MESSINA. Come il sindaco Cateno De Luca aveva previsto (o come aveva auspicato, accusano alcuni consiglieri comunali tra i quali il presidente Claudio Cardile), sull’agenzia per il risanamento, tra amministrazione e consiglio comunale si prepara un muro contro muro: l’agenzia alla fine si farà, ma l’aula sembra volergliela fare sudare, al sindaco.
E’ quanto è emerso dalla seduta, molto partecipata, della commissione Bilancio dedicata a capirne di più sull’organismo che scalzerà le competenze di Comune e Iacp in materia di sbaraccamento e ricollocamento degli oltre 2200 nuclei familiari che ancora vivono nelle casette, secondo un censimento che è vecchio di sedici anni.
Pressochè tutti i consiglieri comunali ad aver preso la parola hanno manifestato perplessità su tempi ma soprattutto modi di costituzione dell’agenzia: finanziamenti, sostenibilità economica, forma giuridica, ma anche costituzione del consiglio d’amministrazione ed eventuali conflitti di competenze con Iacp e Comune stesso.
Dubbi che lo stesso De Luca, in un post su Facebook, aveva fugato, ma che ai consiglieri non sono bastati (e non ha aiutato che nessun membro dell’amministrazione fosse presente in aula). A rispondere alla domande ci ha pensato il presidente del collegio dei revisori dei conti Federico Basile, in scadenza a fine mese: “Quella con cui si crea l’agenzia è una norma regionale che ci invita a costituire, non siamo noi che costituiamo. Il nuovo organismo accorperà le competenze di Iacp e Comune, la dotazione iniziale garantisce il sostegno economico non solo per la costituzione ma anche per l’avvio. Noi dobbiamo sapere – ha avvertito Basile – che qualora il consiglio decida di costituirla, il Comune avrà una nuova partecipata, che si sommerà a tutte le altre che già possiede, anche a quelle che avrebbe dovuto eliminare ma ancora non l’ha fatto”.
Sulla forma giuridica dell’agenzia, quesito che molti consiglieri hanno posto, Basile si è espresso così: “L’azienda speciale è un ente pubblico non economico senza scopo di lucro, che opera secondo canoni di economicità dell’attività finalizzata al pareggio di bilancio”.
Chiarimenti che non hanno convinto la maggior parte dei consiglieri, che lamentano sia l’assenza di un piano industriale, che dubbi sulla copertura finanziaria (che dovrebbe derivare dai residui della legge 10 del 1990).