MESSINA. Il comune di Messina ha presentato un esposto contro la banca franco-belga Dexia per la ormai decennale questione della finanza derivata: un’operazione, totalmente “a perdere”, nella quale palazzo Zanca si era imbarcato tra il 2003 ed il 2007, con la sottoscrizione di tre contratti “swap” per un totale di circa 200 milioni di euro con le banche Dexia e Bnl. Con Bnl il cerchio era stato chiuso un anno e mezzo fa con l’azzeramento dell’esposizione negativa, e dal 2012 questi contratti sono vietati. Restava la bomba Dexia.
Cosa è successo? Nel 2007, su incarico del Comune, l’istituto di credito arriva a Palazzo Zanca in qualità di consulente, ed effettuava una valutazione dei contratti all’epoca in essere, definendoli “molto rischiosi”. La stessa Banca proponeva come soluzione una radicale rinegoziazione alla quale essa stessa avrebbe partecipato, ponendosi quindi nella situazione bizzarra di “advisor” e venditore.
“A seguito della ristrutturazione proposta da Dexia, il Comune ha eliminato dalla propria sfera economica il danno teorico e potenziale (“Mark to Market”) dei vecchi contratti, pari a 21 milioni e 600.000 euro, per acquisire un danno certo pari ad un importo compreso tra un minimo di circa 30 milioni e un massimo di circa 76 Milioni di euro”, ha spiegato l’esperto del Comune Giuseppe Cannizzaro.
Perchè il Comune si è imbarcato (come mezza Italia, d’altra parte) in questa operazione? “Le motivazioni di “copertura” utilizzate (fin dal 2003) a giustificazione della proposta di ristrutturazione sono prive di ogni riscontro in quanto l’Ente, non detenendo passività a tasso variabile, non sopportava alcun rischio relativo all’andamento dei tassi d’interesse – ha continuato Cannizzaro – La definizione di “Interest rate swap” assegnata ai contratti in questione non è veritiera: uno swap prevede che i flussi siano bilaterali (dal Comune alla banca e viceversa), mentre nel nostro caso il Comune non poteva ricevere nulla, in nessuna condizione di mercato”, ha concluso il consulente.
Il pagamento delle cedole da parte del comune di Messina è stato sospeso in autotutela nel 2011. Fino a quel momento sono stati pagati 4 milioni e 200mila euro. Fino al 2037, scadenza naturale dello swap, alle condizioni attuali, il danno stimato è di quasi diciassette milioni.
Dai 200 milioni di potenziali danni paventati cinque o sei anni fa, si sono prima ridotti ad una cifra tra trenta e 76, poi si sono avviati rapporti negoziali (chiusi con Bnl ma ancora evidentemente bellicosi con Dexia). Contrariamente che con l’istituto italiano, con la banca inglese non si è arrivati ad un accordo, quindi si andrà per tribunali: “l’ipotesi è di nullità radicale di questi contratti perchè l’amministrazione ritiene di aver rilevato elementi che era opportuno sottoporre alla magistratura”ha spiegato l’assessore allo Sviluppo Guido Signorino. Il sindaco Renato Accorinti ha presentato un esposto rilevando che la struttura stessa dei contratti non è coerente con la natura del contratto stesso. Secondo l’esposto, si profilerebbero ipotesi di truffa.
Sospesa in autotutela nel 2011. Fino a quel momento sono stati pagati 4 milioni e 200mila euro. Fino al 2037, alle condizioni attuali, il danno stimato è di quasi diciassette milioni.
COn Bnl esposto poi azzeramento dell’esposizione negativa. Dal 2012 questi contratti sono vietati.