“I limiti del linguaggio sono i limiti del mio mondo”, scriveva Wittgeinstein nel suo Tractatus logico-philosophicus, uno dei capisaldi della filosofia del linguaggio del Novecento. Significa, detto con parole semplici, che quando non abbiamo a disposizione una parola per esprimere un concetto, non possiamo formularlo. Perché è al di là dei confini della realtà che siamo stati in grado di ritagliarci attorno.
Allo stesso modo, il linguaggio è uno degli elementi che più di tutti posso aiutarci a capire la cultura di un popolo, la sua storia e la sua indole, il suo passato e il suo presente.
In fondo noi siamo ciò che diciamo. Siamo ciò che siamo in grado di dire. Così a livello individuale, così, a maggior ragione, a livello collettivo. E più è ricco e variegato il nostro dialetto, più sono i termini con i quali designiamo gli stati di cose, tanto più è possibile comprendere meglio il nostro modo di essere e il nostro modo di approcciarci al mondo.
Il dialetto messinese è antico e vario, ricchissimo di sfumature. Un modo di parlare che ci caratterizza e ci accomuna, rappresentando più di tutto il resto – più del cibo, addirittura – l’elemento identitario di una collettività socialmente schizofrenica e slabbrata.
Per questo riteniamo necessario approfondirlo, riscoprendo fra il serio e il faceto termini aulici ed espressioni di borgata che fanno parte del nostro dna. Un divertissement a puntate per comprendere meglio chi siamo. E dove stiamo andando.
Iniziamo con cinque (ci siamo affezionati) parole con la S che esistono solo a Messina. Naturalmente ce ne sono molte altre. Per questo chiediamo ai lettori di fornirci le loro parole. Quelle intraducibili. Quelle che trasudano messinesità in ogni sillaba. Quelle che per spiegarle a chi non le conosce – per spiegarle bene – servirebbe come minimo un manuale di sociologia. E forse non basterebbe nemmeno quello.
“Scafuliare”! Marino, non esiste un termine che rende meglio l’idea di cercare qualcosa dentro un contenitore, un cassetto, una borsa rigirando forsennatamente le altre cose che ci stanno dentro. Esiste anche un’accezione più moderna “Scafuliare il telefono”, andare a cercare qualcosa sul celluare di un altro, spesso un partner per “iammare casino”…Dialetto 2.0
In effetti scafuliare è un bel termine, anche nella sua versione 2.0
“Furriare” significa rovistare per poter trovare qualcosa nella borsa o in un cassetto.
sciollero, si diceva di merce di ottima qualità, la migliore sul mercato, il massimo. Il riferimento è nel mondo del cucito domestico, la ditta Schoeller produceva i filati migliori il non plus ultra. da cui sciollero.
La ditta svizzera ancora esiste https://www.schoeller-textiles.com/en/ .
Grazie…
ve ne do altre 5:SPILLUNGA,SGUARRARE,SAUTAFOSSA,SVINNIGNARI,SAPPA.
sdirruparsi
Suggerisco “sduvacare” ed il relativo riflessivo “sduvacarsi”: “motta sugnu! (cit.) ora vaiu e mi sduvacu nto divanu…”
Questi commenti sono fantastici! <3
Sciollero non deriva da “Scialo” anzi non ha nulla a che fare credo- A mio sommesso avviso, è parola relativamente recente, inizi ‘900, ed è da ascrivere agli “slang” di ritorno dell’emigrazione italo/americana.
La parola è la “sicilianizzazione” di “Show Girl”…., le “ragazze dello spettacolo” le “soubrette” in mostra, associate alla “festa” allo “spettacolo” alla “mostra passerella” di se….
speravo di trovare una accurata spiegazione sul termine sciacquazza, come tradurlo al meglio per gli amici del continente?
Morta sono! Proverò a rispondere, ma potrei sbagliarmi facilmente visto che vivo nel continente da un po’ di anni. A memoria, direi che “fare sciacquazza” significa escogitare situazioni, con fatti o parole, con lo scopo di crearsi un deterrente o dissimulare la realtà.
In generale, mi rimanda all’idea di quando si smuove l’acqua del mare creando una schiuma che non permette di vedere nulla.
Anche se letteralmente, credo sia l’acqua residuale dai resti di un lavaggio, ovvero sporca. Quindi forse, metaforicamente parlando, quando cerchi di ripulirti invano, rilasciando solo acqua sporca. Rimane comunque qualcosa che non ti permette di vedere in modo trasparente.