Non Le scrivo per farLe gli auguri di buon lavoro, ma per esprimere la mia autentica e sincera sorpresa per una nomina che ritengo sia istituzionalmente, e, forse non solo istituzionalmente, poco dignitosa, per usare un eufemismo. Ritengo la Sua nomina un ulteriore “vulnus” a questa martoriata Città, ormai rassegnata in tutte le sue componenti istituzionali,
politiche, sociali e culturali, a subire violenze ed umiliazioni con continui atti di esproprio della propria autonomia istituzionale e di aggressione alla dignità di una Comunità, quella messinese, che ha donne ed uomini di grande qualità
mortificati da continue, ingiustificabili aggressioni. In altre realtà territoriali un atto quale la Sua nomina avrebbe implicato durissime reazioni, poiché non è giustificabile né formalmente, né sostanzialmente. Ed è atto grave,
gravissimo sotto un duplice profilo, di cui il secondo è ancor più grave ed inconcepibile del primo.
Sotto il primo profilo deve farsi presente che la nomina di un Commissario al Teatro non aveva ed ha alcun presupposto e legittimazione sotto il profilo formale e sostanziale.

La nomina di un Commissario è provvedimento straordinario, indice di “patologia istituzionale”, cui si ricorre quando non sia possibile utilizzare gli strumenti ordinari di ricostituzione degli organi di un Ente. Nel caso in esame vi erano, a seguito dei provvedimenti regionali e della correlata delibera di modifica dello Statuto da parte del CDA del Teatro, tutti i presupposti per una rapida ricostituzione del CDA secondo le ordinarie previsioni normative. Se così stanno le cose perché si va a privilegiare una soluzione straordinaria ed istituzionalmente traumatica e che espropria i rappresentanti istituzionali di Messina della loro autonomia di governo?
Sorge spontaneo il sospetto che l’istituto del commissariamento sia utilizzato, non per le finalità per cui è previsto dall’ordinamento, ma per impedire che la nomina del CDA venga, sostanzialmente attuata dagli attuali rappresentanti e
rinviata, tramite il commissariamento, ai futuri rappresentanti.
Personalmente non ho alcun interesse acchè sia questa o una futura amministrazione a nominare e designare; sono, invece, interessato, e, come me, tanti altri, al rispetto delle regole e delle istituzioni, e tale contesto non consente che la “lotta politica”, legittima in tante sue articolazioni, usi impropriamente poteri e potestà e pregiudichi l’interesse delle istituzioni come il Teatro.
I principali compiti assegnati al Commissario con il decreto dell’Assessore, e che costituiscono, correlativamente, motivazione dell’atto, sarebbero l’approvazione dello Statuto, del Regolamento di Organizzazione e della dotazione organica. E’ necessario ipotizzare che agli Organi Regionali sia stato occultata l’esistenza, su tali materie, di deliberazioni formalmente e legittimamente approvati dal CDA del Teatro secondo l’iter normativamente previsto e debitamente trasmessi all’assessorato regionale competente. Atti a cui, sino a quando non siano stati annullati in autotutela o con intervento della magistratura, tutti devono attenersi. Non è possibile, e costituisce un chiaro abuso che Lei, egregio Commissario Straordinario o chiunque altro, all’interno o all’esterno dell’Ente, decida che questi provvedimenti non esistono. Solo il magistrato può disapplicare un provvedimento amministrativo.
Con i poteri che, ora, Le sono stati conferiti, Lei ha la potestà di adottare in materia nuovi e diversi provvedimenti, ma prima o contestualmente, deve riformare, modificare o annullare i provvedimenti in materia del CDA; e questa potestà deve esercitarla con adeguata motivazione. In altri termini deve leggerli, studiarli, valutarli, e motivare perché la disciplina approvata dal CDA non ritiene debba essere mantenuta e perché ne approva una diversa.
Sino a quando non avrà compiuto questi necessari atti deve dar conto del perché abbia sino ad ora favorito la disapplicazione di questi provvedimenti e perché, adesso, in qualità di Commissario, non dà agli stessi attuazione.
Concludendo sul punto, è naturale chiedersi quali compiti principali Le sono stati assegnati, se gli atti che sarebbe chiamato ad adottare sono stati già approvati dagli organi del Teatro?
Sotto un secondo profilo la Sua nomina a Commissario assume un rilievo di inquietante gravità, l’unico pregio che contiene è di avere, forse , contribuito a chiarire i Suoi comportamenti in qualità di Presidente del Collegio dei Revisori e del Collegio, comportamenti altrimenti poco comprensibili.
