MESSINA. Sono state per anni la “palla al piede” del Comune di Messina, portatrici di gioie, pochissime, e dolori a non finire per le casse di Palazzo Zanca. Che negli anni passati non lesinava di sfornare a getto continuo società dalla dubbia funzione, che spesso altro non erano che un contentino per i trombati alle elezioni, che riuscivano a strappare un posto in un consiglio d’amministrazione, ed un modo per piazzare posti di lavoro in cambio di ticket elettorali.
Oggi, il comune di Messina le sue partecipate le ha ridotte drasticamente: delle quattordici che ha a registro, infatti, ne funzionano giusto tre: il resto sono in liquidazione, o inattive, o mai partite, o in attesa di sbaraccamento. Eccole, una per una.
Amam: la partecipata, una società per azioni interamente posseduta dal Comune di Messina, si occupa di approvvigionamento idrico della città: da giugno del 2015 è presieduta da Leonardo Termini, che per il suo incarico riceve ogni anno 36.705 euro.
Atm: è un’azienda speciale diretta emanazione del Comune di Messina, che ne possiede il 100% della proprietà, e garantisce, in maniera pessima in passato e accettabile da qualche anno, il trasporto pubblico a Messina: quindi bus, tram e parcheggi. A capo c’è Domenico Manna, dirigente di Palazzo Zanca, che in virtù di questo il suo incarico da commissario lo svolge a titolo gratuito. Nel 2010, l’Atm era stata messa in liquidazione.
Ato3: azienda d’ambito nata nel 2002 per legge regionale, il Comune di Messina ne possiede il 98,34% delle azioni: oggi in liquidazione, si occupava, molto male di “Altre attività di risanamento e altri servizi di gestione dei rifiuti”, ma anche di disinfestazione e cura e manutenzione del paesaggio. Al vertice c’è Michele Trimboli, commissario liquidatore, che riceve un compenso da 36.705 euro all’anno.
Feluca: Nata nel 2000 e morta nel 2008, Feluca era nata per gestire la rete civica del Comune, che possedeva il 29%, ma anche per “Installazione di impianti elettrici in edifici o in altre opere di costruzione (inclusa manutenzione e riparazione)”. Dopo il fallimento del socio privato, la coop Intermedia, la partecipata, una società per azioni, è stata messa in liquidazione: ad occuparsene il commissario Domenico Santamaura, che l’incarico lo svolge a titolo gratuito.
Il Tirone: società di trasformazione urbana sotto forma di s.p.a., la Stu Tirone è attiva dal 2003 ed ha come compiti la “costruzione di edifici residenziali e non residenziali”: il progetto cioè di un maxiparcheggio, due edifici residenziali, un centro direzionale regionale e varie attività artigianali e produttive (leggi centri commerciali) nell’antico borgo preterremoto del Tirone, oggi un cumulo di macerie e immondizia. Nonostante l’impasse nei progetti, la fuga di alcuni dei soci (Pizzarotti) ed il fallimento di altri (Demoter), il Comune, che ha il 30% delle azioni, la tiene in vita ed esprime il presidente: Marcello Parrinello, che ricopre il ruolo a titolo gratuito.
InnovaBic: una società a partecipazione pubblica totalitaria dell’Università degli Studi di Messina (34%), del Comune di Messina e della ex Provincia Regionale di Messina (33% ciascuno) e, dunque, agisce ed è costituita quale soggetto in house providing degli Enti citati fornendo attività di attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale. Superando indenne marosi amministrativi e politici dal 1994, anno della sua creazione, la s.r.l. è ancora attiva. Nel sito di Innovabic non è possibile rintracciarne i vertici e i compensi (in quello del Comune si: amministratore unico è Dario Latella, compenso da 38.400 euro)
Messina Sviluppo: società consortile tra le più misteriose (e marginali: il Comune di Messina possedeva appena l’1,68%, e la sede legale è a Roma), Messina Sviluppo ha operato per dodici anni, dal 1994 al 2006, senza produrre alcunchè di rilevante, prima di essere dichiarata cessata. Oggi è in liquidazione, e come per Innovabic, la scheda del Comune non riporta l’identità del liquidatore e nemmeno il suo compenso.
