MESSINA. L’autostrada A18 Messina-Catania non sarà riasfaltata, se non nei tratti in cui passerà il corteo dei potenti della terra diretto a Taormina per il vertice del G7: a qualche km in direzione Messina c’è ancora la frana del 2 ottobre 2015 ad invadere una corsia all’altezza di Letojanni, e nemmeno quella sarà rimossa: il materiale è stato terrazzato per metterlo in sicurezza, e già sopra ci cresce una rigogliosa vegetazione. Qualche centinaio di metri prima, la galleria sant’Alessio (la più lunga della tratta) si percorre ad una sola corsia da mesi ormai.
Per arrivare da Messina a Taormina c’è da rischiare la vita tra venti tipi di asfalti diversi (con diversi tipi di tenuta di strada sull’acqua, dall’appena sufficiente alla disastrosa), spesso nello stesso tratto, a seconda della corsia che si sta percorrendo, con tutti i rischi per la stabilità dei veicoli che comporta avere due tipi di asfalto differenti sotto le ruote destre e sinistre delle auto. Le buche ormai sono così profonde che finirci dentro si rischia di arrivare in Cina, e nelle gallerie, funziona una media di un faro su venti.
Nonostante questo, all’Ars a breve approveranno l’emendamento alla Finanziaria che porterà alla trasformazione del Cas (Consorzio Autostrade Siciliane) in società per azioni ed alla fusione con l’Anas, l’ente nazionale delle autostrade. Una mossa da 80 milioni di euro che dovrebbe migliorare la disastrosa situazione delle autostrade siciliane, ma che in realtà servirà innanzitutto per salvare il Cas, oggi sommerso dai debiti. Della nuova società, l’Anas sarebbe azionista di maggioranza al 51%.
Per complicati accordi politici, nonostante l’Anas abbia la metà più uno delle azioni, esprimerà l’amministratore delegato, mentre il presidente sarà di nomina Ars, che all’interno del consiglio d’amministrazione avrà anche un membro in più, mentre l’organo di controllo, invece, sarà guidato da Anas che sceglierà presidente e maggioranza dei componenti. Quindi, in italiano, “governance” rappresentativa alla Regione, guida tecnica e decisionale all’Anas. Cosa comporterà la nascita (entro giugno) della nuova società, al netto dell’annuncio di poco meno di un miliardo e mezzo di investimenti promesso qualche mese fa dal governo di Matteo Renzi?
Il pedaggio sulla Palermo-Catania, immediatamente. La tratta, oggi sotto il controllo dell’Anas (come la Palermo-Mazara del Vallo, direzione Trapani, dir Alcamo-Trapani, NSA/SS 339 Catania-Siracusa, RA 15 Tangenziale di Catania), negli anni si è “salvata” dal pagamento di transito, ma non durerà molto. Le tratte sotto la giurisdizione del Cas (Messina-Palermo, Messina-Catania-Siracusa e Siracusa-Gela), invece, dovranno “andare a reddito”: il valore di un’autostrada si basa dai suoi introiti al casello, passati ed in proiezione futura. E nel 2030 scadranno le concessioni ministeriali. L’autostrada “deve” monetizzare. Nonostante sia una trazzera di montagna.