Franca Viola ha solo diciassette anni quando il suo fidanzato, Filippo Melodia, il giorno di santo Stefano del 1965 la rapisce insieme al fratellino di otto anni, la tiene segregata per otto giorni e in quegli otto giorni fa di lei quello che vuole. Alcamo, profondo sud, provincia rurale, contesto quasi verghiano.

Franca Viola e Filippo Melodia erano stati fidanzati, prima che il padre della ragazza, Bernardo Viola, dimostrasse un coraggio e una fermezza al tempo non troppo comuni, e imponesse la fine di quella storia: perchè Filippo Melodia, mafioso e nipote di un mafioso, era stato arrestato per furto e appartenenza a una banda mafiosa. Risultato? Prima le minacce, poi l’incendio della vigna di famiglia, poi il rapimento: Melodia e dodici complici, aggrediscono la madre di Franca Viola e rapiscono la ragazza ed il suo fratello di 8 anni, Mariano, lasciato libero poco dopo. A cosa serve il rapimento? Ad un matrimonio riparatore: fino al 1981, in Italia esisteva un articolo del codice penale italiano, il 544, che con riferimento al reato di stupro, recitava “Per i delitti preveduti dal capo primo e dall’articolo 530, il matrimonio, che l’autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali”. Al tempo, e fino al 1996, lo stupro era considerato un “delitto contro la moralità pubblica e il buon costume” e non contro la persona, e per “lavarne l’onta” di chi lo subiva, e la fedina penale di chi lo commetteva, bastava un matrimonio. Riparatore. A Capodanno del 1966, Bernardo Viola viene contattato dai parenti di Filippo Melodia: c’è da organizzare il matrimonio tra sua figlia e l’uomo che l’ha rapita e stuprata. I genitori della ragazza fingono di accettare, e d’accordo con la polizia partecipano all’incontro: il giorno dopo i poliziotti irrompono nella casa in cui Franca Viola era segregata, la liberano e arrestano Melodia.

Il processo a carico del ragazzo, imputabile visto che Franca Viola aveva rifiutato il matrimonio riparatore, inizia un anno dopo, a dicembre del 1966. E’ il primo in tutta Italia. Il pubblico ministero chiede 22 anni di carcere, i difensori tentano di accreditare la tesi della fuitina, con la ragazza consenziente, portando come prova il fatto che i due avevano già avuto rapporti sessuali. Franca Viola non assiste alle udienze, il padre e la madre si. Sono due rocce, non mollano di un millimetro, mentre attorno a loro, comprensibilmente, l’atmosfera non dovrà essere stata delle più serene. Alla fine, vincono loro. Vince la famiglia Viola. Vince Franca Viola: Filippo Melodia è condannato a undici anni (poi ridotti a dieci), perchè “le usanze” furono ritenute un’attenuante valida. Franca Viola si sposa due anni dopo, nel 1968, con l’uomo che amava, Giuseppe Ruisi, e che nessuno gli ha potuto imporre. Ha figli e nipoti, e vive tutt’oggi ad Alcamo. Siciliana, è stata la prima donna, in tutta Italia, a rifiutare il matrimonio riparatore. Lei e la sua famiglia. Siciliani anch’essi.

Bernardo Viola

Oggi la signora Franca Viola, che ha scelto con forza e tenacia poche volte viste prima il cognome da affiancare al suo, compie settant’anni. L’8 marzo del 2014 è stata insignita dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana dal presidente Giorgio Napolitano. Chissà, se Franca Viola (e suo padre, e sua madre) fosse vissuta ad Hollywood, il velo su molestie e violenze sessuali degli ultimi mesi sarebbe stato squarciato prima. Chissà. Ma Franca Viola (e suo padre, e sua madre) ha vissuto in Sicilia. La terra dell’omertà, dicono. Ecco, forse venti, trent’anni fa lì, in California, sarebbe servita una donna come Franca Viola.

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