MESSINA. Di motivi per essere tesi ne avevano entrambi più d’uno: rischio decadenza dal ruolo di consigliere da una parte, una richiesta di fallimento per Messinambiente dall’altro, e c’è mancato davvero poco che scintilla potesse far divampare un incendio.
E’ il “fraintendimento” in cui il consigliere comunale di Grande Sud Donatella Sindoni ed un dipendente di Messinambiente sono incorsi al termine della seduta di consiglio in cui si sarebbe dovuto discutere della decadenza della Sindoni e della creazione della MessinaServizi bene Comune (partecipata che prenderà il posto di Messinambiente), e che invece si è conclusa con un nulla di fatto per la caduta del numero legale.
L’uscita dall’aula di una decina di consiglieri, e la conseguente chiusura della seduta, avevano già lasciato strascichi, col malumore a stento trattenuto da parte dei dipendenti di Messinambiente (su cui pende un’udienza fallimentare) che da settimane attendono che il consiglio approvi la costituzione della nuova società per avere garanzie sul loro futuro. Di pessimo umore era anche Donatella Sindoni che da metà mattinata, in aula, aveva presidiato lo scranno che il voto del consiglio potrebbe togliergli, e che non ha rinunciato a lanciare stoccate all’indirizzo del segretario generale Antonio le Donne, reo di aver portato in aula la delibera che potrebbe decretarne la decadenza.
Al termine della seduta, proprio mentre stava per chiudere lo sportello della sua auto (posteggiata nello stallo di solito riservato all’auto di servizio del sindaco) per andar via, il nervosissimo consigliere ha fatto dietro front, scagliandosi verbalmente contro un dipendente di Messinambiente, affermando di sentirsi minacciata per una frase che aveva sentito lungo le scale. All’autodifesa del lavoratore la Sindoni rispondeva, alterandosi parecchio, di volerne conoscere le generalità.
A calmare gli animi, tentando di capirci qualcosa, ci pensava il commissario dei vigili urbani in carica in quel momento nel gabbiotto all’ingresso di Palazzo Zanca, mentre il resto dei dipendenti di Messinambiente giuravano che dalla bocca del loro collega non era venuta fuori alcuna minaccia. A porte chiuse, l’ufficiale della polizia municipale “prendeva il comando” della situazione, identificando i litiganti a norma di legge. A fare da paciere interveniva quindi Pippo Trischitta, che è avvocato e che, spiegando la situazione e tutte le implicazioni legali che poteva avere la questione se fosse andata per le lunghe, vista la presenza delle autorità di polizia municipale, riportava la collega a più miti consigli, mentre fuori i dipendenti della partecipata rumoreggiavano, tentando di capire cosa sarebbe successo.
Alla fine, dietro la porta, una stretta di mano ha chiuso la questione, riportando la calma dopo dieci minuti concitati. Nell’aria, la tensione è rimasta. A Palazzo Zanca qualcuno sta sottovalutando la rabbia che cova sotto la cenere, allungando i tempi delle decisioni con tattiche d’aula. Quello tra un consigliere ed un dipendente, per motivi diversi ma entrambi esasperati, potrebbe non essere che il primo atto di un dramma.
I dipendenti di Messinambiente non rischiano nulla, semmai un commissariamento giudiziario. La Città ha bisogno del servizio di NU nessun magistrato bloccherebbe il servizio ed i dipendenti non perderanno nulla. Una soluzione si troverà ma seguendo percorsi condivisi e legittimi. Altrimenti vedrete che tra qualche tempo tutto sarà ancora più difficile.