MESSINA. Matasse di buste di immondizia, cartacce, bottiglie, fazzoletti, bicchieri e sacchi di carbonella. Il tutto accatastato nelle aree attrezzate delle “quattro strade”, nei pressi di Musolino. È quel che resta della Pasquetta appena trascorsa sui colli messinesi, presi d’assalto da migliaia di cittadini per la consueta scampagnata del lunedì dell’Angelo.
I primi residui delle “rustute” all’aria aperta cominciano ad intravedersi nei pressi di Don Minico, con vettovaglie abbandonate sull’erba e buste della spazzatura che fanno capolino ai bordi della carreggiata. Nulla di allarmante, però, rispetto alla situazione degli altri anni, con le campagne della zona e le aree verdi della zona colme di rifiuti: le strade sono infatti più pulite del previsto, l’immondizia è raccolta ordinatamente in grossi sacchi neri e solo raramente si intravede qualche busta gettata a terra fra gli cespugli.
È solo incamminandosi verso Dinnammare che i resti dei picnic si fanno più evidenti. Ad essere stracolma di ogni genere di rifiuti, in particolare, è una delle aree attrezzate più grandi e pianeggianti, in grado di ospitare fino a 350 avventori sui tavolini in legno in prossimità dei punti cottura per arrostire alla brace.
I primi residui della Pasquetta sono ben visibili già all’ingresso, con una ventina di buste bianche e nere accatastate – paradossalmente – sotto a un cartello “ecologico” che invita a non sporcare. All’interno dell’area da picnic lo scenario poi è ancora più eloquente, con una distesa di ogni ben di Dio abbandonato a terra fra le panche, sui tavoli e a ridosso dei muretti che delimitano lo spazio.
A contribuire al degrado, secondo il gestore di un chiosco nei paraggi, anche la mancanza di cassonetti, posizionati fino a qualche tempo fa a breve distanza e poi rimossi.
Ad occuparsi della manutenzione e della pulizia degli spazi, che si trovano all’interno di un’area demaniale, spetta agli uomini della Forestale. Interpellato l’anno scorso, proprio in prossimità della Pasquetta, il dirigente Giovanni Cavallaro chiedeva un po’ di collaborazione per fronteggiare la carenza di manodopera.