MESSINA. “Ottocento sono su una nave. Il 70% di questi poveri immigrati sono colpiti da tubercolosi. Tubercolosi, scabbia e pidocchi”. Sono le dichiarazioni rilasciate oggi, nel corso della conferenza stampa di Matteo Salvini al Palacultura, da Luciana Verdiglione, coordinatrice provinciale di “Noi con Salvini”.

E’ un dato attendibile, o anche solo verosimile? No. Nemmeno da lontano.

“Abbiamo registrato solo due casi accertati di tubercolosi, sul oltre mille sbarcati, e pochissimi casi di scabbia: questo è l’unico dato certo, nessun’altra malattia significativa è stata registrata. ” Ad affermarlo è Vincenzo Picciolo, responsabile sanitario agli sbarchi, che dal 2014, quando la Regione Sicilia ha istituito il Piano di contingenza sanitario per i migranti, coordina le operazioni di primo soccorso agli sbarchi. I due migranti affetti da Tbc, sono ricoverati al Papardo ed al Cutroni Zodda di Barcellona.

Dalle cifre rilasciate in conferenza stampa stamattina da Luciana Verdiglione, i migranti affetti da malattie contagiose dovrebbero essere 560. Una cifra irreale, secondo Picciolo. “Non era uno sbarco particolarmente problematico dal punto di vista sanitario – spiega il medico – tra l’altro queste persone viaggiano per mesi, non possono avere patologie importanti che possono essere trasmesse perchè altrimenti ne morirebbero prima. Hanno una quarantena naturale”.

Vincenzo Picciolo

Quindi di cosa sono malati i migranti che giungono a Messina? “La patologia prevalente è quella traumatica, e i traumi sono importanti, poi disidratazione e in generale spossatezza da viaggio, ma sono per l’appunto patologie determinate dal viaggio, non da condizioni intrinseche di salute”. Cosa impone il protocollo sanitario in questi casi? “Quello che si fa a tutti i pazienti ordinari: quando si sospetta un possibile contagio si mette semplicemente una mascherina, si fa la visita, poi si compila la scheda e si invia agli ospedali cittadini per analisi più approfondite. Quindi si compila una scheda sanitaria per singolo migrante, e anche un “codice rosa” per le donne vittima di violenze, che comunque abbiamo registrato solo da quelle provenienti dalla Libia”.

Quindi non c’è alcun rischio? “Io mi preoccupo molto di più di un cittadino comune che torna da un viaggio turistico o d’affari, che non è controllato da nessuna autorità medica o sanitaria – conclude Enzo Picciolo – Al migrante vengono riservate tutte le cautele possibili, le sue condizioni sono monitorate, la possibilità che possa contagiare è sovrapponibile allo zero“.

 

 

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