministrativi, De Luca commenta due documenti che ha fotocopiato per consiglieri e giornalisti: il primo è una proposta di legge per lo sbaraccamento del lontano 1960.
La seconda è una relazione del 2006 da parte del Prefetto di Messina. LetteraEmme, combinazione, ne ha scritto proprio oggi, in questo articolo.
19.25. Ventotto consiglieri presenti, inizia la seduta. Manca il segretario generale, si inizia lo stesso con il consigliere più giovane, Paolo Mangano (M5s) a prenderne il posto per formalità
19.20. Il principale motivo di interesse, a parte la delibera, è la decisione di Cateno De Luca se fare seguito alla minaccia di dimissioni o se tornare a più miti consigli.
Come in tutti i momenti topici, Lettera Emme sfoggia l’artiglieria pesante e presenta il “catenometro”, l’indicatore di percentuale di dimissioni da parte del sindaco
[infogram id=”6761dcc1-8bcb-4f2e-b744-cc2e3ac0edd0″ prefix=”hcc” format=”interactive” title=””]
19.15. Cateno De Luca fa il suo ingresso in sala consiliare accolto da cori da stadio. La seduta sta per cvominciare, i banchi dei consiglieri (trentadue in totale) sono pressochè pieni
19.10. Ovviamente la seduta non è ancora iniziata (c’è la maledetta consuetudine della mezzora di “vacatio”), mentre sotto Palazzo Zanca è in corso la manifestazione di supporto a Cateno De Luca: i suoi sostenitori vogliono scongiurare le dimissioni dandogli la carica. parecchi di loro hanno rumorosamente preso posto nel loggione sopra l’aula consiliare. E si sono già fatti sentire.
La diretta della manifestazione sulla pagina Facebook di LetteraEmme
19.00. Comincia ufficialmente la seduta di consiglio comunale dedicata all’Agenzia per il risanamento, fortemente voluta dal sindaco Cateno De Luca per sbaraccare Messina e da lui inserita, in un emendamento, nella legge di stabilità regionale del 31 maggio (nella sua qualità di deputato regionale).
Il tema ha tenuto banco per tutta la settimana, segnando una profonda spaccatura tra il consiglio comunale e De Luca, che ha minacciato le dimissioni (annunciando anche la data del commiato dalla città) nel caso in cui il consiglio non si dia una mossa: il sindaco ha proposto anche cinque modifiche al regolamento del consiglio comunale per “snellirne” le procedure (nonostante sui regolamenti il consiglio sia sovrano)
Il consesso, da parte sua, ha reagito, difendendo le sue prerogative legislative e di controllo: alla delibera dovrebbero essere allegati quattro emendamenti.
La previsione è che la delibera alla fine passerà, perchè il tema è di quelli “inclusivi”, e assumersi l’onere di bocciare uno strumento che potrebbe sbaraccare Messina è piuttosto difficile da sostenere. Cionondimeno, la sensazione è che il consiglio comunale non farà nulla per agevolare l’amministrazione: in poche parole, De Luca vincerà, ma gliela faranno sudare.