MESSINA. Non c’è pace per la via sant’Agostino: a metà maggio del 2017, un pomeriggio si apre una voragine, al di sotto della quale si trova il nulla per circa una trentina di metri quadrati di superficie e quattro di profondità: a tenere ancora in piedi la strada era solo la soletta e l’asfalto posato sopra.

Otto mesi dopo, nello stesso punto, nonostante i lavori la buca si è riaperta: a maggio nella carreggiata monte/mare, due giorni fa in quella inversa, mare/monte. E quindi è stato necessario chiudere di nuovo la via sant’Agostino, far accedere i mezzi pesanti per scavare sotto il suolo stradale, e aprire cinquanta metri quadrati di strada per riuscire a capire come mai, nonostante i lavori già effettuati, la terra sotto la strada continui a “scavarsi”. In pratica, i costi per un intervento uguale saranno raddoppiati.

Nei lavori che ancora sono in corso, sono state messo a nudo le tubazioni dei sottoservizi, che non sono risultate in buone condizioni. Uno dei motivi che giustificherebbero il continuo scavarsi della terra sotto la strada, potrebbe essere una perdita nella rete idrica o fognaria, non necessariamente localizzata nel punto in cui si aprono le voragini. E infatti, sul luogo c’è personale dell’Amam al lavoro.

In pratica, lʼacqua “scava” il materiale terreo sotto il manto stradale, e lo rende “cavo”. Con solo una sottile soletta di cemento e asfalto, e quando va bene una rete metallica, che le strade si aprano è solo questione di tempo, e di peso dei veicoli che ci passano sopra. Il termine tecnico è “sifonamento”: lo svuotamento del sottosuolo a causa dellʼerosione dovuta a perdite nelle condutture, o a canali di scolo che non funzionano o ancora, in genere, al passaggio veloce di acque che letteralmente divorano porzioni di suolo sotto le strade. Quando accade, si formano vere e proprie voragini.

Non è la prima volta che la via sant’Agostino è flagellata da problemi simili. Ma non è la sola. Di buche dovute agli stessi problemi negli anni se ne sono aperte molte.

 

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