MESSINA. Gli euro sono arrivati, letteralmente, con la pala: due miliardi e cento milioni in sette anni, spesi per poco più della metà (1,1) e divisi in 6690 progetti, tra il 2007 ed il 2013 (con una coda che si è spinta fino al 2015). Quando si sente dire che l’Europa è “matrigna”, il governo è avaro e la Regione poco attenta, forse sarebbe prima il caso di dare un’occhiata ai numeri: nel settennato di programmazione 2007/2013, nella sola provincia di Messina, da Bruxelles e Roma sono atterrati una pioggia di fondi strutturali. In Sicilia hanno fatto meglio solo Palermo (5,7 miliardi, 2,7 dei quali spesi, 14.678 progetti finanziati) e Catania (3,9 miliardi di finanziamento, 1,4 di spesa e 9471 progetti), in tutta Italia solo Napoli, Salerno, Caserta, Foggia, Bari, Lecce e Cosenza.
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Come sono stati divisi questi due miliardi e cento milioni? Messina è, dei 108 comuni della provincia, quello che ha ricevuto l’importo maggiore di finanziamenti, 817 milioni, che sono andati ad alimentare 1837 progetti. i milioni effettivamente pagati, però, sono 463,4, segno che quasi metà dei progetti non sono stati ultimati (o addirittura non sono nemmeno partiti). Nel capoluogo i progetti più costosi: dai sessanta milioni e qualche spicciolo del progetto “interventi di adeguamento statico e miglioramento sismico del viadotto Ritiro dell’A20 Me-Pa”, ai 47.315.759 euro di “miglioramenti infrastrutturali e tecnologici su rete ten in Sicilia”, continuando con i 46 milioni netti del raddoppio Giampilieri Fiumefreddo della rete ferroviaria Messina-Catania, ai 45.294.674 dell’infrastruttura digitale Garr-x Progress, per terminare coi 40.987.413 euro della realizzazione del polo oncologico d’eccellenza all’ospedale Papardo.
(i dati sono tratti dal sito opencoesione.gov.it si riferiscono al 2017 e sono stati elaborati dalla redazione di letteraemme.it)
E l’esito dei finanziamenti? Al limite del disastroso, praticamente. Con un paradosso: i lavori al viadotto Ritiro, progetto più costoso, sono usciti dal novero di quelli finanziati con fondi di coesione perchè interamente coperto dal Consorzio autostrade siciliane.
I due progetti ferroviari hanno invece preso strade completamente diverse. In perfetto accordo coi tempi di programmazione e pagamento il miglioramento della rete Ten (inizio e fine previsti, 1 gennaio 2007-10 settembre 2013, coincidono con quelli effettivi, ed i pagamenti sono stati il 100% del finanziamento da oltre 47 milioni), clamorosamente in ritardo il raddoppio Giampilieri-Fiumefreddo: inizio e fine lavori non disponibile, pagamenti per 11 milioni su un totale finanziato da 46 milioni, corrispondenti al 24%.
Tempi rispettati (1 luglio 2013-31 marzo 2016) per l’infrastruttura digitale Garr-x Progress, pure a fronte di pagamenti effettuati solo per l’80%, mentre è da manuale della cattiva gestione politico-economica il caso del polo oncologico del Papardo: finanziato con quasi 41 milioni di euro e pagato al 97% con 37 milioni e 225mila euro, oggi non ve n’è traccia: nonostante la fine dei lavori effettiva risalga al 30 giugno 2012, il finanziamento è stato utilizzato in parte per adeguare i locali esistenti dell’ospedale a nord di Messina alle esigenze del polo oncologico. Questo, però, prima che la Regione Sicilia cambiasse idea, modificasse il piano sanitario, e decidesse che del polo d’eccellenza non c’era più bisogno, dirottando i fondi alla ristrutturazione di alcuni padiglioni dell’ospedale Piemonte.
Il progetto in assoluto più costoso, però, non è appannaggio del capoluogo: ricade nell’area del milazzese, ed è un’opera ferroviaria, il raddoppio della Messina-Palermo tra Cefalù e Milazzo. Finanziato con 332.993.408 euro, l’opera è completata per poco meno della metà (e pagata al 52% con 173 milioni di euro), e della fine dei lavori, prevista per il 30 settembre del 2017, non si ha più alcuna notizia.