MESSINA. Trenta milioni per chiudere la partita. E’ l’ipotesi che Messinambiente sottoporrà ai commissari liquidatori ed al tribunale di Messina per portare a casa il concordato che ne eviterebbe il fallimento.
Trenta milioni in cinque anni, divisi in partite da cinque milioni ciascuno per il Tfr dei dipendenti, per i debiti previdenziali con l’Inpdap e per altri debiti, soprattutto coi fornitori. I restanti quindici milioni dovrebbero estinguere il debito con l’Agenzia delle entrate, che di Messinambiente aveva chiesto il fallimento, mentre il giudice Giuseppe Minutoli alla partecipata di via Dogali ha accordato il concordato, da ufficializzare entro il prossimo mese. Il tutto dovrà concludersi entro cinque anni
Il problema, adesso, è che forma dare all’impegno di spesa: bypassare il consiglio comunale inserendo tutto nel piano triennale, o nuova delibera ad hoc. Toccherà aI commissari giudiziari Paolo Bastia (ordinario di Economia Aziendale presso l’Università degli Studi di Bologna e di Analisi dei costi alla Luiss di Roma) e Antonino Mazzei (avvocato messinese) “vidimare” le procedure, che poi passeranno al vaglio del giudice delegato Giuseppe Minutoli.
L’ipotesi di concordato è arrivata dopo l’analisi della documentazione presentata dalla partecipata di via Dogali: i bilanci dal 2013 al 2015, e la situazione patrimoniale ed economica al 31 dicembre 2016, dato che il bilancio non è ancora stato approvato. Su questa hanno lavorato i consulenti di Messinambiente, Parrinello e Paolo Vermiglio, più la società di certificazione dei bilanci PriceWaterHouseCoopers.