MESSINA. Il progetto, dal nome altisonante, si chiamava “Stretto di Messina “Naturalmente” cultura. Progetto integrato per il Sistema culturale dello Stretto“, e sarebbe valso 290mila euro. Se palazzo Zanca fosse stato ammesso. Invece non lo è stato.
Cinque milioni e seicentomila euro che il Mibact (ministeri dei beni e delle attività culturali e del turismo) metteva a disposizione nell’ambito del Programma di attuazione del Piano Azione Coesione (2007- 2013) -Valorizzazione delle aree di attrazione culturale, l’Azione 2 – Progettazione per la cultura, azione appositamente “finalizzata a favorire l’innalzamento della qualità progettuale volta a migliorare le condizioni di offerta e fruizione del patrimonio culturale in raccordo con le fasi di attuazione della programmazione 2014-2020”.
Alla misura ha partecipato, quasi un anno fa, anche il comune di Messina, con un progetto di valorizzazione dell’area di Faro, che però la commissione ha ritenuto insufficiente: troppo poco centrato il tema, troppo confusionaria la strategia.
I progetti erano valutati secondo cinque parametri, che valevano in tutto cento punti, e riguardavano il livello di coerenza della strategia d’area, la coerenza degli obiettivi, la chiarezza del fabbisogno di progettualità e la coerenza con le misure comunitarie da cui provengono i fondi. Tutti campi in cui il progetto messinese si è rivelato carente.
Nel bando, veniva specificato che In esito alla valutazione il MiBACT stilerà una graduatoria delle proposte progettuali con punteggio pari o superiore a 65/100, soglia minima stabilita per l’ammissibilità al finanziamento”. Il comune di Messina è riuscito a piazzarsi al terzultimo posto (su cinquanta) con un punteggio di 42 su cento.
La provincia di Messina, a volerci trovare una nota positiva, può consolarsi con il progetto presentato da Capo d’Orlando, “Piano di valorizzazione turistica e culturale del Tirreno centrale e della dorsale appenninica della Sicilia”, piazzatosi quarto assoluto, con un punteggio di 86/100, e finanziamento pieno: trecentomila euro chiesti, trecentomila euro accordati.