MESSINA. Un credito da quasi cento milioni e una morosità del 40% a fronte di tariffe che sono del 30% più basse che nel resto della Sicilia . L’obiettivo? Ridurla, la morosità (la rilevazione di morosità scatta dopo due anni di ritardo nel pagamento), e dimezzarne la percentuale per allinearsi alla media del sud Italia, che è del 20%.
L’Amam lancia la campagna col claim “ogni euro di debito blocca l’acqua” mettendo nero su bianco qualche numero: due acquedotti, sei depuratori, 69 serbatoi, 109 impianti, 1200 km di condotte da manutenere, e 60 milioni di interventi da finanziare. E sono necessari fondi.
Lo spiega Claudio Cipollini, direttore generale dell’azienda: “L’obiettivo è fare un patto: noi miglioreremo i nostri servizi con decine di milioni di investimenti su fonti alternative, depurazione e acqua tutto il giorno, però abbiamo bisogno di risorse. E’ chiaro che se i cittadini non pagano regolamento non possiamo funzionare. E’ necessario che si capisca che portare l’acqua nei rubinetti non è gratuito, bisogna avere gli incassi giusti. Messina non ha problemi di quantità di acqua, ha solo problemi di distribuzione, soprattutto delle reti terziarie, che negli anni si sono sviluppate in maniera caotica generando forti dispersioni. Tra l’altro, al costo di sei bottiglie di acqua, l’Amam offre mille litri di acqua perfettamente potabile…”.
” Abbiamo in cantiere tre progetti per una sessantina di milioni, dieci dei quali presi dal Masterplan, inseriti nel piano operativo triennale – annuncia l’assessore Sergio De Cola – tra i quali quello di portare l’acqua dovunque in città 24 ore al giorno. Per portarlo avanti, però, c’è bisogno di recuperare crediti e liquidità”.
“Però c’è bisogno della collaborazione dei condomini, serve un rapporto collaborativo – sostiene il presidente dell’Amam Leonardo Termini – Sono problemi che riguardano almeno un decennio. Perchè? I 98 milioni non sono tutti esigibili, ce ne sono 46 a rischio, e per questo abbiamo previsto un fondo accantonamento da 22 milioni – spiega – stiamo anche provvedendo ad attivare le azioni di responsabilità nei confronti di chi ha creato queste situazioni delle quali l’Amam è stato ostaggio”.
La buona notizia è che il trend pare essersi invertito, grazie a mediazioni e piani di rientro coi condomini, principali responsabili dell’enorme debito nei confronti dell’Amam. “L’85% dei crediti deriva da mancati pagamenti per uso condominiale e domestico”. Da luglio 2017 l’azione si è intensificata, ed ha toccato già 300 utenze morose, ed i risultati sono arrivati immediatamente: dai quasi 24 milioni di euro di incassi del 2017, poco meno della metà, 11 milioni, derivano da bollette mai pagate e recuperate.