Gli Endas
I nativi digitali non ci crederanno, ma c’è stato un tempo in cui le console domestiche ancora non esistevano, o erano roba per pochi, gli smartphone non erano nemmeno nella grazia del Signore e l’unico modo per smanettare ai videogiochi era quello di rinchiudersi nei famigerati Endas, acronimo di Ente Nazionale Democratico di Azione Sociale*, luoghi di ritrovo tanto bramati quanto temuti che nel bene e nel male hanno segnato l’adolescenza di migliaia di messinesi. Basta pronunciare i loro nomi (F40, Fantasy, Montecarlo, Grasshopper) per provocare un tuffo al cuore e una lacrimuccia di nostalgia, con la mente che vaga a quei lunghi sabato pomeriggio trascorsi ad inserire gettoni negli arcade cercando di battere il proprio record (e nella speranza di non buscarle) o a quelle monotone mattine di inverno in cui le sale da gioco erano il luogo più sicuro per sfuggire a genitori e professori.
Per non parlare dei giochi: Space Invaders, Pacman, Out Run, Donkey Kong, e in seguito Street Fighters, Mortal Kombat, fino ai primi giochi di guida – con tanto di sterzo, cambio e pedali – che ci sembravano delle mirabilie della scienza. Prodotti videoludici all’acqua di rose che visti con gli occhi di adesso, abituati al fotorealismo e alla realtà virtuale, sembrano quasi dei reperti archeologici di civiltà sepolte: pixel grandi quanto un dito, palette di 16 colori, frame scattanti, effetti laser ossessivi in grado di provocare crisi epilettiche improvvise ed effetti sonori a 8 bit. Prodotti preistorici a due dimensioni che erano in grado di farci sognare, di emozionarci e di intrattenerci per giornate intere nei meandri di quei plasticosi e mal frequentati paesi dei balocchi in cui il tempo sembrava scorrere con una serafica indolenza. Dal primo Insert coin fino all’ultimo Game Over.
*promotore negli anni di vari progetti di integrazione sociale, dalla sensibilizzazione antimafia all’indomani delle stragi a momenti di aggregazione sportiva
Meraviglioso, il pegiottino bianco, mio fedele scudiero
Il misto dello Zio Angelo…. non dico altro…
Agli zalli non si contrappongono i fighetti ma gli snobbini
negli anni 90 andavano alla grande le polo Lacoste per i fighetti e quelle benetton per gli zalli, andava tanto anche l’abbigliamento tennistico le magliette Fila ed Ellesse ad esempio, che si compravano da Sky Center. l’Endas per i fighetti anche se era in via Giordano Bruno era l’Endas Rizzo da cui si passava direttamente ai bigliardi sport quasi di fronte e al Caffè Nuovo per l’aperitivo.