MESSINA. Si chiamano Antonio Gianò (1983) ed Emanuele Stracuzzi (1990) gli sposini che lo scorso 30 giugno si sono uniti civilmente a Palazzo Zanca. I due, messinesi di nascita ma milanesi d’adozione, sono riusciti a coronare il loro sogno d’amore dopo otto anni di fidanzamento. Li ha uniti, su loro richiesta, il senatore Sergio lo Giudice, ex Kunsertu, ex presidente nazionale dell’Arcigay nonché vecchio compagno di classe, al Maurolico, del padre di Emanuele. «La scelta di Sergio, che ha recitato una bellissima poesia, è stata anche simbolica e ha contribuito a rendere speciale una giornata piena di emozioni,  prima, durante ma anche dopo le nozze. A differenza nostra lui si è sposato tanti anni fa ad Oslo in una giornata freschissima. Venerdì invece c’era un caldo infernale»,  scherza Emanuele, studente di mediazione linguistica, mentre si gode gli ultimi giorni di mare in città prima di ripartire per Milano, dove vive da anni assieme al compagno. «Poi il 13 partiremo in viaggio di nozze negli States», spiega. «Io e Antonio ci siamo conosciuti otto anni fa ad una festa, nel modo più tradizionale possibile, anche se, in tempi in cui ci si approccia solo in chat, sembra quasi una cosa desueta. Il primo passo? È stato Antonio a farlo, ma poi chiedi conferma anche a lui, altrimenti sembra che me la tiro».

Dopo la cerimonia in Comune, i due hanno festeggiato la loro unione a Terme Vigliatore, assieme ai familiari e a tanti amici che li hanno raggiunti anche dalla città meneghina. A Milano Antonio ed Emanuele vivono ormai da qualche anno, dopo un paio di stagioni trascorse a Voghera. «A differenza di Messina – commenta Emanuele – lì c’è maggiore apertura e la comunità lgbt è ben più esposta. Eppure negli ultimi tempi ho notato cambiamenti positivi anche nella città dello Stretto: benché i passi da fare siano ancora tanti la gente ha imparato non a condividere, magari, ma comunque ad accettare. Mi fa molto piacere ad esempio che ci siano dei locali, come ad esempio l’Officina, che organizzano parecchie serate friendly a cui partecipano tanti ragazzi siciliani e calabresi».

«A Milano è diverso – conferma Antonio – Io lavoro in un cinema e osservo giornalmente tantissimi ragazzi che passeggiano mano nella mano senza che la gente ci faccia caso, come è normale che sia. Per questo consiglio sempre ai miei concittadini messinesi di trasferirsi, anche per questioni meramente lavorative. In tanti, a Messina, vivono ancora la loro sessualità con paura, perché temono il giudizio degli altri, anche se rispetto a qualche anno fa la città è molto più tollerante ed aperta.  Quando ho fatto coming out, per mia fortuna, i miei genitori hanno reagito bene dopo un primo momento di normale confusione. Il mio sogno comunque, e anche quello di Emanuele, è che un giorno non ci sia più la necessità di dover “confessare” il proprio orientamento».

Ma cosa rappresenta per voi la legge sulle unioni civili? «Si tratta di una svolta fondamentale – rispondono entrambi – che ci consente di godere dei diritti delle altre coppie, sia a livello etico che economico». «Il prossimo passo – concluse Emanuele – è adesso quello delle adozioni. Un bambino? Intanto vogliamo sistemarci, ma è sicuramente un nostro sogno».

Prima di loro, sono state circa una decina le coppie che si sono unite civilmente nella città dello Stretto.  «Sono previste altre unioni nei prossimi mesi – spiega Rosario Duca, presidente di Arcigay Messina – Fra queste quelle di altri ragazzi e ragazze che vivono fuori Messina ma che, proprio come Antonio ed Emanuele, scelgono di celebrare le nozze nella loro città natale».

 

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