MESSINA. Ventuno vie di Ganzirri intitolate ad altrettante “madri costituenti”, le ventuno donne elette all’assemblea che scrisse la costituzione repubblicana, in sostituzione di sigle alfanumeriche o strade senza nome. Sembrava uno di quei provvedimenti in gradi di mettere tutti d’accordo. Invece no. E’ scoppiata un’altra polemica.
A lanciare il sasso, come suo costume senza nascondere la mano, ma anzi mettendoci la faccia, è stato Nino Principato, da un po’ di tempo particolarmente attivo e pungente su Facebook. “Leggo su LetteraEmme, il 12 agosto 2017, “Da Teresa Mattei a Nilde Iotti, da Laura Bianchini ad Angelina Livia Merlin, da Bianca Bianchi a Maria Maddalena Rossi, Ganzirri intitolerà ventuno strade ad altrettante “madri costituenti”, le donne che, subito dopo la seconda guerra mondiale, nelle elezioni del 2 giugno 1946 ed al referendum che portò in Italia la repubblica, furono elette nel consesso che contribuì a scrivere la carta costituzionale”, scrive l’architetto, dipendente comunale ed esperto di storia messinese.
Poi la bordata a palle incatenate: “Mi domando, perché queste intitolazioni per personaggi che non c’entrano niente con Messina? Quando, oltre che di opere pubbliche, mi occupavo anche di toponomastica, ai tempi del sindaco Salvatore Leonardi, ho denominato decine e decine di vie anonime a personaggi illustri messinesi. L’ultima denominazione di cui mi sono occupato è stata quella al messinese Giovanni Rappazzo, inventore del cinema sonoro. Ebbene, ci sono una miriade di donne messinesi che sin dai tempi più antichi hanno dato lustro a Messina in diversi settori dello scibile. Perché non onorarle per come meritano nella loro e nostra città? E invece, dobbiamo intestare 21 strade alle “madri costituenti”, due delle quali non hanno ancora raggiunto i requisiti di legge dei 10 anni dalla morte. Però, per Mino Licordari cui si voleva intestare non una via ma la sala stampa dello stadio “Franco Scoglio“, l’amministrazione guidata da Renato Accorinti ha risposto che dovevano trascorrere 10 anni dalla morte. Posso scrivere che è una cosa scorretta o, siccome sono un dipendente comunale, devo stare in religioso silenzio?”, domanda retoricamente in conclusione Principato.
La risposta, a stretto giro di posta, è arrivata dal gruppo Pari opportunità di Cambiamo Messina dal basso. E non è stata tenera: “Il nostro obiettivo riguardo alla toponomastica è stato da subito colmare e riequilibrare l’assenza di intitolazioni alle donne che a Messina, come in altre città, non è dovuta alla mancanza di figure di riferimento, ma alla cancellazione della loro presenza, nella storia, nella cultura, nella scienza, nella politica da chi le preferiva relegate solamente al ruolo di Sante o Madonne. Il gap di intitolazioni di strade e vie destinate a donne nel 2015 a Messina era di solo 80 toponomi di donne, come riportato nella delibera di giunta “Mille nomi per mille vie” dell’ex Assessore Tonino Perna“, spiega un comunicato. Che inizia calmo, poi parte all’attacco.
“La prima domanda del post è: “Mi domando, perché queste intitolazioni per personaggi che non c’entrano niente con Messina?” Ha perfettamente ragione, Principato, chiaramente dare lustro alle 21 donne presenti su 556 deputati nell’assemblea costituente che ha dato vita alla Costituzione e alla Repubblica Italiana non ha nulla a che fare con Messina. La Costituzione, che tutte e tutti dovremmo rispettare, ha fra i principi cardine l’uguaglianza fra donne e uomini, vale ovunque ma Messina è chiaramente un mondo a sé. La necessità di valorizzare le eccellenze messinesi, emersa dal suo post, ci trova certamente concordi, ma il tipo di ragionamento chiuso che Lei pone dovrebbe essere seguito dall’eliminazione delle intitolazioni a Garibaldi, alla regina Elena, a Re Vittorio Emanuele, a Cavour. Loro che cosa c’entrano con Messina? Qual è il margine fra un’intitolazione valida o meno? O in questi casi non sono intitolazioni da criticare? E Lei ha mai proposto i nomi di tutte le donne eccellenti messinesi che conosce?”.
“Perché – continua il comunicato, dopo chiarimenti di carattere procedimentale rispetto alla delibera di intitolazione – non si è mai indignato con tutte le amministrazioni, ma proprio tutte, che hanno lasciato interi quartieri senza anima con vie indicate da numeri e/o lettere? Ecco – conclude la nota – noi ci siamo indignate molto più per questo e continueremo nel tentativo di raccontare e rendere onore alle storie dimenticate delle donne, ci auguriamo lo faccia anche Lei”.
principato, principato, principato chi ?
sarà mica lo stesso che sostiene che Shakespeare è messinese ??
Colgo l’occasione, e non credo di mancare di rispetto ad alcuno, per evidenziare che in alcune zone di nuova espansione si è proceduto alla intitolazione delle strade ma non si è ancora provveduto alla numerazione dei civici stradali. All’Annunziata in via Sofia Idelson, per esempio. Grazie per l’attenzione, Giovanni Lando.
Condivido in parte il pensiero di Nino Principato. Ha ragion d’essere che nel dare il nome a una via, e in particolar modo nei casali che hanno una loro identità e una memoria da conservare, è insensato per non usare altri aggettivi, calare dall’alto, a suon di delibera, senza sentire e accogliere suggerimenti dai naturali, da chi vive il territorio!