MESSINA. Come un effetto domino, la vicenda della ineleggibilità di Donatella Sindoni e della sua decadenza da consigliere comunale sta facendo cadere tutte le tessere ad una ad una. Oggi tocca a Nino Interdonato, giovane vicepresidente vicario del consiglio comunale di Messina, che rassegna le dimissioni dalla sua carica, e comunica di aver ritirato la proposta di delibera, da lui firmata, sulla decadenza della consigliera di Grande Sud.
“Non mi sento più garantito negli atti che mi vengono sottoposti dalla segreteria generale del COmune – ha spiegato Interdonato – quindi ho ritirato la delibera dopo un confronto col mio avvocato Marcello Scurria, ed ho inviato una nota alla procura e all’ufficio ispettivo dell’assessorato agli Enti locali (“affinché emetta un motivato parere ed attivi le necessarie azioni volte a verificare la legittimità degli atti posti in essere dalla Segreteria Generale del Comune di Messina”, si legge nel comunicato): da questo momento non partecipo più alle attività d’aula, se non per votare la sfiducia“, ha concluso Interdonato.
Cosa è successo? Che la delibera con la quale il consiglio dovrebbe votare la decadenza di Donatella Sindoni non vuole votarla nessuno, nessuno vuole assumersene la responsabilità, e questo rischia di stoppare i lavori di consiglio.
Perchè, se non si sana l’anomalia (la consigliera è stata dichiarata ineleggibile dal tribunale e decaduta con effetto immediato, ma l’effetto è stoppato dal ricorso in appello presentato in questi giorni. L’aula, però, deve determinarsi sulla sua permanenza o meno sui banchi, per questioni di “agibilità politica”, perchè in mancanza di decisione, ogni delibera potrebbe essere impugnata per vizio di forma), non si potrà andare avanti coi lavori, come la caduta del numero legale per due giorni consecutivi dimostra, mentre all’ordine del giorno giacciono proposte decisive per la città tipo la creazione di MessinaServizi Bene Comune.
Che fine farà la delibera di decadenza della Sindoni ritirata da Interdonato? Può essere riproposta dai consiglieri, ma all’orizzonte non se ne vede nessuno che abbia anche solo lontanamente voglia di farlo, ma anche dal sindaco o da uno degli assessori. Riproporla, oggi, vorrebbe dire quasi matematicamente non votare la sfiducia nei tempi imposti dalla legge, e cioè entro il 18 febbraio. Perchè, pur se messa in coda, ci sarebbe qualcuno che di sicuro ne proporrebbe il prelievo tirando in ballo l’anomalia: un serpente che si morde la coda, senza fine.
Nel frattempo, palazzo Zanca si tinge di un ulteriore giallo. Perchè in coda al suo comunicato, Nino Interdonato sgancia una bomba mica male, scrivendo un misterioso “in attesa che si faccia chiarezza, anche nelle sedi opportune, sui rapporti intercorsi tra la Presidenza del Consiglio Comunale e la Segreteria Generale del Comune di Messina“, adombrando qualcosa di poco chiaro e gettando ulteriore benzina su un fuoco che è in procinto di divampare davvero molto forte.