Messinambiente: società le cui azioni sono pressochè interamente (99%) detenute dal Comune, Messinambiente si occupa di igiene ambientale e ciclo dei rifiuti dal 1998. Oggi in liquidazione, con una richiesta di fallimento pendente sul capo, un concordato in bianco da presentare entro la prossima settimana, e con la partecipata che ne prenderà il posto, MessinaServizi bene Comune, già costituita, Messinambiente ha da luglio 2015 a capo il commissario liquidatore Giovanni Calabrò, che di stipendio percepisce 36.705 euro.
NebrodiAmbiente: benché il comune di Messina non rientri nella compagine societaria direttamente, lo fa tramite la sua partecipata Messinambiente, che della consortile che dal 2005 si occupa di servizi ambientali, e che dal 2013 è in liquidazione. Messinambiente, che quindi è “società tramite”, è azionista al 24,5%. Commissario liquidatore di NebrodiAmbiente, a 36mila euro all’anno, è Mauro Ruperto.
Nettuno: società per azioni interamente pubblica, con il 59,49% a carico della ex Provincia regionale ed il restante 40,51% del Comune, la Nettuno, creata nel 2011, avrebbe dovuto costruire un porticciolo turistico tra Pace e sant’Agata. Ovviamente non se n’è fatto nulla, e la società è stata messa in liquidazione.Dal 2015 se ne occupa il commissario Alessandro Anastasi, per un compenso da 12.300 euro all’anno.
Polisportiva Città di Messina: srl nata per la gestione degli impianti sportivi comunali, la Polisportiva non ha praticamente mai operato, e per anni dalla sua creazione, nel 2004, non ha avuto nemmeno una sede (ma un Cda si). Il Comune, possessore del 100% delle quote, l’ha messa in liquidazione nel 2009. Oggi la liquidazione va avanti, e a marzo il liquidatore Santi Saija, nominato nel 2014, si è dimesso. Al suo posto l’incarico, gratuito, è andato ad Alessandra Cucinotta.
S.R.R.: nate per volere regionale, per prendere il posto dei ventisette Ato che in quindici anni hanno lasciato un buco da un miliardo di euro, le “società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti” sono società per azioni consortili, teoricamente una per provincia, teoricamente qualcuna in più. In quella “Messina area metropolitana”, nata nel 2013 e da allora ancora inattiva, il Comune detiene il 49,43%, . Il presidente, attualmente, è il sindaco (di Messina ma anche della città metropolitana) Renato Accorinti, a titolo gratuito. La s.r.r. ha anche un commissario straordinario, Ettore Ragusa.
So.Ge.Pat.: società a responsabilità limitata con 51% di capitale pubblico e 49% privato (12% comune di Messina, altrettanti la ex Provincia) nata nel 1999 per la gestione del patto territoriale di Messina e le agevolazioni previste dalla legge 488/92 a favore delle imprese con unità produttive in zone svantaggiate. Programmi ambiziosi (sessanta milioni di euro, 40 progetti, occupazione per oltre 450 unità), poi il triste declino: liquidazione nel 2010. Oggi la società è inattiva, ed è in mano a Silvano Martella, che ne cura gli ultimi rantoli per 5000 euro all’anno.
So.Mer.: srl nata nel 2010 per gestire gli impianti di Messinambiente, da questa è detenuta al 100%, e quindi, mediante “società tramite”, dal comune di Messina, esattamente come NebrodiAmbiente. Nonostante non abbia mai di fatto operato, la società risulta attiva, ma è coinvolta nelle vicissitudine della socvietà madre Messinambiente. Anche per lei, quindi, il commissario liquidatore è Giovanni Calabrò, a titolo gratuito.
Dell’Associazione Ente Teatro si sa niente?
Appariva tra le partecipate in un altro articolo con la stessa firma.