MESSINA. “Vivere anche un minuto in più con tuo figlio è un minuto interminabile anche se sai che ti dovrà lasciare; è il buon Dio a decidere come e quando… non noi. Ti amo e ti voglio bene vita mia”.
È il 4 luglio, quando Mita, mamma di Cristian Barbuscia, morto oggi, scrive questo status sul profilo Facebook che porta il nome del figlio; un profilo grazie al quale gli dà voce e porta avanti la sua battaglia…
Mita sa che la situazione sta precipitando. Suo figlio, nato tetraplegico per problemi legati al parto (la causa è ancora in corso), si trova da giorni nel reparto di Rianimazione dell’Ospedale Piemonte; il 29 giugno, così scrive: “Amore di mamma sei stanco non ce la fai più, tuoi occhietti hanno occhiaie, sei gonfio hai sempre le lacrime in occhi, stai facendo di tutto combattendo per la tua vita, ogni giorno ti vedo più stanco. Sole mio tu sei Re di mamma tua. il Re non può abbandonare il suo popolo. Ti vogliamo bene. Devi lottare mammina. Ti pregoooo. Tra me e te, vita, c’è un amore grandissimo e si dice che l’amore vince sempre ma questa volta amore sta per perdere. Amore puro, amore incondizionato ….. Per sempre…con te sarà per sempre!!!!.”
MITA, LA LEONESSA. Adesso che Cristian è morto, morto senza trovare una casa adatta (la sua, di Zafferia, era inagibile, insana, mentre la bottega individuata da Comune e Iacp è stata ritenuta inadeguata dalla famiglia), di lui resta la lunga battaglia portata avanti da Mita, che ha creduto nella forza della rete sin da marzo 2010, quando aveva creato il blog “Piccolo Cristian”: “Salve a tutti, sono Mita, la mamma del piccolo Cristian che vedete in foto. Mi rivolgo a tutti voi perchè ho bisogno del vostro aiuto. Cristian è un bambino di 9 anni che non vede,non parla, non cammina, non usa le sue manine e mangia dalla pancia tramite PEG. Cristian è un bambino meraviglioso, il suo sogno è quello di poter vedere i propri genitori e le persone che gli stanno vicino e gli vogliono bene con i suoi occhi. Il mio sogno, da mamma, è quello di poter passeggiare con Cristian tenendolo per mano e vedere i suoi piedini muoversi, stargli accanto quando mangia con le sue manine e ascoltare il suono della sua voce pronunciando “mamma”. Ho saputo che Cristian potrebbe avere una chance in America, purtroppo io non riesco a far fronte alle spese che bisogna sostenere per il viaggio e per le visite. Chiedo a voi se potete aiutare il piccolo Cristian a realizzare il sogno più bello della sua vita prima che sia troppo tardi.
Vi ringrazio anticipatamente e confido nei vostri cuori”.
LA BATTAGLIA SU FACEBOOK. Mita, neanche un mese dopo, decide di affidare tutte le sue speranze a Facebook, creando il profilo che porta il nome di Cristian. Così, la presentazione: “Ciao mi chiamo Cristian, ho 9 anni, quando sono nato, per cause legate al parto… sapete io non posso vedere, parlare, camminare, muovermi, e nemmeno mangiare da solo. Un tubicino, collegato al mio pancino, mi fa mangiare cosi cresco. Sono nato il 14 gennaio 2001”. Le citazioni preferite di Mita/Cristian? “Non è forte chi non cade mai…ma chi cadendo trova la forza di rialzarsi…”. Da aprile del 2010 ad oggi, la mamma ha aggiornato costantemente tutti gli amici del social sulle condizioni di Cristian, ha pubblicato foto, scritto appelli. Appelli che sono diventate, oggi, note che bucano il cuore.
