MESSINA. “L’Amam? A lungo è stata un’esperta meretrice travestita da Heidi e una mammella della politica”. È con questo parallellismo che il presidente dell’Amam Leonardo Termini conclude la lunga conferenza stampa di questa mattina nella sede della municipalizzata. Un intervento che fa il punto sullo stato dell’azienda e sui tanti contenzioni ancora aperti prima del passo d’addio, sancito Madia.
Perché la conferenza di oggi per Termini sarà probabilmente l’ultima. Il presidente della partecipata non ne ha mai fatto menzione, ma al numero uno del Cda ed alle due consigliere Anna Spinelli e Grazia De Tuzza, l’amministrazione ha recapitato il 23 febbraio una richiesta di convocazione per il 5 marzo con all’oggetto “rinnovo cariche sociali”. E cioè l’azzeramento del consiglio d’amministrazione e la sua sostituzione con un amministratore unico, ai sensi della legge Madia. Per questo, domani sarà pubblicata la manifestazione d’interesse per identificare la figura apicale della partecipata.
Nel frattempo, per Termini, è tempo di fare i bilanci. E di togliersi anche parecchi sassolini nelle scarpe, con un atto di accusa nei confronti della gestione aziendale negli ultimi decenni. Da una parte i risultati positivi, a partire da un bilancio utile lordo di sette milioni di euro; dall’altra gli strascichi “che tengono ancora in ostaggio l’Amam”, dal recupero credito alla gestione dell’utenza.
«Sull’Amam sono state dette troppe cose ed è opportuno fare chiarezza», esordisce il presidente, che elogia il lavoro fatto in questi anni dal cda, “artefice di un processo di moralizzazione dell’azienda in quelli che sono i suoi aspetti cardine, iniziando dalla gestione interna delle ditte”.
Al centro della sua analisi, in particolare, i “problemi atavici” che hanno condizionato la vita dell’Amam negli ultimi 10-20 anni: su tutti, i tanti crediti mai incassati, i contenziosi con la Fire spa (i cui rapporti con la partecipata sono cessati a dicembre del 2015) e con la Progetto Grafica Srl, l’affidamento diretto degli appalti alle cooperative e la mancata segnalazione degli allacci abusivi.
«In passato – spiega Termini – i bilanci erano viziati da una serie di problematiche e da tanto denaro pubblico sprecato. Il grande bubbone di Amam stava proprio nella grande mole di crediti. Da una ricostruzione contabile, dal 2007 ad oggi abbiamo perso circa 46milioni di euro di denaro pubblico».
A finire nel mirino del presidente è in particolare la Fire, società incaricata di occuparsi del recupero crediti (di cui oggi se ne occupa internamente la stessa azienda idrica). «A tal proposito – sostiene Termini – abbiamo notato delle anomalie che sono state tutte segnalate al Tribunale. La Fire stessa, nelle sue relazioni, parla di 15 milioni di crediti prescritti o inesigibili», prosegue il presidente, che fai poi riferimento al decreto ingiuntivo esecutivo presentato a dicembre del 2016 dalla spa nei confronti della municipalizzata, ammontante a un milione e duecentomila euro, con tanto di pignoramento dei conti correnti e l’opposizione tramite domanda “riconvenzionale” dell’Amam per 25 milioni di euro.
«Altra anomalia molto grave – continua Termini – è quella relativa alla società Progetto Grafica Srl, attualmente in amministrazione giudiziaria», che dal 1999 si è occupata di fatturazione e anagrafica. «Negli anni ci sono tornate indietro caterve di posta impossibile da notificare. Nel 2016 ben 21mila fatture, mentre dal 2004 al 2016 l’ammontare del credito non riscosso ammonta a 12 milioni di euro, a fronte degli appena 300mila euro incassati».
Altra questione spinosa è quella relativa al programma di gestione per il recupero dei crediti. «Amam ad oggi non ha il possesso delle chiavi del proprio server nonostante varie richieste e diffide», sostiene il presidente del cda. «Nonostante il software sia stato ceduto in passato all’Amam, il responsabile del servizio informatico non è mai entrato in possesso del programma di gestione a cui avrebbe diritto». Cosa comporta questo? La mancata gestione del recupero crediti, “che va fatta con carta e penna”, spiega Termini.
La sua lunga analisi si incentra poi sul problema della lettura dei contatori, “un discorso atavico dell’Amam del passato”. Il servizio – denuncia infatti Termini – a lungo è stato affidato a cooperative in maniera diretta, con importi ammontanti a 100mila euro. «Anche adesso, nonostante numerose sollecitazioni da parte del cda, non riceviamo denunce sugli allacci abusivi, se non in sporadici casi, con conseguente danno erariale», e il riferimento, in questo caso, non è rivolto a società esterne ma al personale interno della municipalizzata.
Nella lunga lista di problematiche, “tutte segnalate all’autorità competente” (a partire da un ultimo esposto-denuncia con 800 pagine di allegati), c’è spazio anche per qualche notizia positiva, come la regolamentazione del debito nei confronti dell’Enel, ammontante a 31 milioni di euro, “il secondo più grosso della Sicilia”.
Sul finire della conferenza, a prendere la parola è anche il direttore generale Claudio Cipollini, che incentra il suo discorso in particolare sulla carenze di risorse interne: «I dipendenti hanno un’età media di 55 anni e non c’è nessun dirigente. Da un’indagine che abbiamo svolto su 51 società in tutta Italia, l’Amam dovrebbe avere 120/130 persone, mentre al momento siamo solo in 63»