Non si comprendeva, infatti, perché, sin dal Suo arrivo, il Collegio da Lei presieduto creasse un clima di intimidazione. Il Collegio, infatti, ha determinato incertezza e difficoltà della governence affidata agli organi dell’Ente ed ha assunto, attraverso l’esercizio formale delle sue funzioni, un sostanziale ruolo di governo dell’attività dell’Ente, esautorando il ruolo degli organi preposti istituzionalmente, favorendo e sollecitando la loro crisi.
Non si comprendeva perchè molte delle azioni del Collegio risultassero incomprensibili e fonte di danno per l’Ente, e contenessero dichiarazioni false in documenti ufficiali, quali i verbali. Non si comprendeva perché, in molti verbali del Collegio si notasse un elevato livello di genericità e disattenzione agli atti ed ai procedimenti dell’Ente, che non solo non venivano citati, ma che pare logico ritenere non siano neanche stati esaminati, implicando ricostruzioni parziali e distorte e spesso palesemente infondate. Potrei citare molti esempi, ma per limitarmi ad alcuni cito il verbale sul conto consuntivo 2015, chiuso con un avanzo di amministrazione di oltre 3.000.000 di E. e non come risulta dal verbale dei
revisori dei conti che dichiarando il falso ed in contrasto con gli stessi allegati affermano che il conto si chiude con un disavanzo di amministrazione; cito il verbale su Statuto e Regolamento di Organizzazione, in cui il Collegio sembra ignorare il cospicuo carteggio intercorso con i competenti Assessorati Regionali; cito il verbale relativo all’incarico urgente e doveroso per l’esercizio relativo all’IVA ed alla materia previdenziale, in cui il Collegio omette di citare le adeguate motivazioni, i vantaggi in centinaia di migliaia di Euro, il rispetto del regolamento per il conferimento degli incarichi, l’esigenza di porre con urgenza rimedio ad una gestione interna approssimativa e dannosa per l’Ente; cito il verbale sull’Arena estiva di Furnari in cui le affermazioni del Collegio sembrano più il frutto di illazioni di corridoio che il frutto di una attenta analisi di tutta la documentazione e portano a conclusioni che nulla hanno a che vedere con la realtà ed in cui vi sono dichiarazioni, nei verbali, palesemente false e destituite di ogni fondamento, ed in cui, pare dolosamente si vogliono ignorare gli enormi vantaggi per il Teatro dell’iniziativa, così come si registra per gli stessi rilievi sulla foresteria, in cui il Collegio, non solo dimostra di non aver esaminato gli atti, ma trascura le relazioni degli uffici.
Su questi e tutti gli altri temi il Collegio assume posizioni senza alcun confronto e senza un a preliminare richiesta di atti, chiarimenti ed elementi integrativi di giudizio agli organi competenti dell’Ente. Tuttavia, una delle azioni più gravi, per le sue implicazioni e gli effetti sull’attività del Teatro, assunta dal collegio dei revisori è stata l’invenzione dei debiti fuori bilancio. Con una sorta di artificio contabile, anzi di abuso contabile, e sotto il palese “ricatto” di un parere, altrimenti sfavorevole il collegio ha preteso che venisse istituito un capitolo specifico nel bilancio del 2016 genericamente destinato alla copertura di debiti fuori bilancio. Come dice la parola stessa sono debiti fuori bilancio quelle spese che per il loro carattere di imprevedibilità non sono state previste in bilancio. Come sia possibile configurare debiti fuori bilancio quando il bilancio non è stato approvato resta un mistero cui solo il collegio può e deve rispondere. Operazione contabile corretta era quella per cui nel bilancio di previsione venissero allocate le risorse a fronte della programmazione legittimamente e formalmente decisa dal CDA nell’interesse del Teatro e nel rispetto del complessivo equilibrio economico-finanziario. Ove, come era doveroso, le medesime somme destinate all’unico incomprensibile capitolo dei debiti fuori bilancio fossero state destinate a specifica copertura delle attività legittimamente programmate, ecco che d’incanto la categoria dei debiti fuori bilancio sarebbe scomparsa. Sarebbero,al limite residuati quei debiti imprevedibili o risultanti da sentenze, non ascrivibili alla volontà dell’Ente e dei suoi organi. L’illegittima, e, forse, illegale pretesa del collegio di qualificare come debiti fuori bilancio, spese che non erano, né sono qualificabili come tali sta creando e creerà gravissimi danni all’Ente. Attraverso l’illegittima invenzione contabile il collegio si è strumentalmente creata una competenza all’indagine, anche sul merito, delle singole spese che non aveva e non poteva avere.