GLI APPELLI AL SINDACO. Per due volte, il 4 settembre 2010 e il 28 giugno 2011, Mita pubblica su Facebook le lettere (uguali) inviate all’allora sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca: “Buongiorno, sono Mita, la mamma del piccolo Cristian che vedete in foto. Mi rivolgo a voi perché ho bisogno del vostro aiuto. Cristian è un bambino dei 9 anni cerebroleso ed epilettico: per cause legate al parto il mio piccolo angelo ha una tetraparesi spastica e, quindi, non vede, non parla, non cammina, non usa le sue manine e mangia dalla pancia tramite PEG. E la nostra vita continua inesorabilmente a peggiorare!”.
LE MILLE BATTAGLIE QUOTIDIANE. La lettera entra nel merito delle difficoltà: “Combattiamo da 9 anni: 1) con la scuola; è da 6 anni che mi obbligano a mandarlo e non si rendono conto di quante cure e attenzioni ha bisogno mio figlio. Portandolo a scuola, il bambino salterebbe un pasto e una dose di medicina perché gli orari coincidono con le lezioni. Da mamma e da essere umano, sinceramente, non me la sento di mandarlo. Mi hanno promesso l’assistenza a scuola di un’infermiera specializzata ma, non hanno mantenuto la promessa. 2) per le siringhe e Kit; queste sono le materie prime per l’alimentazione di mio figlio, senza questo materiale mio figlio non può alimentarsi e l’Azienda Sanitaria ha fatto dei tagli proprio su questo materiale. Come può mangiare il piccolo Cristian, forse con un imbuto? 3) con la casa; ho cambiato casa perché era piena di muffa e umidità ma adesso abbiamo nuovamente problemi: comincia anche qui la muffa, stiamo peggio dei topi, in giardino è tutto sporco e con le frane di terra. Sono venuti ma hanno solo guardato,e se ne sono andati nonostante gli scarafaggi giganti che ti saltono adosso. 4) ho dovuto lasciare il lavoro per accudire 24 ore su 24 mio figlio perché nessuno si prende la responsabilità, quindi, anche volendo, non posso più lavorare; 5) Tramite Internet e altri genitori di bimbi con lo stesso tipo di problematiche di Cristian, ho visionato il sito “Metodo Doman” ed ho saputo che mio figlio potrebbe avere una chance in America. Purtroppo io non riesco a far fronte alle spese che bisogna sostenere per il viaggio e per le visite. 6) non ho mai avuto l’aiuto da parte di Assistenti Sociali, ho fatto tutto da sola e adesso che Cristian sta crescendo i problemi si sono moltiplicati sia per me che per lui. Ho chiamato e ho sensibilizzato la televisione, i giornali, i politici, ma niente! Nessuno di loro ha mosso un dito e non ho ricevuto neanche una risposta. Ho inviato innumerevoli mail a giornalisti, politici, Ministro della Salute, trasmissioni tv (Mediaset, Rai e tv locali), personaggi famosi, ma sono stati pochissimi coloro che hanno pubblicato la storia di Cristian sui propri siti. Alcune redazioni RAI , Mediaset e tv locali mi hanno telefonato a casa per fissare un appuntamento, ma mi hanno solamente illusa perché quando li ho richiamati se ne sono lavati le mani non prendendomi più in considerazione. Fanno solo delle promesse illudendo i piccoli angeli e poi i genitori! Nelle stesse mie condizioni ci sono molte famiglie, abbandonate a se stesse perché nessuno si interessa delle nostre situazioni. Nessuno riesce ad immedesimarsi in noi e quindi sottovalutano l’importanza dei nostri bisogni e dolori”.
