MESSINA. “A nome del Collegio dei Prorettori del rettorato Navarra, che ho coordinato, invio la seguente nota, professore, Giovanni Cupaiuolo (Università degli Studi di Messina)”, così ha inizio la lunga nota dei prorettori in difesa di Pietro Navarra, dopo il duro attacco di Marco Travaglio al Pd che ha candidato “il nipote di uno dei boss mafiosi più potenti di Corleone”. Tra i 12 firmatari, anche Salvatore Cuzzocrea, dato per favorito alle prossime elezioni accademiche.
Ecco la nota:
“Assistiamo con stupore e indignazione ad attacchi ingiustificati che alcuni organi di stampa nazionali stanno rivolgendo contro il prof. Pietro Navarra, strumentalizzando notizie connesse ad un suo congiunto deceduto da oltre 50 anni , e quindi prima della sua nascita.
In veste di Prorettori abbiamo avuto l’onore di collaborare con il prof. Navarra a partire dal luglio del 2013 e fino alle sue recenti dimissioni, presentate come atto di sensibilità istituzionale al momento della sua accettazione della candidatura al Parlamento
Abbiamo scelto di eleggerlo e di collaborare poi con lui nel corso del mandato rettorale, apprezzando il suo impegno sul fronte della legalità. Nel creare la squadra di governo, innanzitutto, il prof. Navarra ha voluto istituire un prorettorato alla legalità e trasparenza. Inoltre, uno dei primi atti di governo – è bene ricordarlo – é stata l’adozione di un Piano anti-corruzione molto rigoroso che rappresenta ancora un punto di riferimento per tante altre amministrazioni. Accanto a questo, la nuova impostazione del Centro studi dedicato alla lotta alla mafia e l’attivazione di percorsi formativi con i patrocini del Ministero dell’Interno e di quello della Giustizia.
Ogni anno, nel bilancio che veniva redatto per riassumere le azioni di governo, un apposito spazio è stato dedicato proprio alla legalità e, andando a consultare quei report, è facilmente ricostruibile l’attività dell’Ateneo in tale ambito. È impossibile negare che l’Università sia stata, in questi anni, l’interlocutrice di tutte le istituzioni ad ogni livello di governo (locale, regionale, nazionale), ponendo in essere e condividendo iniziative di altissimo profilo culturale e civile per l’affermazione della cultura della legalità e dell’antimafia.
Ciascuno di noi ha una propria storia di vita e spesso si è trovato in prima linea nella lotta alla mafia e nella diffusione della cultura della legalità. La nostra collaborazione con il prof. Navarra si è fondata sulla piena e incondizionata condivisione di questi valori, in nome dei quali il Rettore ci ha voluti al suo fianco.
Vedere addirittura del tutto cancellato in parte del dibattito mediatico la sua, la nostra esperienza alla guida dell’Ateneo, che abbiamo contribuito a rilanciare, é offensivo non solo nei confronti del prof. Navarra. Ci sentiamo lesi come Prorettori che hanno composto la sua squadra, ma anche come docenti dell’Università degli Studi di Messina.
A Pietro Navarra, vittima di un linciaggio portato avanti da alcuni organi di stampa e chiaramente strumentale, va la nostra personale solidarietà perché la legalità non va gridata, ma vissuta; pertanto non accettiamo un uso scorretto dei media e auspichiamo che le persone siano rispettate e giudicate alla luce dei fatti e dei comportamenti personalmente assunti e mantenuti”.
Daniela Baglieri
Giovanni Cupaiuolo
Salvatore Cuzzocrea
Antonino Germanà
Eugenio Guglielmino
Michele Limosani
Carlo Mazzù
Pietro Perconti
Antonio Saitta
Emanuele Scribano
Giovanni Tuccari
Ad esprimere solidarietà all’ex rettore, anche Matilde Siracusano, candidata alla camera nelle liste di Forza Italia e sua “avversaria” per una poltrona a Montecitorio, con un post su Facebook. “Pietro navarra è un economista noto a livello internazionale, un docente di enorme valore ed è stato il più giovane Rettore italiano, fino ad oggi. La campagna elettorale non può nè deve essere un momento in cui si attiva una macchina del fango contro i candidati. Valutiamo le persone per quel che sono non per le colpe di altri”, ha concluso Matilde Siracusano.
Si può sostenere che sia estraneo alla mafia, ma non che sia stato interlocutore leale con le istituzioni. Il caso del patto per la falce è stato un esempio lampante di opprtunismo politico, alla faccia di chi non ha voluto capire. E oggi che quel patto, carte alla mano, non è stato rispettato, l’università, anziché far da garante, è stata l’unica a restare in silenzio.