Lo Zio Angelo
Vent’anni fa, quando nella zona del Duomo cominciavano a sorgere i primi locali dell’odierna movida, i pomeriggi messinesi, per i più giovani, avevano un unico luogo d’elezione che si estendeva dalla via Tommaso Cannizzaro bassa fino al viale Europa: il viale San Martino. Una strada che fungeva da trincea e divideva a metà non solo piazza Cairoli, ma anche il modo di concepire il weekend.
Due approcci antitetici alla città (e alla vita, in generale) che avevano i loro luoghi di ritrovo designati: lato mare il Pk, il Rugantino e gli Endas, frequentati da quelli che i dirimpettai del lato monte definivano “zalli”; dalla parte opposta Billè, il bar Irrera e la gioielleria Burrascano, appuntamento fisso per chi invece vantava la nomea di “snobbino”. Una divisione adolescenziale, affine per certi versi a quella fra zecche e pariolini nella capitale (ma senza risvolti politici), che fu causa di amicizie decennali interrotte, amori impossibile alla Romeo e Giulietta e – manco a dirlo – monumentali sciarre collettive in caso di sconfinamenti improvvisi.
Ma come ogni regola che si rispetti ha la sua eccezione, anche quella scissione sociale e topografica aveva il suo punto di rottura, rappresentato nella fattispecie dall’enoteca dello Zio Angelo, posizionata in via dei Mille e frequentata – palesemente o di nascosto – dai rappresentanti di entrambe le fazioni. La putia du vinu, chiusa nei primi anni del 2000, era un piccolo antro dell’inferno che sdoganò, in riva allo Stretto, una sorta di happy hours ante litteram fatto di salatini, olive, uova sode (sbucciate direttamente dalle sapienti mani dello zio) e soprattutto ettolitri di vino dal colori fluo e dai nomi indimenticabili: il misto, lo zibibbo, gli champagnini.
Un bicchiere costava 500 o 1000 lire: il primo nemmeno lo sentivi, al secondo iniziavi a barcollare, al terzo la vista si annebbiava. Al quarto vedevi i draghi. Il quinto, narra la leggenda, provocava direttamente la separazione dell’anima dal corpo. Il tutto per una manciata di spicci.
Meraviglioso, il pegiottino bianco, mio fedele scudiero
Il misto dello Zio Angelo…. non dico altro…
Agli zalli non si contrappongono i fighetti ma gli snobbini
negli anni 90 andavano alla grande le polo Lacoste per i fighetti e quelle benetton per gli zalli, andava tanto anche l’abbigliamento tennistico le magliette Fila ed Ellesse ad esempio, che si compravano da Sky Center. l’Endas per i fighetti anche se era in via Giordano Bruno era l’Endas Rizzo da cui si passava direttamente ai bigliardi sport quasi di fronte e al Caffè Nuovo per l’aperitivo.