LO SFOGO. Conclude Mita: “Quindi adesso sto appellando qui in Facebook a lei sig. sindaco della città di Messina Giuseppe Buzzanca, io ho mandato tante mail al Comune, ma non mi ha risposto mai. Allora la prego di rispondermi, siamo disperati. Non ho avuto mai un’assistenza sociale per l’handicap di mio figlio… Io vi ho contattato perché potreste aiutarmi a fare un appello per il piccolo angelo, Cristian. Abbiamo bisogno del vostro aiuto per aiutare questo piccolo angelo a realizzare il suo sogno e a riprendersi tutto quello di cui ha diritto un malato disabile. Io il 17 luglio sono stata a Pisa per il primo incontro del “Metodo Doman” e il cammino sarà abbastanza lungo e impegnativo sia dal punto di vista morale che economico, per favore aiutatemi non sapiamo più che dobbiamo fare. Sicuramente, vi arrivano ogni giorno mail di questo tipo, ma la mia è una situazione vera e tragica e molto delicata. Visto che il mio Cristian potrebbe avere una chance, desidererei tanto dargli una possibilità ma ho bisogno del vostro aiuto. Vi ringrazio e spero che voi ripensiate alla nostra vita e possiate aiutare questo piccolo angelo che sta soffrendo ma potrebbe migliorare la qualità della sua vita. Ho pensato anche di incatenarmi o di fare lo sciopero della fame e dei farmaci io e Cristian. Non mi sembra di chiedere troppo: vorrei poter parlare delle sofferenze dei piccoli angeli come mio figlio e se allo stesso tempo qualche anima buona può aiutarci ben venga! Chiedo a voi se per favore mi potete contattare prima che per Cristian sia troppo tardi”. Appelli simili, Mita li scrive anche a politici, cantanti, mezzi televisivi. Qualcuno risponde, molti no.
LA SOLIDARIETÀ. A dare una mano alla mamma, in questi anni, volontari e amici. Ultimamente, poi, riguardo alla casa, il “Sì Cobas” e, in seguito alle sollecitazioni, il Comune, che con l’assessore Sebastiano Pino aveva trovato una soluzione abitativa per Cristian (che però necessitava di stare in un ambiente asettico al pian terreno), rivelatasi comunque inadeguata. Sette anni, quelli su Facebook, che hanno alternato piccole speranze a situazioni di grande difficoltà: “Negli ultimi giorni nel Comune di Messina siamo anche senza acqua e, nonostante i solleciti, non ho ancora ricevuto rifornimenti. Sono costretta a pulire Cristian con salviettine imbevute, e a farlo mangiare solo con yogurt. Come posso farlo andare avanti solo con yogurt, visti i medicinali che prende 5-6 volte al giorno?”, scriveva Mita anni fa.
LA STORIA DI CRISTIAN. Nel gruppo Facebook, Cristian/Mita racconta la sua storia: “L’incubo inizia in 14-01-2001, quando stavo per arrivare su questa terra. Nel pancino della mia mammina tutta la gravidanza fino ai nove messi era andata bene. Quando finalmente arrivò il giorno di venire alla luce, sentii che qualche cosa mi tratteneva e da quel momento il mio peggior incubo iniziava. Tre ore mezzo,cercavo per uscire ma non c’era possibilità perché avevo bisogno di un parto cesareo, ma loro non capivano. Hanno rotto le acque a mia mamma senza che aveva la dilatazione giusta, e io senza liquido non potevo scivolare,salivo e scendevo. Dopo, tutte queste ore finalmente mi hanno aiutato, ma era troppo tardi, e da quel giorno io sto soffrendo…”.
COSA RESTA ADESSO. Cristian è morto, e con lui, ancora una volta, la capacità dello Stato di aiutare chi ha problemi. Certo, le lacrime, oggi, domani, dopodomani, scorreranno a fiumi su un latte versato nel corso di anni e anni. E, che dire, probabilmente ha ragione il costituzionalista Nicola Bozzo, che su Facebook ha scritto: “La storia di Cristian, il ragazzo che è morto perché per un infinità di anni non ha potuto vivere in una casa decente, è una vergogna civile, uno scandalo della dignità,un omicidio per omissione. La paradossale tristezza sta nel fatto che i genitori vivranno con quanto i responsabili dovranno pagare, come se avessero dovuto sacrificare un figlio,per poter vivere”.