MESSINA. Arrestata stamattina, ai domiciliari, l’ex presidente del consiglio comunale di Messina, Emilia Barrile, al centro di un sistema di favoritismi all’interno dell’Amministrazione pubblica svelato dall’operazione denominata “Terzo livello” della Dia di Messina, in sinergia con il Centro operativo di Catania, Palermo, Reggio Calabria, Bari, Roma, Caltanissetta, coordinate dalla procura guidata da Maurizio De Lucia.
L’accusa nei confronti della ex presidente comunale è di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di plurimi reati contro la pubblica amministrazione, atti contrari ai suoi doveri, accesso abusivo ai sistemi informatici del Comune. Aveva infatti violato l’accesso al sistema comunale, per estrapolare dei dati a favore di un imprenditore che lei favoriva.
Sono in tutto 13 le misure cautelari chieste dalla procura guidata da Maurizio De Lucia, ed in fase di esecuzione. Di queste 11 sono misure personali, due sono misure interdittive, mentre nell’indagine risultano altri 8 indagati.
Oltre Barrile, l’unica esponente politica coinvolta nell’inchiesta, anche imprenditori, ed ex rappresentanti dei vertici delle partecipate del Comune di Messina, come Amam e Atm.
Emilia Barrile è stata candidata a sindaco alle ultime amministrative con la sua lista, Leali, ottenendo, con 2800 voti, un’ottima affermazione personale, pur non avendo raggiunto il quorum del 5% che le avrebbe permesso di sedere in consiglio comunale, del quale ha fatto parte dal 2008 al 2013. Dal 2013 al 2018, invece, è stata presidente del consiglio comunale.
Barrile, con il costante supporto del suo consigliore Marco Ardizzone – soggetto gravato da importanti precedenti giudiziari e di polizia, e nei primi anni 90 vicino al locale gruppo criminale dei “Mancuso”, egemone nel rione Gravitelli di questo capoluogo – avvalendosi dell’incarico politico allora ricoperto, interveniva con metodicità presso i competenti Uffici comunali o le Aziende partecipate perché alcune istanze avanzate da imprenditori venissero portate a buon fine, finalizzando tale condotta ad acquisire consenso anche in prospettiva elettorale, soprattutto attraverso poi la “distribuzione” o la promessa di posti di lavoro presso le imprese dei richiedenti il suo intervento. La precitata, inoltre, costituendo un “sistema” collaudato, si prodigava a risolvere problematiche burocratiche, estranee al suo mandato ma pur sempre abusando della sua influenza politica nell’apparato amministrativo della città, in favore di potenziali portatori di pacchetti di voti. Non di meno, l’ex presidente, è emersa
emersa quale dominus di fatto di due cooperative peloritane operanti nel settore della ristorazione e delle pulizie – la “PELORITANA SERVIZI”, impegnata nella controversa gestione dei punti ristoro e dei parcheggi dello stadio San Filippo di Messina, e la “UNIVERSO E AMBIENTE”, risultata affidataria del servizio di pulizie dell’AMAM a seguito di una presunta illecita assegnazione – e alle cui dipendenze è stato assunto con un ruolo di fatto significativo un elemento di spicco della locale criminalità organizzata, PULLIA Carmelo, soggetto gravato da vicende giudiziarie per gravi reati, organico al locale clan “Mancuso” e recentemente posto in libertà dopo una detenzione ventennale. Tali cooperative, anche grazie ad una ingegnosa alternanza tra periodi di lavoro e periodi di disoccupazione gestiti abilmente mediante patronati anche questi di fatto a lei asserviti, venivano utilizzati anch’essi come strumento per elargire occupazioni e posti di lavoro, con il fine ultimo di acquisire diffuso “consenso popolare”.
Un secondo contesto investigativo, invece, riguarda la frenetica attività di Vincenzo Pergolizzi – soggetto contiguo alla criminalità organizzata operante a Barcellona P.G. (ME), Messina e Catania, ai tempi dell’attività sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di PS con obbligo di soggiorno nel Comune di Milazzo – che attraverso la complicità di familiari e persone di fiducia, ha posto in essere condotte al fine di sottrarre, a possibili procedure di prevenzione nei suoi confronti, il rilevante patrimonio immobiliare delle società a lui riferibili, e al contempo frustrare il recupero coattivo del credito erariale da cui le stesse sono gravate, quasi un milione di euro accertato dovuto all’erario. Con tali intenti, oltre a numerose “trasformazioni” societarie per mezzo dei propri familiari, il precitato ha artatamente inscenato fittizie controversie lavorative con dipendenti di fiducia, al fine di svuotare fraudolentemente le proprie società di beni e capitali.
A seguito della articolata indagine sopra brevemente illustrata, avallando le risultanze investigative prodotte dalla Pg operante e accogliendo sostanzialmente le richieste cautelari avanza dalla locale Procura-Dda sono state disposte ed eseguite le seguenti misure cautelari personali
* custodia cautelare in carcere nei confronti di:
1. PERGOLIZZI Vincenzo, classe ‘53;
* arresti domiciliari nei confronti di:
2. BARRILE Emilia, classe ‘70;
3. ARDIZZONE Marco, classe ‘72;
4. CLEMENTE Francesco, classe ‘67;
5. PERGOLIZZI Stefania, classe ‘78;
6. PERGOLIZZI Sonia, classe ‘80;
7. CORDARO Carmelo, classe ‘60;
8. ADIGE Michele, classe ‘80;
9. MERLINO Vincenza, classe ‘64;
10. PULLIA Carmelo, classe ‘68;
11. LUCIANO Giovanni, classe ‘65;
* sospensione dal pubblico ufficio in atto ricoperto per la durata di sei mesi nei confronti di:
12. DE ALMAGRO Daniele, classe ‘65;
* divieto temporaneo, per la durata di sei mesi, di esercitare attività imprenditoriali e di ricoprire uffici apicali in seno ad imprese e persone giuridiche nei confronti di:
13. FIORINO Antonio, classe ‘66.
Come mai non fate i nomi degli altri indagati quando, ad esempio, la Gazzetta li fa?
Gli altri indagati sono in un altro articolo
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