MESSINA. E’ arrivato il giorno del giudizio per diciassette (su quaranta) consiglieri comunali messinesi, a un anno e mezzo dall’inchiesta che ha scosso dalle fondamenta il consiglio comunale. Tra qualche ora, per “gettonopoli” arriverà la sentenza di primo grado.
L’accusa ha chiesto assoluzione piena “perché il fatto non sussiste” per Libero Gioveni e Nora Scuderi, e la condanna per tutti gli altri: Nino Carreri (3 anni e 6 mesi e multa di 1500 euro), Santi Sorrenti (3 anni e 7 mesi e multa di 1600 euro), Andrea Consolo (3 anni e 8 mesi e multa di 1700 euro), Piero Adamo (4 anni e multa di 2000 euro), Nicola Cucinotta (4 anni e multa di 2000 euro), Carmelina David (4 anni e 1 mese e multa di 2100 euro), Angelo Burrascano (4 anni e 3 mesi e multa di 2300 euro), Giovanna Crifò (4 anni e mezzo e multa di 2600 euro), Pio Amedeo (4 anni e 7 mesi e multa di 2800 euro), Fabrizio Sottile (4 anni e 8 mesi e multa di 2900 euro), Carlo Abbate (4 anni e 9 mesi e multa di 3000 euro), Paolo David (4 anni e 9 mesi e multa di 3000 euro), Nicola Crisafi (4 anni e 10 mesi e multa di 3100 euro, tranne che per l’episodio del 12 gennaio 2015), Santi Zuccarello (4 anni e 11 mesi e multa da 3200 euro), Benedetto Vaccarino (5 anni e multa 3500 euro).
Sono le richieste che il p.m. Francesco Massara ha proposto e che il Tribunale Collegiale della prima sezione presieduto dal presidente Silvana Grasso vaglierà, e sulle quali tra qualche ora emetterà la sentenza di primo grado sul caso “Gettonopoli”.
I quindici consiglieri comunali sono accusati di truffa, mentre per il reato di falso è stata chiesta l’assoluzione per tutti. Otto consiglieri sono anche accusati di abuso d’ufficio, e per questo, ai sensi della legge Severino, rischiano la decadenza Abbate, Adamo, Consolo, Crifò, Cucinotta, Sorrenti, Zuccarello e Vaccarino. Gli otto sarebbero sostituiti dai primi dei non eletti nelle rispettive liste.
Molto sinteticamente, i consiglieri sono accusati di aver percepito in maniera fraudolenta il gettone di presenza in occasione delle sedute delle commissioni consiliari permanenti. Gli investigatori hanno accertato che, in alcuni casi, i consiglieri intervenivano nel corso della seduta per il tempo strettamente necessario a firmare, e quindi ad ottenere ugualmente il gettone di presenza, per poi uscire.