Un’azione dolosa e non priva di gravi profili di responsabilità, ove, tra l’altro ciò si correli al ruolo dilatorio assunto dal collegio, nell’impedire una rapida approvazione del bilancio di previsione 2016 che il CDA aveva approvato nel dicembre del 2015. L’incomprensibile ritardo nell’approvazione del bilancio, ha, di fatto bloccato l’attività dell’Ente, impedendo, tra l’altro allo stesso di conseguire i flussi finanziari ulteriori derivanti dalla sua attività.
Non si comprendeva quali fossero i motivi del continuo invio di atti e segnalazioni alla magistratura ordinaria e contabile. Occorre ribadire che per i soggetti della PA esiste non una facoltà, ma l’obbligo, di segnalare alla
magistratura contabile ed ordinaria fatti che possano configurare responsabilità contabili o penalmente rilevanti. Per le implicazioni che ha nei confronti delle istituzioni e delle persone coinvolte l’obbligo va assolto con doverosa ponderazione ed attenzione. Il generico, costante ricorso del Collegio a tale istituto anche su questioni in cui si fa fatica a immaginare un rilievo di responsabilità, fa sorgere il sospetto di un ricorso strumentale volto ad intorbidare il contesto, a creare clima di intimidazione e di sospetto. In altri termini il ricorso alla magistratura è previsto dall’ordinamento per i suoi fini di rigorosa tutela della legalità cui tutti devono concorrere, non può, né deve essere utilizzato strumentalmente con superficiale e disinvolta leggerezza e senza motivo.
La Sua nomina a Commissario getta, ora, una luce di sinistra chiarezza .

In sintesi il Collegio da Lei presieduto ha:

1) creato, attraverso l’illegittima e forse illegale attività descritta, confusione, crisi ed incertezza negli organi dell’Ente, bloccando il processo di sviluppo del Teatro ed il suo equilibrio economico-finanziario, bloccando per mesi la sua attività ed impedendo iniziative che consentissero l’acquisizione delle entrate, e determinando la dimissione dei membri del CDA, creando i presupposti per il commissariamento dell’Ente

2) ha impedito l’attuazione di importanti provvedimenti, legittimamente approvati dagli organi dell’Ente, quali il piano pluriennale di sviluppo, lo Statuto, il Regolamento di Organizzazione, favorendo la confusione e l’anarchia

3) ha determinato il blocco dello sviluppo del Teatro ed il perseguimento degli importanti obiettivi stabiliti quali il consolidamento dell’orchestra, l’impiego dei precari, l’attività del Teatro estesa a tutto l’anno, le produzioni, la circuitazione degli spettacoli prodotti, causando evidenti perdite di entrate

4) ha creato le condizioni per sviare i fondi accantonati per lo sviluppo al solo fine di coprire gli oneri derivanti dall’inattività del Teatro. In altri termini al Suo arrivo il Teatro era in pieno sviluppo con un fermento di attività ed in assoluto equilibrio economico-finanziario. In breve tempo Lei ha avuto la lodevole capacità di distruggere tuto ciò lasciando inutili macerie e compiuta questa “lodevole” opera di distruzione, si erge sulle stesse macerie da Lei create come Commissario “ salvatore della Patria”.

Lo dico con brutale franchezza, a me pare che il ruolo da Lei svolto in qualità di Presidente del Collegio dei Revisori getti una luce inquietante sulla Sua nomina a Commissario. Forse non è stato da solo in questa opera di distruzione, ma Lei, certo, è stata la punta di diamante. Molti amici mi hanno sconsigliato di espormi con simili considerazioni, facendomi presente che Lei fa presumibilmente parte di un sistema di potere, forte ed esteso, e che da solo corro il rischio di reazioni ed aggressioni da cui posso ricavare solo danni. E’ possibile, tuttavia, non posso andare contro la mia natura e contro l’idea che, da inguaribile ottimista, continuo a coltivare, che esistano, in questa martoriata Città, donne ed uomini che hanno a cuore il bene della Comunità.

Verità, dignità, liberta e tutela degli interessi delle istituzioni della mia Città valgono di più di meschine manovre di potere”.

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