Guida alla lettura: il contenuto di questo blog è nella sua interezza una menzogna, un gioco di immaginazione o forse una sorta di Dialogo sopra i massimi sistemi che mette in relazione due utenti medi di Facebook, ma senza nessun Sagredo che faccia da mediatore. Se quello che cercate è un articolo informativo vi consiglio la lettura di Repubblica, il Resto del Carlino o il Corriere della Sera. 

E pare che, proprio sul Corriere della Sera, lo scorso aprile Gianna Nannini abbia dichiarato di volersi trasferire a Londra con la propria compagna Carla e la figlia Penelope. «Londra è tutto il mondo, tutti i colori diversi che stanno assieme» spiega la cantante «Ho scelto di vivere qui perché così mia figlia Penelope cresce senza preconcetti. Ho pensato di darle garanzie e rispetto. Allora da noi non c’erano nemmeno le unioni civili, figuriamoci la stepchild adoption».

In virtù di qualche strano meccanismo dei social media, queste dichiarazioni hanno avuto risonanza e destato scandalo presso la comunità LGBTQI a distanza di due mesi dalla loro pubblicazione. 

L’opinione pubblica è divisa: qualcuno si domanda che cosa abbia mai fatto la Nannini, che lamenta l’arretratezza culturale italiana in tema di diritti, per ottenere il riconoscimento di quelli che le vengono negati; altri invece ritengono legittima la volontà della rocker di tutelare la propria privacy e occuparsi solo di musica. 

Cosa succederebbe se facessimo dialogare un fan della Nannini con un membro della comunità LGBTQI? Io me lo sono immaginato così:

Ore 11:30, presso un generico bar della Tommaso Cannizzaro, sfogliando la Gazzetta del Sud. O più realisticamente, disamina su Facebook sotto il link di un web magazine di dubbia attendibilità.

Titolo (là dove termina la lettura del 84,4% degli utenti, dato naturalmente inventato)

«Gianna Nannini lascia l’Italia “mi trasferisco a Londra, lo faccio per i diritti” »

Dopo quarant’anni di silenzio la rock “lella” si è svegliata! Non hai mai mosso un dito per le battaglie lgbt mentre noi ci siamo fatti un mazzo così, e adesso te ne vai a Londra dove “i diritti della tua famiglia vengono tutelati”? Vai vai Gianna, continua a farti i #Cazzituoi che noi ci facciamo i nostri.

Perdonami, ma dove sarebbe scritto che ogni membro della comunità debba fare attivismo? Lei non è né una politica né una sindacalista, fa musica e di questo si occupa. Io trovo che invece il suo sia un messaggio positivo, non ha fatto altro che lottare contro le etichette che voi difendete tanto. “Quando si trova la persona giusta non è importante se è un uomo o una donna” (Corriere Magazine, 7 settembre 2006) e cosa ci sarebbe di male in questo? Deve per forza definirsi lesbica perché voi credete che sia così?

Non sta scritto da nessuna parte che tutti debbano fare attivismo, se non lo fai ci saranno persone che lo faranno anche per te, poi sta al sentire di ognuno. È normale però che è dai personaggi pubblici che ci si aspetta di più: “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. Noi vogliamo che gli orientamenti sessuali “non tradizionali” vengano concepiti come “normali”, ebbene la normalità passa anche e soprattutto da personaggi di grande visibilità che vivono la loro vita alla luce del giorno. Quanto al messaggio positivo di cui parli, l’unico messaggio che leggo fra le righe è di disfattismo, “se volete che vengano tutelati i vostri diritti, andate via dall’Italia”. Io non ci sto.

Gianna ha fatto una scelta etica difficile, una scelta con la quale ogni cittadino di Messina ha dovuto fare i conti: restare o partire? Lottare per cambiare le cose o andare via per cambiare la propria vita? Lei ha fatto la scelta che ogni madre avrebbe fatto, occuparsi di sua figlia e della sua famiglia, non me la sento di giudicarla.

Io invece trovo profondamente ingiusto ed ipocrita che una persona come lei abbia giocato sulla sua ambiguità sessuale ritagliandosi proprio nella comunità lgbt una grossa fetta di pubblico (lo sapevamo tutti che fosse lesbica!) e non abbia mai voluto fare nulla per ricambiare. Il fatto che personaggi pubblici come lei non vivano con trasparenza le proprie relazioni, non fa altro che confermare l’idea di anormalità dell’immaginario collettivo sul tema dell’omosessualità. Il risultato di questa condotta sono le signore in menopausa che nel giorno di San Valentino interrompono la tua cena chiedendoti di “evitare” di manifestare pubblicamente la tua “non-eterosessualità” davanti ai bambini per non turbarli o traviarli. Secondo me il suo è un caso di quella che potremmo chiamare “omofobia interiorizzata”.

–  La Nannini è sempre stata una persona molto riservata, che ha preferito parlare di musica piuttosto che della sua vita privata, mai pensato che il mondo non ruota attorno a voi? Che non tutte le scelte personali debbano essere pesate sulla base delle vostre lotte per il riconoscimento dei diritti? 

Va bene, il mondo non gira intorno a noi, ma se non ti dai da fare non sei autorizzata a lamentarti per i diritti che ancora non siamo riusciti ad ottenere. Inoltre trovo un atteggiamento ben poco riservato scrivere una biografia chiamata paradossalmente “cazzi miei” o pubblicare un album che ha come foto di copertina il suo pancione di quando aspettava la bambina. E già che parliamo di album, a te sembra un caso che la notizia del suo coming out venga proprio a ridosso dell’uscita del suo prossimo disco? Era meglio se continuava a farsi i cazzi suoi.

Quindi lei starebbe per unirsi con la sua compagna per una trovata di marketing? Cos’è, sei pure antivaccinista contro le speculazioni della Big Pharma? E le scie chimiche non ce le metti?

– Scusate l’intromissione, @OMD Messina quando la invitate come ospite?

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