MESSINA. Dopo una settimana di fuoco per via dell’argomento MessinaServizi Bene Comune, e in seguito a sette giorni di polemiche, l’amministrazione guidata da Renato Accorinti passa al contrattacco, e “mette i puntini sulle “i”, rispondendo ai questiti che sono stati da più parti sottoposti.

“Con riferimento alle problematiche emerse nelle discussioni relative all’affidamento del servizio di raccolta e smaltimento dei RSU alla “MessinaServizi Bene Comune” – si legge in un comunicato – l’Amministrazione, in risposta alle domande reiteratamente poste, sottopone all’attenzione dei Consiglieri comunali i seguenti punti:  Cosa è la bancarotta fraudolenta? Lo spiega l’art. 216 della Legge fallimentare, che recita: “E’ punito con la reclusione da tre a dieci anni, se è dichiarato fallito, l’imprenditore, che ha distratto, occultato, dissimulato, distrutto o dissipato in tutto o in parte i suoi beni ovvero, allo scopo di recare pregiudizio ai creditori, ha esposto o riconosciuto passività inesistenti; ha sottratto, distrutto o falsificato, in tutto o in parte, con lo scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto di recare pregiudizi ai creditori, i libri o le altre scritture contabili o li ha tenuti in guisa da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari”. Dunque si commette bancarotta fraudolenta quando si riduce il patrimonio o l’attivo di un’impresa, provocando volutamente danno ai creditori dell’azienda.

Quali sono le risorse che portano attivo a Messinambiente? Sostanzialmente due: l’affidamento del servizio e i beni strumentali (mezzi e immobili). Il lavoro è (ovviamente) la ricchezza principale dell’azienda, ma i lavoratori non sono “proprietà” dell’impresa; se l’azienda perde le commesse, il lavoro diventa un puro costo. Dobbiamo ricordare che il prossimo 30 giugno (tra 14 giorni) l’affidamento che consente a Messinambiente di svolgere il servizio di igiene urbana scadrà senza possibilità di proroga. Per conseguenza l’azienda non potrà continuare l’attività. Dal punto di vista aziendale, non avendo più un’attività che produce ricavi, Messinambiente dovrà eliminare immediatamente le più dirette fonti di costo (licenziare i lavoratori) senza che questi abbiano alcuna garanzia di continuità. Se non lo facesse, alla luce del citato articolo 216 della Legge Fallimentare, commetterebbe bancarotta, perché incrementerebbe consapevolmente le sue perdite.  

Come evitare l’interruzione del servizio e il licenziamento dei lavoratori? In vista della scadenza del 30 giugno e in conseguenza a quanto già deliberato dal Consiglio con il piano ARO e con la costituzione della società “MessinaServizi Bene Comune”, l’Amministrazione ha da tempo predisposto la proposta di delibera per l’affidamento dell’appalto alla nuova azienda che consente la continuità del servizio e offre la garanzia della continuità occupazionale alle maestranze.

L’affidamento alla nuova società può costituire bancarotta? Ovviamente no. L’attuale contratto di Messinambiente scade il 30 giugno senza possibilità di rinnovo. L’appalto quindi non rientra tra le risorse con cui pagare i creditori. Come detto, l’azienda dovrà licenziare i lavoratori, senza poter accrescere i suoi utili con l’utilizzo (affitto) dei suoi beni. Se invece il Consiglio affida il servizio alla nuova società non solo NON determina bancarotta, ma (all’opposto) favorisce la liquidazione non fallimentare dell’azienda, perché elimina il costo più rilevante (il lavoro) e consente di ottenere utili dall’affitto dei mezzi. Questo tipo di continuazione dell’attività, con il subentro di una nuova azienda, non solo non è contrario alla normativa, ma è espressamente previsto dalla Legge Fallimentare all’art. 186-bis (introdotto nella legge nel febbraio 2014), e si chiama “concordato in continuità indiretta”. Avendo proceduto all’affidamento ad altro soggetto, potrebbe in tal caso chiedersi l’autorizzazione a una “proroga meramente tecnica”, nelle more dell’attivazione operativa della nuova società che rileverebbe, dietro accordo, i lavoratori.

Cosa succede se non viene approvato il contratto di servizio? Essendo spirata ogni possibile proroga, e avendo la Regione messo in guardia le amministrazioni da ogni reiterazione, il Sindaco non potrebbe fare una nuova ordinanza. La conseguenza sarebbe l’impossibilità per Messinambiente e per qualunque altro soggetto (pubblico o privato) di raccogliere la spazzatura da terra. A questo si aggiunge la perdita del posto di lavoro per più di 500 persone. Un disastro ecologico, civico e sociale. Incomprensibile, visto che il piano ARO era stato già approvato, così come la costituzione dell’azienda in house providing che, in coerenza con quell’atto, dovrà subentrare a Messinambiente.

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